Cosa NON Mettere in Lavastoviglie

Spesso le persone credono che le macchine, come gli elettrodomestici, possono fare di tutto. Uno degli elettrodomestici più usati in maniera impropria è proprio la lavastoviglie dove spesso finiscono anche stoviglie che non andrebbero messe a lavare lì.

Primi fra tutti evitate di mettere in lavastoviglie gli oggetti di cristallo specie se decorati poiché, a lungo andare, acqua troppo calda e detergenti troppo forti aggrediscono il delicato materiale lasciando una patina biancastra permanente.
1. E’ meglio evitare di mettere in lavastoviglie anche mestoli e taglieri di legno per scampare il pericolo che l’eccessivo assorbimento di acqua deformi e scolorisca il legno.
2. Largamente utilizzate in cucina sono le comodissime pentole antiaderenti che rendono la cottura un vero piacere poiché il materiale di cui sono rivestite, il teflon, evita che gli alimenti si attacchino.
Attenzione: quando il rivestimento delle pentole antiaderenti si lesiona, per esempio perchè viene inciso, è preferibile cambiare i tegami piuttosto che continuare ad adoperarli. Mettere in lavastoviglie le pentole antiaderenti ne può compromettere la funzionalità proprio perché il lavaggio nell’elettrodomestico usura il teflon favorendo la lesione del fondo (quindi favorendo anche i graffi).
3. Anche per gli utensili in ceramica occorre stare attenti.
4. Per le pentole in rame l’utilizzo della lavastoviglie non provoca danni particolari, ma probabilmente lo strato di stagno potrebbe durare meno.
5. Per contenere il rischio di rovinare pezzi importanti del nostro corredo, è suggerito evitare di mettere in lavastoviglie pentole o mestoli in pietra, materiale molto poroso che potrebbe essere corroso dall’acqua eccessivamente calda.
6. Inoltre, considerando che l’acciaio a contatto con l’acqua per lungo tempo, è importante che gli utensili in acciaio non sostino in lavastoviglie dopo il lavaggio, ma vanno asciugati immediatamente.
7. Evitate di mettere in lavastoviglie anche i contenitori di plastica fragile e sottile, e latta soprattutto nel caso in cui siano attaccate etichette in superficie: queste scollandosi, provocano problemi all’elettrodomestico e posso intasare il filtro (che va sempre controllato).

Iscrizione Scolastica On Line, Tutte le Informazioni

Iscriversi online è possibile per l’anno 2016/17 e, in alcuni anni, l’iscrizione avviene in modo telematico, non tutti però sono avvezzi a questo tipo di modalità che suscita ancora dubbi e timori, vediamo nel dettaglio come avviene l’iscrizione scolastica on line, con tutte le informazioni relative.

L’iscrizione scolastica on line avverrà dalle ore 8.00 del 22 gennaio alle ore 20.00 del 22 febbraio 2016 per gli alunni che iniziano un nuovo percorso scolastico, ovvero per il primo anno della scuola primaria, della scuola secondaria di primo grado e della scuola secondaria di secondo grado o generalmente presso un Centro di Formazione Regionale (CFP).
Le iscrizioni on line non si devono effettuare qualora lo studente dovrà frequentare l’anno successivo nello stesso istituto al quale era già iscritto precedentemente. E’ invece obbligatorio per tutti gli altri che si iscriveranno per la prima volta alle scuole statali primarie e secondarie di primo o secondo grado.

L’iscrizione scolastica on line è facoltativa per le scuole paritarie e, per alcuni centri di formazione regionale, le iscrizioni on line sono subordinate alla sottoscrizione di un accordo tra la Regione e il Ministero, in particolare per le regioni aderenti a tale accordo che sono: Piemonte, Lazio, Lombardia, Molise, Sicilia e Veneto. In questi casi è bene informarsi preventivamente all’istituto scelto.

