Milano, machete sul treno: fermati due sudamericani

Nella serata di giovedì, due sudamericani hanno aggredito dei ferrovieri con un machete. Oggi, venerdì 12 giugno, sono stati fermati: farebbero parte di una gang di latinos. Questo dettaglio così importante proverrebbe dagli ambienti vicini alle indagini, poiché uno dei due uomini era già stato fermato in passato per fatti simili a questo. Al momento si attengono i test genetici nei confronti di alcune macchie di sangue pervenute sugli indumenti indossati dai due presenti delinquenti.

Ci sono novità riguardo al ferroviere colpito a un braccio: “Il ferito aveva una lesione grave da fendente al braccio sinistro, lesione che ha portato a una sub-amputazione. Si è cercato di recuperare la funzionalità del braccio e la prognosi verrà sciolta nei prossimi giorni”, hanno dichiarato alcuni medici dell’ospedale Niguarda.

I due sudamericani fermati per la terribile e cruenta aggressione sono stati scovati ieri sera su un treno diretto a Villapizzone, nella periferia di Milano. Uno dei due è stato trovato sporco di sangue, ma attualmente bisogna attendere ulteriori chiarimenti prima di poterli accusare. Secondo le ultime ricostruzioni, l’aggressione sarebbe avvenuta a seguito di una richiesta da parte del capotreno, il quale voleva vedere il titolo di viaggio. Un altro collega è intervenuto in suo soccorso, nonostante si trovasse fuori servizio, rimanendo ferito.

Attualmente la polizia sta aspettando le immagini delle telecamere per poter ricostruire il fatto. I testimoni presenti sono stati tutti ascoltati: una donna sarebbe scappata in stato di choc. Sul treno si trovava anche un giornalista di Metro, Andrea Sparaciari, il quale ha deciso di pubblicare su Twitter alcune immagini inerenti a quanto accaduto subito dopo l’aggressione, con evidente scia di sangue causata dal machete che i due uomini brandivano tra le mani.

Bari: 38enne muore in ospedale dopo la fecondazione assistita

Tragica vicenda quella avvenuta all’ospedale Florenzo Jaja a Conversano, in provincia di Bari. Una giovane donna di 38 anni, Arianna Acrivoulis, è morta a seguito di un intervento per la fecondazione assistita a seguito di un’agoaspirazione ovarica. Il giornale La Repubblica ha riportato che la donna avrebbe perso senza preavviso conoscenza e i medici non sono riusciti a rianimarla. Due di loro sono attualmente sotto indagine dalla procura di Bari per cooperazione in omicidio colposo.

Nelle prossime ore è prevista l’autopsia nei suoi confronti, ma si stanno aspettando conferme da parte del pm Luciana Silvestris del Tribunale di Bari. La vittima aveva già denunciato l’ospedale ai carabinieri a seguito della morte del padre, 83enne, i quali hanno poi sequestrato la sua cartella clinica per saperne di più. Tutti i dipendenti della struttura hanno dato la completa disponibilità per le indagini avviate sia dalla magistratura che dall’Asl del capoluogo.

Questa struttura di procreazione medicalmente assistita è stata considerata come un punto di rifermento del settore; si tratta dell’edificio più grande di tutto il sud Italia, con più di 2000 metri quadrati di superficie regolari. È stato il Corriere della Sera a riportare queste informazioni, considerato il fatto che dal 2012, anno della sua apertura, non ha mai presentato casi di questo genere. Bisogna quindi attendere ulteriori indizi per capire che cosa sia successo alla donna.

Bologna, uomo lancia un sasso contro un passante: le sue condizioni sono gravissime

Terribile vicenda quella accaduta giovedì 11 giugno verso le ore 16.30 a Bologna in via Albani. Un uomo ha deciso di lanciare un sasso contro un passante, facendolo finire in ospedale in condizioni gravissime. Attualmente non si conosce il motivo di tale gesto, ma possiamo dire che il malcapitato è di nazionale ghanese. Un testimone ha infatti dichiarato che, senza apparente motivo, un uomo avrebbe scagliato una pietra contro questo cittadino, scappando subito dopo.

