Mamma uccisa incinta di 8 mesi, la confessione del marito

Una storia del genere dovrebbe farci riflettere sul vero significato dell’amore: Eligia, una donna di 35 anni che era incinta di otto mesi, è stata uccisa brutalmente per futili motivi.
Eligia era un’infermiera che amava il suo lavoro e si dedicava con passione agli altri, sposata con Christian Leonardi, un disoccupato di 40 anni. Aspettavano una bambina: Giulia che non ha mai potuto abbracciare quella mamma che già la coccolava e la chiamava, accarezzandosi il pancione come molte di voi hanno fatto e stanno facendo in questo momento.
La sua vita è stata spezzata da un atto spregevole di rabbia e follia. La coppia viveva un momento di difficoltà per problemi economici, dovuti anche al fatto che il marito era senza lavoro. Una condizione non rara purtroppo, come può succedere nella vita che può essere fatta di alti e bassi. L’arrivo della bambina poteva rappresentare un punto di forza, una speranza in un futuro migliore e anche un motivo di unione maggiore e invece tutto si è concluso nel peggiore dei modi…

Il 19 gennaio scorso Eligia Ardita aveva invitato per cena i suoi genitori e poco dopo le 21 la serata si era conclusa e la donna era rimasta sola con il marito. Questi aveva espresso l’intenzione di uscire con gli amici come era solito fare, lasciando spesso Eligia sola. La mamma si era opposta, forse aveva con fatica raccolto un po’ di coraggio per esprimere la sua sofferenza e il suo disagio nel sentirsi spesso abbandonata e insiste perché lui resti. Forse sono bastati questi pochi attimi di contrarietà per scatenare la furia cieca del marito.
I vicini avevano sentito delle grida ma erano abituati a sentire i litigi dei due.
Christian la colpisce ripetutamente alla testa, Eligia vomita e sviene, segue un arresto cardiaco che non la farà più riprendere. La piccola Giulia segue la tragica fine della mamma, le due rimarranno abbracciate, l’una dentro l’altra, per sempre. Purtroppo la storia nono finisce qui: il marito trascina la mamma uccisa sul letto, con una freddezza inimmaginabile ripulisce la scena del delitto e chiama il 118, presumibilmente dopo circa un’ora. Una voce fredda e lucida parla con l’operatore dicendo di aver trovato la moglie priva di sensi a letto, probabilmente a seguito di un malore ed era stato svegliato da un rantolo. Arriva subito un’ambulanza che constata la morte di Eligia e corre verso l’ospedale per cercare di salvare la bimba con un cesareo ma è tutto inutile…
Questa versione non aveva mai convinto i genitori di Eligia, in particolare il padre, che fin da subito si è mostrato sospettoso nei confronti del genero, tanto da convincere gli inquirenti ad indagare.
Il marito non aveva seguito la moglie in ambulanza ma aveva detto ai paramedici di voler rimanere a casa per sistemarla e vestirsi, una giustificazione che si commenta da sola, tanto più che era già vestito! Le indagini avevano già sollevato sospetti quando il letto dove era stata adagiata la donna era stato trovato pressoché intatto e la povera Eligia era stata trovata in una posizione innaturale: coperta dal lenzuolo con le braccia incrociate sul petto vestita solo con un maglione a collo alto e non il pigiama.
Eppure per sviare i sospetti il marito aveva addirittura sporto denuncia per malasanità, sostenendo che si poteva salvare Eligia e che i colpi alla testa fossero stati causati dall’ambulanza…
Le indagini svolte, i risultati dell’autopsia ed in ultimo un ulteriore sopralluogo a casa della coppia da parte dei Ris di Messina che hanno trovato tracce di colluttazione e di occultamento di prove hanno incastrato Christian che ha finalmente confessato.
Stanno emergendo anche ulteriori particolari inquietanti e pare che forse la mamma uccisa avesse anche scoperto una relazione extraconiugale del marito e non si escludono per ora eventuali complici.