Dieta dei 3 Giorni, Dieta Veloce che fa Perdere Subito 2Kg

Molte donne soffrono per il peso di qualche chiletto di troppo che le costringono a indossare cose che cozzano con il lor stile. Proprioo per questo vi proponiamo una dieta semplice e veloce con la dieta dei 3 giorni: vi farà perdere subito 2 chili ma come funziona veramente e che limiti ha?
Perdere due Kg con la dieta dei 3 giorni, è possibile! La dieta dei 3 giorni è una dieta ipocalorica e quindi dimagrante che permette di perdere 2 kg in soli 3 giorni.
Precisamente, è una dieta da 1200 kcal veloce e facile da seguire; secondo il dottore che l’ha “ideata” occorre seguirla solo per 3 giorni e solo una volta ogni 3 mesi.
Ecco qualche regime dovreste seguire:
Colazione: uguale nei 3 giorni, con due alternative; 100 g di latte parzialmente scremato al quale possiamo aggiungere del caffè zuccherato (un cucchiaino di zucchero) e una fetta biscottata; se invece optiamo per il tè o l’orzo (ai quali possiamo aggiungere un cucchiaino di zucchero), possiamo consumare due fette biscottate.
Spuntino di metà mattina: un kiwi oppure uno yogurt magro alla frutta (vasetto da 125 g)
Pranzo:
Giorno 1: scatoletta di tonno (80 g, ben sgocciolato) oppure 125 g di tonno al naturale, verdure a piacere, 40 g di pane oppure un pacchetto di cracker da 25 g
Giorno 2: 60 g di formaggio spalmabile light oppure 250 g di fiocchi di formaggio, verdure a piacere, un cucchiaino di olio, 40 g di pane oppure un pacchetto di cracker da 25 g
Giorno 3: Un uovo con due albumi, verdure a piacere, un cucchiaino di olio, 40 g di pane oppure un pacchetto di cracker da 25 g
Merenda: un mandarino oppure un cioccolatino
Cena:
Giorno 1: 130 g di petto di pollo, verdure a piacere, un cucchiaino di olio, 40 g di pane
Giorno 2: 140 g di pesce, verdure a piacere, un cucchiaino di olio, 40 g di pane
Giorno 3: 125 g di mozzarella light, verdure a piacere, un cucchiaino di olio, 40 g di pane
Per chi mangia fuori casa, tutto il pasto (pranzo o cena) può essere sostituito da 150 g circa di pizza oppure da un panino da 30 g con affettato o formaggio a piacere.
La dieta dei 3 giorni non contiene molte fibre per cui è raccomandata l’introduzione della crusca d’avena, un cucchiaio al giorno, al mattino, utile per regolarizzare le funzioni intestinali;
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Fonte: vita damamma

Meglio Fare Attenzione: Ecco Cosa Non Dicono I Medici Sulle Infezioni Alla Tua “LEI”!

Non è sempre facile incontrare un ginecologo buono che ci avvisi su tutti i rischi in cui possiamo incorrere non dando la dovuta attenzione alla nostra Lei.
Ad esempio: avete mai sentito parlare di infezioni da lievito? Il lievito è un fungo del genere candida che vive normalmente nel nostro organismo insieme alla flora batterica “buona” e la sua popolazione è mantenuta sotto controllo dal sistema immunitario.
Tuttavia, a volte, l’equilibrio fra funghi e batteri si rompe e il lievito si riproduce a dismisura. Un eccesso di candida porta a un’infezione (o candidosi) che può colpire molte parti del corpo, fra cui la cute, la bocca, la gola e, molto più comunemente, la vagina. Se vedete un liquido biancastro sulle vostre mutandine potrebbe esserci qualche infezione come la Candida che può ripresentarsi a più riprese. In quest’ultimo caso è opportuno ricorrere all’aiuto di un medico specifico.
Irritazione, bruciore, prurito e secrezioni vaginali sono i principali sintomi. Tenete conto che potrebbe essere anche causa di uno squilibrio ormonale, oppure di una secchezza vaginale o allergia a sperma o lattice dei preservativi. Ovviamente, una corretta igiene intima aiuta a prevenire questi sgraditi batteri.