Il ferito è stato condotto immediatamente in ospedale a seguito di una chiamata al 118, ma attualmente le sue condizioni sono serissime. Le persone presenti hanno dichiarato di aver visto la mano di un uomo sbucare da uno dei box del mercatino; la pietra era grande più di un sanpietrino. La persona in questione avrebbe lanciato il masso con grande forza puntando proprio verso la testa del ghanese, caduto in terra in un lago di sangue.

Nessuna minaccia o avvertimento hanno fatto passare che l’uomo potesse compiere un gesto simile. I presenti hanno subito contattato le forze dell’ordine e il pronto soccorso, ma attualmente il colpevole non è ancora stato trovato. Ecco cos’ha raccontato una testimone al Bologna Today: “Stavo accompagnando una cliente quando ho visto un ragazzo di colore che veniva colpito da un sasso, lanciato da un altro soggetto di colore, che poi è scappato via. Il ragazzo è stato trasportato in ospedale, non era vigile, iniziava ad avere le convulsioni, è stata una scena terribile, sangue ovunque”.

Pare che non si tratti del primo episodio nella zona: “Abbiamo fatto petizioni, interpellato l’amministrazione, fatto riunioni con loro e le forze dell’ordine. Ma ad oggi nulla è cambiato. Io mi sono trovata anche ad affrontarli questi soggetti, a chiedergli di spostarsi. E per essermi azzardata a farlo sono anche stata aggredita, se non fosse intervenuto un altro negoziante in mia difesa, non so che fine avrei fatto”, ha continuato la testimone.

Si ritrova il corpo pieno di lividi al risveglio e scopre una cosa terribile

Svegliarsi in questo modo deve essere stata veramente una sensazione terribile. Thea Wilson, ha scoperto di aver in ogni parte del copo dei lividi di svariate dimensioni. E’ una donna di soli 37 anni e si è notevolmente spaventata. Pert questo, la donna originaria di Burwarton, Inghilterra, che dall’aspetto sembrava quasi che fosse stata picchiata a sangue da qualcuno durante la notte, si reca immediatamente da un dottore.

Qui purtroppo riceve un orribile notizia: quei lividi erano causati dalla leucemia. A confermarlo anche la biopsia del midollo osseo. La sua è una rarissima forma di leucemia, molto aggressiva. Ovviamente la donna è stata ricoverata d’urgenza presso il Royal Shrewsbury Hospital, si è sottoposta ad alcuni cicli massicci di chemioterapia. Dopo sei mesi di trattamento, la bellissima notizia: Thea è guarita. Ora la donna ha deciso di fare qualcosa di bello per i ragazzi affetti da questo tipo di malattie terribili e ha organizzato una raccolta fondi. Il ricavato sarà destinato al reparto di ematologia del Royal Shrewsbury Hospital.

Yara Gambirasio, scagionato Bossetti: ecco chi l’ha uccisa

Il caso Yara Gambirasio sta interessando sempre più persone, considerato il fatto che si tratta dell’omicidio di una ragazzina di 13 anni che, a distanza di anni, non ha ancora un colpevole. Il maggiore indiziato è Massimo Bossetti, ma a quanto pare potrebbe non essere stato lui ad uccidere la piccola. È infatti uscito un nuovo colpo di scena a riguardo, grazie a due lettere anonime pervenute nei confronti del settimanale Oggi.

La 13enne sarebbe stata uccisa da un muratore polacco mentre Bossetti era presente; il presunto killer di cui si è sempre sospettato fino ad oggi, sarà processato a luglio come possibile assassino di Yara Gambirasio. Entrambe le lettere sono state consegnate alla Procura di Bergamo e a quanto pare sarebbero state scritte in italiano con errori di grammatica. Il vero assassino sarebbe un muratore polacco che, dopo qualche bicchiere di troppo, diventa particolarmente violento.