Yara, parla la difesa: “La prova del dna non regge, nessun elemento contro Bossetti”

Senza una prova schiacciante come quella del DNA, l’accusa nei confronti di Massimo Bossetti decade totalmente. Sulla colpevolezza di Bossetti non c’è “alcuna certezza”. Così l’avvocato Claudio Salvagni, legale del carpentiere in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio.
Bossetti è “molto provato ma determinato” a dimostrare la sua innocenza, ha affermato il legale ai microfoni della trasmissione Legge o giustizia, su Radio Cusano Campus.
Ecco le parole dell’avvocato: “Le prove in mano all’accusa sono notorie: la traccia di dna rinvenuta sugli slip della vittima, le telecamere che riprenderebbero il furgone di Bossetti nei dintorni della palestra di Brembate, e poi ci sono elementi indiziari di contorno. Ad esempio hanno detto che la moglie di Bossetti forse aveva degli amanti e ciò avrebbe causato al muratore di Mapello una depressione che lo avrebbe indirizzato verso la ragazzina”. I TRADIMENTI NON SONO UNA PROVA. “Quest’ultimo elemento è impossibile e lo abbiamo dimostrato. Laddove ci fossero state delle relazioni extraconiugali, sarebbero avvenute in epoche molto lontane dal fatto. E poi sarebbe la prima volta che un tradimento si tramuterebbe in una furia omicida nei confronti di una ragazzina innocente

“Ricovero in ospedale non necessario”: La donna muore due ore dopo in ambulanza

Questa donna è morta per un nuovo caso di malasanità. La protagonista di questa sventurata vicenda è stata trasportata in ospedale ma durante una visita eseguita qualche minuto prima, le era stato detto che il ricovero presso il nosocomio non era necessario.
È morta in queste circostanze Antonietta Petti, 48enne mamma di due figli, lo scorso lunedì sera. Ufficialmente per un arresto cardiaco, ma ora la procura di Nocera Inferiore ha aperto un fascicolo d’inchiesta a seguito della denuncia dei familiari, che contestano una scarsa assistenza da parte del personale medico nei riguardi della donna.

Tutto sarebbe avvenuto nel giro di un paio d’ore: dal quartiere Taverne di Nocera Superiore, residenza della donna, arriva una telefonata diretta al 118. Sono i familiari della quarantottenne, che richiedono un pronto intervento. La donna sta male, è preda di una crisi d’ansia. I parametri vitali sarebbero risultati buoni, così come accurata sarebbe stata la stessa visita. A quel punto il medico avrebbe rassicurato la famiglia, precisando che il ricovero in ospedale non era necessario eppure la donna è deceduto, quindi adesso saranno le indagini a mettere luce sulla vicenda.

Refezione scolastica, assunzioni in cambio di appalti: 17 misure cautelari

Il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip a carico di 17 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere e di turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, frode in pubbliche forniture e falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale, nonché estorsione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tra queste sei sono finite in carcere, cinque ai domiciliari, tre hanno ricevuto il divieto di dimora e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Tra questi l’ex vice sindaco del Comune di Maiori (Salerno), tre dirigenti e un dipendente dei comuni di Solofra (Avellino), Montoro Inferiore (Avellino) e Sant’Agnello (Napoli).
Ricostruendo gli eventi, le indagini hanno portato a dati inquietanti: il cibo servito ai bambini era di provenienza incerta e talvolta scaduto, non a caso i bambini spesso hanno accusato malori dopo i pasti. Confezioni di pomodori provenienti dalla Cina venivano etichettate come prodotte in Italia.
Le scuole materne ed elementari coinvolte riguardano i comuni di Casalnuovo e Sant’Agnello (Napoli), Montoro Inferiore e Solofra (Avellino), Maiori e Padula (Salerno).
L’organizzazione si serviva di referenti territoriali, preferibilmente donne, le quali, forti delle rapporti collusivi vantati con alcuni membri delle diverse commissioni di gara, veicolavano agli stessi informazioni negative – talvolta non veritiere – sul conto delle ditte concorrenti, che venivano fatte oggetto di una vera a propria attività di “dossieraggio” al fine di determinarne l’esclusione dalla gara.
Inoltre è stata accertata l’esistenza di veri e proprio rapporti corruttivi tra i referenti delle imprese indagate e amministratori, funzionari e dipendenti pubblici dei comuni interessati dalla gare di appalto per la refezione scolastica. Quest’ultimo in cambio dell’assunzione di familiari o di altre persone di fiducia, adottavano provvedimenti amministrativi in corso di gara, volti a privilegiare l’assegnazione degli appalti agli indagati. Spesso comunicavano notizie riservate, relative ai pianificati controlli sanitari e amministrativi da parte degli organi preposti.