QUANDO DICIAMO “TEMPISMO PERFETTO”…

A volte le perdite di tempo non sono veramente tali. Dal dialogo whatsapp che vi proponiamo, infatti, tutto questo si evince chiaramente. Molte coincidenze potrebbero rivelarsi utilissime. Una sera, un pizzaiolo che giocava raramente si recò ad una tabaccheria qualche istante prima della chiusura del terminale e giocò sei numeri che furono quelli che gli cambiarono la vita.
Ma quel suo tempismo fu il tempismo perfetto che ogni uomo vorrebbe avere. Stavolta non abbiamo citato qualcosa di negativo, anche se non è molto associabile a questa immagine. Ma la vita è come una mucca vicino ad un deposito, due elementi che singolarmente non suscitano grandi emozioni, ma insieme possono scatenare le nostre migliori risate.
conversazione completa

Una signora dal medico..

Avete mai sentito parlare della signora che va dal medico e… una storia davvero incredibile che merita di essere letta.
“Una signora si reca dal medico, pregandolo di risolvere il grosso problema del marito: “Dottore, sono disperata! Ogni volta che io e mio marito usciamo abbiamo un problema: lui ce l’ha talmente lungo che tocca per terra! La scongiuro, faccia qualcosa per noi!”.

“Signora, possiamo soltanto intervenire chirurgicamente per poterlo accorciare”
Lei, ancora più disperata: “Mah, dottore, non potete allungargli le gambe?!”
FONTE: Blog.Pianetadonna.

Il Lavoro dei Sogni: Essere Pagate 48mila euro per Mettersi lo Smalto

È davvero il lavoro dei sogni? Chi di noi non vorrebbe essere pagata per applicarsi lo smalto sulle unghie? L’azienda polacca Nailbox, specializzata nella produzione di smalti per unghie, è disposta a pagare la fortunata Nail tester ben 35.000 sterline inglesi (ovvero circa 48.00 euro). Ma in cosa consiste, dunque, questo lavoro straordinario e da chi può essere svolto?
Di per sè il compito da svolgere è molto semplice. Nel corso dell’anno, la società Nailbox invia direttamente a casa della Nail tester circa 50 campioni di smalti da applicare, provare e analizzare per testarne la durata e il colore. Per ultimare il lavoro sarà, quindi, necessario scrivere una relazione completa di foto, nella quale vengano fatti emergere nel dettaglio sia i pregi che i difetti del prodotto. Una domanda sorge assolutamente spontanea: ma davvero qualsiasi donna inglese può candidarsi per fare la Nail tester? La risposta è affermativa, purchè la stessa non svolga lavori faticosi o domestici che rischino di alterare i risultati del test. Nell’annuncio, inoltre, è specificato:
Abbiamo bisogno di persone che curino il loro aspetto fisico, in modo particolare le mani, che abbiano occhio critico per prodotti e colori e che seguano le ultime tendenze e la moda. Delle trendsetters che trasmettano genuino entusiasmo per i prodotti di bellezza, in grado di distinguere gli smalti migliori e i colori più accattivanti. Inoltre è assolutamente necessario avere un’ottima idea di tutto ciò che è attualmente di moda.
Già ricevere gratuitamente un kit completo di smalti, lime e quant’altro potrebbe essere un compenso interessante, ma l’azienda polacca intende offrire alla Nail tester anche un compenso di 35.000 sterline inglesi (oltre 55 mila dollari, ovvero circa 48.000 euro). E non è finita: le ore di lavoro saranno flessibili, il pagamento mensile e i kit non dovranno essere restituiti alla Nailbox.

Appassionate di Sushi? Ecco 10 informazioni che potrebbero tornarti utili la prossima volta che ti troverai ad un ristorante giapponese!

Ci sono tantissime persone che vanno matte per il famoso piatto giapponese. Stiamo ovviamente parlando del sushi che affascina persone in tutto il mondo.

