Forse avrete già sentito parlare ai telegiornali di lei. Si chiamava Tommasina De Laurentiis, la ragazza di 25 anni che morì l’8 marzo del 2013 durante un’operazione alla colecisti all’ospedale di Boscotrecase, in provincia di Napoli.
I tre medici che la operarono sono stati rinviati a giudizio con le accuse di omicidio colposo e falso: avrebbero operato la ragazza quando era già morta per eliminare le prove dell’errore medico che causò il decesso.
Mercoledì pomeriggio il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Torre Annunziata, Emma Aufieri, ha rinviato a giudizio i tre medici che la operarono: A.P, A.V e A.V. L’accusa per i tre è grave: omicidio colposo e falso.
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Antonella Lauri, la causa della morte della ragazza non fu un’errata manovra di rianimazione, come sostenuto dai medici, ma un errore durante la colecistectomia. Ma c’è di più: dopo l’operazione sbagliata, la paziente secondo il pm sarebbe stata operata altre due volte per eliminare le prove dell’errore stesso: e almeno una di queste operazioni sarebbe avvenuta quando Tommasina era già morta. Successivamente i medici avrebbero poi falsificato la cartella clinica della paziente.

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A uccidere la 25enne sarebbe stata una grave emorragia interna, dovuta forse alla mancata suturazione di due arterie tagliate nel corso dell’intervento, e poi ricucite solo dopo la morte della ragazza. I particolari erano emersi già lo scorso dicembre, dopo che erano stati depositati in tribunale gli esiti di una seconda perizia richiesta dal legale di parte civile Gennaro Ausiello e dalla procura. Adesso si apre il processo che stabilirà una volta per tutte cosa accadde l’8 marzo di due anni fa.

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