Sempre secondo quanto riportato dalle lettere, l’uomo polacco sarebbe poi stato ucciso da alcuni complici in un cantiere, facendo credere che si trattasse di un infortunio. Il colpo di scena risiederebbe nel fatto che Massimo Bossetti avrebbe assistito all’omicidio, sarebbe stato colto da un malore e sarebbe poi scappato per paura. Riportiamo alcune frasi delle due lettere anonime:

Certo che signor Bossetti non potrà mai dire tutta la verità visto cosa hanno fatto sorella, piena di botte poveretta. Nessuna meraviglia qualcuno se la prenda con la sorella di Massi. Lui non può, non deve proprio parlare ok? Il Massi ricordo che è scappato dalla spavento… Certo eravamo in diversi e voi non lo capite. La Yara l’abbiamo portata in campo e abbandonata come un sacco di patate. Si può dire? Vergogna, sì… Abbiamo vomitato nel fare io sono pure svenuto se può interessare o forse no, si figuri il Massi. La Yara era conosciuta brava ragazza davvero, anche sua sorella. Ciao ciao diceva. Punto e basta, poco di più… e poi quella brutta sera maledetta. Yara dunque in primo momento è stata in casa di una brava signora, eravamo diversi e nessuno poteva pensare male. Un certo momento si è innervosita e voleva andare via tornare a casa l’aspettavano i genitori. Il polacco ubriaco ha cominciato a smaniare, a comportarsi male e molto. Non sapevamo che fare. La bimba gridava pure noi poi il vuoto, il nero, un buio…”.

Dagli ultimi aggiornamenti possiamo dire che le lettere hanno il timbro postale di Padova e proverrebbero da Santa Giustina in Colle. L’unico indiziato di questa località è Roberto Benozzo, datore di lavoro di Fikri.

Mafia: Totò Riina assolto dal caso De Mauro

Quando si sente parlare di mafia, ci si collega immediatamente al boss Totò Riina, il quale è stato recentemente assolto in via definitiva dall’accusa di omicidio nei confronti di Mauro De Mauro. La vittima era un giornalista del quotidiano “L’Ora” e non sarebbe stato ucciso da Riina. La Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso della Procura di Palermo nei confronti del verdetto della Corte d’Assise.

Quest’ultima, il 27 gennaio 2014, aveva assolto il boss Totò Riina per non aver commesso l’omicidio. Di conseguenza, è stato scagionato. Mauro De Mauro era un giornalista pugliese, scomparso il 16 settembre 1970 a Palermo. Ad oggi, il suo corpo non è ancora stato trovato e le speranze di un risvolto positivo nei confronti del suo caso vanno scemando giorno dopo giorno.

Pordenone: 13enne in coma etilico abbandonata dagli amici

Ci troviamo a Pordenone, dove un martedì pomeriggio una ragazzina di soli tredici anni è stata abbandonata dagli amici in coma etilico. Si era deciso di trascorrere un pomeriggio all’insegna del divertimento nel parco di via Brusafiera, in occasione della festa della Repubblica. Tutte le scuole erano chiuse e nessuno doveva studiare.

Il gruppo di amici ha quindi deciso di stare sulle panchine del posto scherzando e bevendo bottiglioni di vino reperiti da casa, ma purtroppo la giornata non si è conclusa nel migliore dei modi. Una giovanissima di tredici anni ha iniziato a sentirsi male, perdendo poi conoscenza. È finita in coma etilico e i suoi amici, invece che starle accanto e portarla in ospedale, hanno preferito scappare lasciandola completamente sola.

Fortunatamente, alcuni adulti presenti sul posto hanno deciso di occuparsi di lei, considerato il fatto che avevano assistito a tutta la scena. È stata chiamata l’ambulanza verso le ore 16, ma non ci troviamo di fronte a un caso isolato. Purtroppo questa terribile scena non è la prima, non solo a Pordenone, ma anche in altre località. I giovani cominciano a bere forse per sentirsi più grandi, spingendosi verso i superalcolici. Risultato? Si sentono male e, nella maggior parte dei casi, vengono abbandonati al loro destino perché nessuno vuole assumersi delle responsabilità.

Trovano bimbo che vaga per strada: è scappato dall’asilo

Ci troviamo a Bari, dove un bambino di soli quattro anni è riuscito a dimostrare grande astuzia e intelligenza. Si trovava all’asilo come ogni giorno, ma è riuscito a superare i controlli di insegnanti e addetti per tornarsene a casa da solo in tutta tranquillità. La vicenda è avvenuta nella mattina di mercoledì 3 giugno, in pieno centro della città.

Il bambino avrebbe prima chiesto alle sue maestre se poteva andare in bagno e poi, a seguito della confusione creatasi per via della recita scolastica, ha deciso di uscire dalla scuola senza troppi problemi, senza che nessuno se ne accorgesse. Il piccolo stava quindi tornando a casa quando i passanti si sono accorti della sua presenza: un bambino di quattro anni che vaga da solo per le strade non si vede tutti i giorni.