1. Le origini
Se vi chiedo “Da dove arriva il sushi?“, cosa mi rispondereste? Dal Giappone, naturalmente! E invece no! E qui cade il primo falso mito sulla pietanza. I cari amici giapponesi hanno importato la tecnica di abbinare il pesce al riso, tecnica utilissima per conservare le proprietà degli alimenti, dai vicini cinesi. Ma qui va spezzata una lancia in favore degli abitanti del Giappone: sono stati loro ad inventare intorno al 1800 la ricetta del ”nighiri”, ossia riso e salmone presentato nella caratteristica forma allungata.
2. La salsa di soia
Andare a mangiare in un qualsiasi ristorante giapponese pensando di mangiare il vero Sushi equivale ad andare in una qualsiasi pizzeria all’estero credendo di assaggiare la vera pizza! Un errore mostruoso! Per quanto le ricette possano ricalcare alla perfezione quelle originali della tradizione, gli ingredienti non potranno mai essere gli stessi. Prendiamo ad esempio la salsa di soia. Questa, secondo la ricetta antica, viene realizzata mischiando acqua, semi di soia e sale e viene lasciata riposare per alcuni mesi insieme a delle muffe che ne stimolano la fermentazione.
Naturalmente la salsa di soia che viene servita nei ristoranti giapponesi “di importazione” difficilmente ha nel menù proprio quel tipo di salsa.
Sarà più facile trovare la salsa realizzata con soia idrolizzata.

3. Non parliamo del wasabi: Un altro alimento da annoverare tra i prodotti che non corrispondono all’originale ricetta è il wasabi. Quello che ci viene servito generalmente è definito dai giapponesi doc western wasabi, ossia una versione rivisitata composta da radici di rafano e colorante verde.
Mentre il vero wasabi, chiamato “hon wasabi” è realizzato con una pianta, la Wasabia Japonica, talmente rara da essere anche estremamente costosa e quindi centellinata in cucina.

4. Il salmone: Chi è abituato a consumare i propri pasti orientali nei ristoranti giapponesi occidentali sarà anche solito ordinare salmone, convinto che questo sia il piatto più tipico e diffuso. In realtà in Giappone il salmone è molto difficile da trovare, proprio perché non è un pesce autoctono.
Solo i ristoranti di Tokyo a 5 stelle, e di conseguenza i loro clienti, possono permettersi di inserire nel menù il salmone, perché hanno la possibilità economica di sostenere le spese di importanze della merce, che arriva direttamente dalla Norvegia.

5. Il tonno: Se volete proprio sembrare dei veri esperti di Sushi allora non potrete non sapere che con il tonno vengono realizzati tre piatti diversi di sashimi, a seconda della parte di pesce utilizzata. Con la parte più magra e scura si cucina l’akami, generalmente molto economico. Con quella più grassa il chutoro, che è leggermente più costoso. Infine con la parte più grassa e chiara si prepara l’otoro, economicamente una salassata!

6. Lo zenzero: Un’altra chicca che spesso mette in crisi gli appassionati di Sushi è l’uso che va fatto dello zenzero sottaceto, il cosidetto gari.
Questo ingrediente non serve per insaporire le pietanze, bensì per risciacquare la bocca tra una portata di pesce e l’altra.

7. Il problema delle bacchette: Una delle qualità che distingue un esperto di Sushi da un dilettante è la destrezza con la quale afferra il cibo ricorrendo alle hashi, ossia le infernali bacchette di legno.
Non siete esperti abbastanza per potervi nutrire con l’utilizzo di questo supporto? Non preoccupatevi.
Il Sushi in Giappone si mangia con le mani… proprio come la pizza!
8. La zuppa di miso, questa sconosciuta: Non avete la più pallida idea di cosa sia la zuppa di miso? È una ricetta che viene considerata l’elisir di lunga vita nella tradizione giapponese. Preparata con semi di soia gialla è molto simile ad un purè.