Cachi: proprietà terapeutiche e benefici

L’organismo può ricavare molte cose positive assumendo cibi come i cachi. Non  è un frutto molto diffuso e amato, eppure serba ottime qualità. A produrre questi dolci frutti è l’albero dei cachi, il cui nome scientifico è Diospyros Kaki, che appartiene alla famiglia   delle Ebenacee e proviene dall’Asia: proprio nel continente asiatico, diversi di questi alberi furono in grado di sopravvivere alla bomba atomica di Nagasaki; caratteristica che conferì loro il soprannome di “Alberi della Pace”.

I cachi contengono, fra le altre cose, in prevalenza acqua, fibre, vitamine la A e la C e sali minerali, come il potassio, il manganese, il fosforo, il selenio, il calcio, il magnesio e il sodio. Una delle loro qualità è proprio quella di dare energia al corpo. Grazie al contenuto di vitamina C, i cachi sono in grado di potenziare le difese dell’organismo e rafforzare, dunque, il sistema immunitario: il corpo è, quindi, in grado di difendersi maggiormente dalle aggressioni batteriche.

 I cachi vantano, inoltre, delle proprietà depurative e diuretiche: queste caratteristiche sono, infatti, fornite dalla presenza di potassio.

L’Apocalisse tra 10 anni: città sommerse e deserti

In due studi pubblicati sulle riviste Pnas e Science Advances non si parla di ciò che potrebbe accadere tra 50 o 100 anni ma appena 10. Un disastro climatico che potrebbe causare la desertificazioni di alcuni Paesi e l’allagamento di altri, facendo nascere una vastissima comunità di “rifugiati climatici”.

50 milioni di persone, infatti, vedrebbero innalzato il livello del mare di 60 metri, città come New York, Berlino, Shanghai, Londra e Parigi sarebbero sommerse. Il mondo sta rischiando seriamente di superare il tetto massimo per l’aumento della temperatura globale fissato a due gradi rispetto ai livelli preindustriali, l’Apocalisse sulla Terra.

“Se dovessimo bruciare tutte le riserve di combustibili fossili, questo eliminerebbe la calotta antartica e provocherebbe un innalzamento permanente del livello del mare senza precedenti nella storia umana” ha spiegato Ricarda Winkelmann, autrice dello studio.

Come potremmo proteggerci da questa apocalisse?

I due nonni fanno l’amore sulla panchina dei giardinetti: denunciati

Non c’è proprio età che tenga alla presa della passione per cui ogni luogo per sfogare i suoi eccessi. Un caso come questo desta veramente l’attenzione delle persone che solitamente nei giardinetti sono soliti portarci i proprio figli. Ad Avellino, in atti sessuali espliciti. Lui 72 anni, lei 61, hanno infatti scelto una panchina pubblica, sotto gli occhi dei passanti, in pieno giorno, per esibirsi in performance hot.

I due si sono quasi denudati nei giardinetti di piazza Kennedy, nel centro della cittadina irpina, incuranti della presenza di diverse persone. Diverse segnalazioni sono giunte alla Polizia, che ha fatto intervenire una Volante. I focosi nonnetti sono stati rintracciati e – sulla base delle testimonianze dei passanti – denunciati per atti osceni in luogo pubblico.
Cercate di evitare che la passione vi esploda in pubblico!

Boscotrecase, donna operata dopo la morte per coprire un errore: a processo 3 medici

Forse avrete già sentito parlare ai telegiornali di lei. Si chiamava Tommasina De Laurentiis, la ragazza di 25 anni che morì l’8 marzo del 2013 durante un’operazione alla colecisti all’ospedale di Boscotrecase, in provincia di Napoli.
I tre medici che la operarono sono stati rinviati a giudizio con le accuse di omicidio colposo e falso: avrebbero operato la ragazza quando era già morta per eliminare le prove dell’errore medico che causò il decesso.
Mercoledì pomeriggio il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Torre Annunziata, Emma Aufieri, ha rinviato a giudizio i tre medici che la operarono: A.P, A.V e A.V. L’accusa per i tre è grave: omicidio colposo e falso.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Antonella Lauri, la causa della morte della ragazza non fu un’errata manovra di rianimazione, come sostenuto dai medici, ma un errore durante la colecistectomia. Ma c’è di più: dopo l’operazione sbagliata, la paziente secondo il pm sarebbe stata operata altre due volte per eliminare le prove dell’errore stesso: e almeno una di queste operazioni sarebbe avvenuta quando Tommasina era già morta. Successivamente i medici avrebbero poi falsificato la cartella clinica della paziente.

