A tutti sembrò strano il fatto che il papa chiedesse le dimissioni. Un caso singolare che fu liquidato con scuse banali ma soprattutto finte. Una delle scuse più accreditata era quella secondo la quale il papa avesse abbandonato perchè non aveva raggiunto lo scopo di riformare la curia.
La stessa tesi viene ripresa da padre Silvano Fausti, un nome poco noto alla massa ma che è stata una delle persone più vicine al cardinale Carlo Maria Martini, guida spirituale e suo confessore.
Silvano è morto il 24 giugno a 75 anni, dopo una lunga malattia. Gesuita, fondatore della comunità di Villapizzone in cui viveva, ha raccontato tre mesi fa in un’intervista video a Gli Stati Generali (ora diffusa online) il ruolo decisivo, nella sua ricostruzione, avuto proprio dal cardinal Martini nell’elezione prima e nelle dimissioni poi di papa Ratzinger.
Secondo le parole di Fausti Martini viene a sapere di una manovra per far cadere i candidati onesti ed eleggere un cardinale “molto strisciante”. “Scoperto il trucco, Martini è andato la sera da Ratzinger e gli ha detto: accetta domani di diventare Papa con i miei voti. (…) Gli aveva detto: accetta tu, che sei in Curia da trent’anni e sei intelligente e onesto: se riesci a riformare la Curia bene, se no te ne vai”.
La missione di Ratzinger, alle prese anche con lo scandalo Vatileaks, fallì. E la cosa fu sancita nell’ultimo incontro tra Martini e Ratzinger, a Milano, all’incontro mondiale delle famiglie, il 2 giugno 2012. Stando sempre al racconto di Fausti, Martini disse al Papa: “La Curia non si riforma, non ti resta che lasciare”.

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