9. Come ti cucino il polpo: Lo sapevate che se decidete di ordinare il polpo potreste rischiare di aspettare oltre 45 minuti prima di mangiarlo?
Eh già! 45 sono infatti i minuti che l’animaletto tentacolato dovrà essere massaggiato prima di venire cucinato.
Avete capito bene! Massaggiato.
Per fortuna che ad occuparsene sono di solito gli apprendisti o i cuochi più giovani, almeno lo chef potrà continuare a cucinare gli altri piatti.
10. Il problema dell’ordinazione: Adorare il cibo giapponese non significa masticare anche la lingua del paese. Quindi come si esce da una situazione imbarazzante in cui lo chef non parla una parola di italiano e voi non sapete che cosa ordinare?
Basta dire la parola magica: “omakase“.
E proprio come per “abracadabra” con la porta della caverna dei 40 ladroni, anche le porte dell’ordinazione vi saranno magicamente aperte.
Omakase infatti significa “mi fido di te“. Quindi pronunciando questa semplice parola lascerete allo chef carta bianca sul cibo da servirvi, levandovi dall’impiccio di dover spiegare a gesti cosa volete mangiare.

Attacchi di panico: una lettera struggente di una persona che ne ha sofferto per 12 anni

Chi non ha mai avuto un attacco di panico non sa di cosa si tratta nello specifico. Leggendo questa struggente lettera potrete rendervi conto della sua gravità:
“La paura della paura, le ossessioni perché se la porta si chiude resto intrappolato, il terrore di uscire a cena, la paura di un concerto, i percorsi alternativi che studi per non prendere la metropolitana per andare al lavoro, cercare le uscite di sicurezza…”
La nostra sezione Benessere si è spesso occupata di attacchi di panico trattandosi di una disturbo massivamente diffuso nella società contemporanea che interessa molti lettori. Riceviamo spesso commenti e richieste di informazioni più approfondite sull’argomento. La vigilia di Natale, però, ho ricevuto una mail di una nostra lettrice che racconta in maniera davvero struggente cosa significhi convivere con questo tipo di disturbo, quello che può arrivare a “prendersi” e l’inferno che ne deriva. La parte più importante del suo scritto, però, è nel finale in cui viene dimostrato come sia possibile uscire da questo tunnel superando i retaggi legati a vergogna e alle cure farmacologiche che spesso, a causa di pressapochismo informativo e profonda ignoranza, vengono stupidamente demonizzate. Abbiamo quindi deciso di pubblicare questa testimonianza, su richiesta di chi l’ha scritta e rigorosamente in forma anonima, per dimostrare che il dolore privato spesso è un dolore comune a molti dal cui giogo è possibile liberarsi.
“Ho letto i vostri articoli sugli attacchi di panico (in particolare questo:Attacchi di panico come aiutare, 5 cose che dovete ricordarvi di dire a chi amate e che ne soffre) e ho provato un senso di sollievo. Sono una donna separata di 42 anni che soffre di questo male da 12 anni. Il senso di legittimazione che mi ha dato leggere tutti quei commenti di persone sconosciute che parlavano precisamente di quello che io provo ogni giorno, chiusa nella vergogna e nella solitudine di comunicarlo, mi ha fatto riflettere. Io non ho mai accettato di soffrire di una cosa tanto difficile da spiegare, in parte mi aspettavo che dicendolo a qualcuno non avrebbe capito. Per una volta nella vita, anche se in forma anonima, vorrei invece liberarmi e condividere con il mondo intero, protetta dall’anonimato, quello che una persona che soffre di attacchi di panico prova. Magari qualcuno troverà conforto nel riconoscersi, si sentirà meno solo e più “normale”. Altri, forse, che hanno persone che amano a fianco che ne soffrono potranno sforzarsi di capire quello che a loro pare indecifrabile.