A uccidere la 25enne sarebbe stata una grave emorragia interna, dovuta forse alla mancata suturazione di due arterie tagliate nel corso dell’intervento, e poi ricucite solo dopo la morte della ragazza. I particolari erano emersi già lo scorso dicembre, dopo che erano stati depositati in tribunale gli esiti di una seconda perizia richiesta dal legale di parte civile Gennaro Ausiello e dalla procura. Adesso si apre il processo che stabilirà una volta per tutte cosa accadde l’8 marzo di due anni fa.

Clinicamente ero MORTO e sono risuscitato. Vi dico come!

Non poteva che accadere a Medjugorje, nel paesino sperduto tra i monti della Bosnia Erzegovina. I fedeli avevano appena finito di pregare la Via Crucis sul Monte Kricevac e finalmente, dopo tante preghiere e salite ripide, siamo arrivati con il resto del gruppo alla grande Croce.
Insieme al gruppo vi è un giovane ragazzo siciliano di 23 anni proveniente da Favara. Il suo nome è Dino Stuto, si trova in pellegrinaggio a Medjugorje con la sua famiglia per ringraziare colei che ormai è definita da tutti la Gospa, la Regina della Pace.
Dino ha raccontato del suo incidente avvenuto nel 2010, in prossimità del ferragosto. Ecco le sue parole: “Il 13 agosto del 2010 esco a bordo del mio motorino per andare in spiaggia, all’improvviso un auto non si ferma allo STOP e vengo travolto in pieno. Mi ritrovo a terra agonizzante, qualcuno cerca di chiamare l’ambulanza, ma subito si ferma un passante. Era un medico che aveva appena finito il servizio in ospedale e nel sedile posteriore della sua auto aveva un respiratore che subito ha adoperato per salvarmi la vita prima che arrivasse l’ambulanza. Se non fosse arrivato quest’ angelo, forse a quest’ora non sarei qui. Poi sono stato portato all’ospedale di Agrigento e subito dopo mi hanno trasferito in elicottero a Palermo. La situazione era grave, i medici non davano speranza ai miei genitori. Avevo delle emorragie al fegato, le braccia, il femore e la spalla rotta, un ematoma in testa e la febbre alta che non consentiva ai medici di intervenire. Mi hanno operato ai polmoni, in tutto sono stato sottoposto a 14 operazioni e due mesi di coma. I medici dicevano ai miei genitori che le possibilità che io tornassi in vita erano ben poche, se mi fossi svegliato sarei rimasto un vegetale sulla carrozzina. Mia madre per tutti quei mesi mi benediceva con l’acqua benedetta”.
Ma oggi è tutto cambiato per lui: “Oggi ho scalato il Kricevac con le mie gambe, sono in piena salute e sono qui per ringraziare la Regina della Pace per avermi salvato dalla morte quel giorno e per avermi restituito alla vita”.
Solo i credenti potranno capire cosa è stato a salvare quest’uomo.

Sapete cosa accade quando fate scrocchiare le dita?

I ricercatori dell’Università dell’Alberta (Canada) ha svelato il segreto delle dita che `scrocchiano´, un mistero che durava da 77 anni. All’origine del `croc´ ci sono delle bolle che si formano all’interno delle nocche. C’è infatti una cavità tra la giuntura della nocca e l’articolazione formata da muscoli e tendini, nella quale ristagna il liquido sinoviale che ricopre e lubrifica l’articolazione e dove si vengono a formare delle bolle di idrogeno e ossigeno.
Quando ci scrocchiamo le dita attiviamo la formazione delle bolle e si produce il caratteristico rumore. Lo studio è pubblicato su `Plos One´. Per arrivare alla loro conclusione, i ricercatori hanno `fotografato´ con una risonanza magnetica l’intero fenomeno grazie a un tiraggio artificiale del dito posto all’interno della macchina. «La capacità di far scrocchiare le nocche potrebbe essere correlata alla salute delle articolazioni», sottolinea Greg Kawchuk, autore principale dello studio e docente della Facoltà di Medicina riabilitativa.
. «Può darsi che potremo utilizzare questa nuova scoperta per analizzare quando iniziano i problemi articolari molto prima della comparsa dei sintomi. Questo darebbe ai pazienti e ai medici la possibilità di affrontare in anticipo problemi molto gravi».

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