A fare scandalo questa volta è una lettera di protesta che alcuni cardinali, tredici ‘padri sinodali’, avrebbero consegnato direttamente al Pontefice.
La missiva diffusa in prima istanza dal vaticanista Sandro Magister e poi ripresa dagli altri giornali, è chiara; i cardinali chiedono a Papa Francesco di intervenire direttamente perché a loro giudizio le procedure del Sinodo sarebbero configurate per facilitare dei risultati predeterminati su questioni controverse.
La svolta, però, è arrivata al momento della pubblicazione della notizia: i cardinali, firmatari della lettera, hanno fatto un passo indietro affermando di non saperne nulla. “Io non ho firmato niente” ha dichiarato il cardinale Angelo Scola, seguito poi dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e anche vicepresidente del Sinodo, e il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e relatore generale del Sinodo.
“Una lettera privata che appartiene al Papa! Com’è possibile che sia stata pubblicata?” si chiede Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. “Io non dico se ho firmato o no. Lo scandalo è che si renda pubblica una missiva privata del Pontefice. Questo è un nuovo Vatileaks: gli atti privati del Papa sono proprietà privata del Papa e di nessun altro. Nessuno può pubblicarla, non so come sia potuto accadere. È chi lo ha fatto a doversi giustificare” ha spiegato al Corriere della Sera.

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