Il latte artificiale speciale può diventare indispensabile per la salute del proprio bambino. Ecco la storia di una mamma che lotta per la vita di suo figlio
Lizzie Cann è una giovane madre che risiede a Bywong – piccolo paese di campagna situato a 30 km da Canberra, capitale dell’Australia – insieme ai suoi figli Dusti (4 anni) e Harley (8 mesi).
La donna è divenuta “celebre”, in particolar modo nel suo paese, in seguito ad un appello fatto attraverso le pagine del sito “The Canberra Times”, portale web.
Il piccolo Harley, nato prematuro, soffre di atresia duodenale, una malformazione congenita caratterizzata dal non corretto sviluppo dell’intestino, più esattamente la totale mancanza del lume duodenale.
A causa di tale malformazione, il figlio di Lizzie deve essere nutrito con un latte artificiale speciale di una precisa marca la cui reperibilità però sta diventando un vero problema, soprattutto in Australia.
Secondo quanto raccontato dalla giovane madre, questo latte artificiale speciale non può essere sostituito con altri comuni, ed è l’unico in grado di fornire i nutrimenti necessari per la crescita del suo bambino.
Oltre all’atresia duodenale, Harley presenta anche un’insufficienza surrenale, le sue ghiandole surrenali infatti non riescono a produrre cortisolo, l’ormone responsabile dell’aumento della glicemia e della diminuzione delle infiammazioni.
La signora Cann accomuna le reazioni di suo figlio, dovute al cambiamento del latte in formula, agli episodi di una persona diabetica i cui livelli di zucchero risultano o troppo alti o troppo bassi.
<<Lui appare stordito, ed è molto difficile svegliarlo. Il suo respiro inizia a rallentare e necessita in modo urgente di steroidi. Se non gli vengono somministrati rischia di andare in coma e di morire entro un’ora>>.
Diventa quindi fondamentale riuscire a dare al bambino il giusto nutrimento.
Il particolare latte in polvere acquistato dalla signora Cann, nonché altri simili prodotti da un diverso marchio, verrebbero acquistati a prezzo regolare per poi essere rivenduti on-line ad un prezzo anche 5 volte superiore.
<<L’ultima volta che l’ho comperato online l’ho pagato 35 dollari ma l’ho visto online anche a 150 dollari. Non è una scelta – ha raccontato la donna – Non dovrebbe essere qualcosa che le madri devono trovare su Facebook, in cerca di cibo per i loro bambini. È disgustoso. Non è giusto e sta mettendo in pericolo una vita>>.
Cerchiamo di diffondere al più presto il suo appello.

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