La prima cosa che odio del panico è che è invisibile: un occhio pesto, un’allergia, persino un singhiozzo li puoi vedere ma il panico ti si agita dentro e ti fa scoppiare le bombe nel corpo senza dare alcun segnale esterno. Questo ti fa pensare che sei pazzo, perché è tutto nella tua testa, perché fuori non c’è niente, perché gli altri sono tranquilli. Questo fa anche credere agli stupidi, agli ignoranti, agli insensibili che tu finga. Come se ti piacesse il ruolo della malata.
Il panico ti lega a lui, ti sposa, ti entra sottopelle e non sparisce all’esaurirsi di un attacco. Nel frattempo resta l’ansia, iniziano i meccanismi perversi: la paura della paura, le ossessioni perché se la porta si chiude resto intrappolato, il terrore di uscire a cena, la paura di un concerto, i percorsi alternativi che studi per non prendere la metropolitana per andare al lavoro. La macchina che di colpo hai paura di guidare e il senso di umiliazione profonda che deriva dalla coscienza di essere diventato dipendente dagli altri. Da solo è impensabile, fa troppa paura. Se succede mentre guido? Se sbando e vado fuoristrada? Se succede in autostrada? I posti a teatro sempre vicini all’uscita di sicurezza, le scuse che ci si inventa per evitare un aperitivo, il terrore dei luoghi affollati e che manchi l’aria, la paura che venga un infarto mentre cammino. E’ come se si potesse avere una sorta di visione della morte senza morire davvero. L’ansia ti cambia, ti umilia, ti mette all’angolo, si mangia la tua personalità, si divora la tua vita. Tu non decidi più nulla, semplicemente vivi in punta di piedi per non svegliarla. E’ l’esperienza assoluta: nascere e morire insieme.
E poi la nascondi, te ne vergogni. Diventi bravissimo a mentire, a inventare le scuse migliori e più credibili per abbandonare una cena, una riunione, una festa. Non ti muovi senza un piano di emergenza per la fuga. Ho sbagliato, mi sono nascosta e mi sono vergognata a lungo. Mi sono colpevolizzata perché nonostante gli sforzi non passava, mi impegnavo ma non passava. L’anno scorso un’amica carissima, che ha capito senza che io le dicessi nulla, mi ha letteralmente trascinata da uno psichiatra. Già dalla prima seduta ho capito quanto tempo avessi perso: lui traduceva i miei sintomi e miei disagi come fossero la cosa più normale e più diffusa del mondo. Mi ha anche detto sorridendo che si tratta di una delle patologie più diffuse in assoluto e che quindi di cure ce ne sono davvero parecchie. Lo psichiatra mi ha detto che prima si cura l’urgenza, ovvero si fa rientrare l’attacco farmacologicamente e poi, quando sono serena, si lavora anche a livello terapico. Così abbiamo fatto. Mese dopo mese ho iniziato a smettere di soffrire, gli attacchi sono spariti anche se l’ansia generalizzata è rimasta. In 12 anni non avevo mai avuto una tregua di 10 mesi, ora facciamo anche terapia. Ho paura a dirlo, perché mi sembra troppo bello per poterci credere davvero, ma inizio a credere, per come stanno andando le cose, che curarsi e uscirne sia possibile. L’unica cosa che non è possibile è dimenticarli: non si torna mai più gli stessi dopo averne sofferto.
Grazie se pubblicherete questa lettera che spero di cuore possa servire ai tanti che conoscono questo dramma.”

Non tutti hanno questa linea sul palmo della mano. Ce l’hai? Ecco cosa significa

Guarda attentamente il palmo della mano che usi principalmente. Noti una linea ben marcata come quella della foto? È una linea che sta tra il medio e l’indice e un’altra che sta tra l’anulare e il mignolo. Queste linee generalmente ricurve sono chiamate monte di Venere o seconda linea del cuore. Ecco alcune delle sue interpretazioni più accreditate:

mano interpretazione mano +
Dalle foto emerge anche un quadro piuttosto in solito. Ci sono alcune persone, infatti che ritengono la flessione o meno della linea indice di una maggiore o minore inclinazione ai rapporti sociali soprattutto quelli legati all’amore e all’amicizia. Sarà vero?