Il portone della scuola era aperto e non controllato per via di un trasloco di materiale elettorale. Per questo motivo il pargoletto ha deciso di tentare la fuga, anche perché conosceva molto bene la zona in cui si trovava: la sua casa non dista poi così tanto dal plesso. Un conoscente ha notato la sua presenza in prossimità dell’abitazione, accompagnandolo subito i genitori. Paura, stupore e rabbia i sentimenti provati da mamma e papà.

Sia la madre che il padre del bambino hanno protestato contro insegnanti e bidelli visto quanto successo, poiché al piccolo sarebbe potuta capitare una sorte ben peggiore. L’assessore alle Politiche giovanili del comune di Bari, a seguito della denuncia alla polizia, ha dichiarato: “Avvieremo l’istruttoria per un’azione disciplinare, affinché ciascuno si faccia carico delle proprie responsabilità”.

Cagliari, malato di sla muore ustionato dopo una sigaretta

Una terribile vicenda quella che ha visto protagonista un uomo di 57 anni malato di sla, morto ustionato dopo essersi acceso una sigaretta. La dinamica dei fatti ha interessato Cagliari, poiché l’uomo originario di Onanì viveva a Quartu. Aveva deciso di fumarsi una sigaretta, ma il fiammifero è caduto sulla coperta chimica scatenando l’incendio.

È stato condotto immediatamente all’ospedale, ma purtroppo ha perso la vita pochi istanti dopo a causa delle gravissimi ustioni riportate sul corpo. L’incendio è scoppiato all’interno della sua dimora e, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti che stanno indagando sul caso, sarebbe stata proprio una semplice sigaretta a causare la sua morte.

L’uomo, malato di sla, si trovava sulla sua carrozzina quando il dramma è avvenuto: il fiammifero sarebbe caduto alla base della struttura, provocando l’incendio. Al momento del fatto la vittima si trovava sola in casa e le sue condizioni fisiche non gli hanno dato alcuna possibilità di sopravvivenza. Non è riuscito a spegnere le fiamme a causa della sua disabilità.

La moglie è rientrata dopo poco e ha subito notato il fumo uscire dalla finestra. Ha cercato di placare l’incendio senza esiti positivi, aiutata dai vicini. Il 57enne è stato portato all’ospedale di Brotzu e presentava ustioni sul 90% del corpo: impossibile salvarsi. A seguito della vicenda, la moglie ha avuto un malore. Per investigare sulla vicenda sono intervenuti anche gli specialisti della Scientifica per effettuare tutti i rilievi del caso.

19enne si uccide con il paracetamolo, la mamma lancia un appello

Questa è la storia di Charlotte Yousaf, una giovane ragazza di 19 anni che si è tolta la vita con il paracetamolo. La ragazza non era riuscita a superare la fine della sua storia d’amore con un ragazzo, assumendo la sostanza per provare meno dolore. L’impiego del farmaco è diventato sempre più frequente, fino a diventare una vera e propria forma di abuso.

Charlotte era una ragazza brittanica decisa a utilizzare l’antidolorifico per far fronte alla sofferenza causata dalla delusione amorosa, ma purtroppo ciò che pensava potesse farle bene l’ha condotta alla morte. È stata portata in ospedale a seguito di un malore dovuto all’abuso della sostanza, morendo poco dopo.

A questo proposito, la madre della giovane ha deciso di fare un appello a tutti i giovani, considerato il fatto che è molto importante evitare di seguire mode o stereotipi di alcun genere. Pare infatti che, attualmente, via sia una specie di gara o prova di forza per chi riesce ad assumere il maggior numero di farmaci in un preciso lasso di tempo.

Un’abitudine decisamente pericolosa che, con il tempo, può portare alla morte. Se assunto in dosi elevate il medicinale può causare una morte lenta e dolorosa, dovuta alla conseguente distruzione del fegato. Anche le autorità locali non restano in silenzio, mettendo in guardia i più giovani in merito ai rischi che potrebbero correre. Mandy, la madre di Charlotte, ha dichiarato: “Vedere adolescenti che si incitano a vicenda è sconvolgente e sicuramente non sanno quello che stanno facendo”.