Malattia

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«Ci consoliamo a vicenda, io con la mia malattia e lui con la sua. Nel 2014 ho iniziato a star male, me ne sono accorta perché avevo sempre sonno e non era normale considerando che conducevo una vita regolare. Invece, ogni giorno ero più debole. Sembrava che Shonny sentisse che stavo per morire. Sono entrata in sala operatoria con 40 battiti al minuto e senza sapere come sarebbe andata. Prima dell’intervento, infatti, i medici ti informano sulle eventuali controindicazioni: avrei potuto riportare danni permanenti al cervello o restare paralizzata, soprattutto non si sapeva se l’intervento sarebbe riuscito. Ma mi sono detta: “Se ho almeno una sola possibilità di portare ancora Shonny a fare la pipì fuori, allora me la gioco!». Non ho mai pensato: “Come farò un giorno senza il mio cane?”, il mio pensiero è stato: “Come farà il mio cane senza di me se non torno?”. Il 24 aprile 2014 sono stata operata e messa fuori pericolo di vita».

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