Emma Marrone è una giovane donna dalle mille sorprese, considerato il fatto che nella sua vita si è ritrovata costretta ad affrontare diversi problemi, anche piuttosto seri. Una cantante dalla voce incredibile che, non solo si è aggiudicata la vittoria durante un’edizione di Amici, ma è anche diventata una delle coach ufficiali del programma da alcuni anni. Nonostante la sua vita sentimentale non sia delle migliori, Emma Marrone continua a lottare e a far sognare tutti suoi fan con brani che riescono a toccare il cuore senza alcuna difficoltà. Nonostante questo e la sua indole apparentemente calma e tranquilla, la cantante ha deciso di rivelare una verità sconcertante al magazine Rolling Stone, in cui ha ammesso di essere stata arrestata in passato. Ecco le sue parole:

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Una volta mi arrestarono per un picchetto. Avevamo fatto occupazione, ma non era solo colpa mia. La preside mi ha salvato. Certo, entrare al liceo insieme alla polizia… sono sempre stata una ragazza un po’ ribelle, un po’ diversa dal canone delle ragazzine del tempo in Salento. Il piercing, i tatuaggi, i capelli di mille colori… Poi frequentavo solo musicisti e band con cui suonavo. Gente che era ancora più strana di me. Ero sempre chiusa in una cantina o in un pub, a suonare o a sentire suonare gli altri. Al Sud si nota ancora di più quando sei diverso, nell’accezione positiva. Io volevo fare musica, volevo cantare, ma non pensavo di farne un lavoro. Facevo la commessa, facevo la cameriera. Facevo il liceo classico, ero rappresentante di classe e di istituto. Una leader? Boh, sì. Però non facevo la figa. Mi interessava davvero tutto quello che succedeva, mi sembrava che tutto mi riguardasse. Ho sempre avuto una certa sensibilità sociale. Mi caricavo il mondo sulle spalle, come si dice. E stavo lì a cercare soluzioni. Me la cavavo comunque a scuola. Se andavo male in greco scritto poi prendevo un bel voto nell’orale. Compensavo. Ero forte a scuola. Ero una ribelle, ma a scuola andavo bene. Ero precisa. Se i miei mi dicevano che a mezzanotte dovevo essere a casa, a mezzanotte meno cinque io ero già letto. Mi metteva ansia mettergli ansia. Quindi sì, ero ribelle, ma precisa. Una parac*la, direi. Alla fine ero ribelle nel pensiero, non mi piaceva vivere incastrata in una definizione”.

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