Ecco l'incontro tra Anna e suo padre

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Anna è quindi partita alla volta di Genova senza troppa fortuna. La ragazza ha lasciato il proprio numero di telefono e una lettera da consegnare al padre al ragazzo che le aveva fatto la segnalazione. Quando Lassad ha rincontrato l’uomo gli ha parlato di Anna e gli ha consegnato la lettera. Dopo circa una settimana i due si sono sentiti al telefono per fissare un incontro. “Non appena ci siamo visti, senza dire una sola parola, ci siamo abbracciati. Siamo rimasti stretti fortissimo l’uno all’altra per un quarto d’ora. Vedersi dopo così tanto tempo è stata un’emozione sconvolgente, io ero soltanto una bambina quando mio papà è scomparso. Nonostante viva in strada, lui era molto ben tenuto, aveva una maglietta grigia e un cappellino dello stesso colore. Ci siamo seduti al tavolino di un bar e abbiamo parlato per ben tre ore di fila senza mai fermarci. Io gli ho raccontato di me, del mio lavoro e delle mie ambizioni. Poi è toccato a lui. Mi ha spiegato che si è allontanato da casa tanti anni fa perché stava vivendo un periodo difficile. È un uomo fragile e non ha saputo reggere a un insieme di problemi personali, tra incomprensioni con mia madre e difficoltà economiche, che gli sono piombati addosso come macigni. Mi ha raccontato che ora vive in strada, dorme spesso accampato con altri senzatetto e in inverno riesce a combattere il freddo con l’aiuto di qualche coperta. Allora gli ho chiesto come faceva a guadagnarsi da vivere. Lui mi ha risposto che quei pochi soldi che aveva, li guadagnava giocando al centro scommesse. A volte mangia alla mensa della Caritas e per lavarsi si arrangia come può”, racconta Anna. CONTINUA A LEGGERE

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