100 Donne Operate di Tumore al Seno: “ Erano perfettamente sane e lo sapevano”. Il motivo? Vergognoso!

Si tratta di una clamorosa truffa ai danni del servizio sanitario nazionale. L’inchiesta è emersa dall’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. Ad essere coinvolti, sono sia medici che pazienti presunti malati. Una truffa semplice ma che funzionava alla perfezione. Ecco coma avevano organizzato tutto. CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Ecco come avveniva la truffa”]

Le pazienti fingevano di avere un tumore per rifarsi il seno senza pagare un euro. Il tutto ovviamente grazie a medici conniventi e cartelle cliniche fasulle dove venivano diagnosticati carcinomi mammari devastanti che necessitavano di operazione chirurgica immediata. Per non destare sospetti, le pazienti, quasi tutte donne intorno ai 50 anni in perfetta salute e facoltose, si accordavano con i chirurghi della struttura ospedaliera ligure per ottenere gratis l’ operazione estetica. Cosa ci guadagnavano i medici? CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”La ricompensa dei medici”]

Le signore, dopo l’operazione, si sdebitavano poi con qualche favore non meglio definito, ma verosimilmente in denaro o aiuti di vario tipo. È una truffa allargata: coinvolge più di 100 pazienti e 8 medici. Al momento sono tutti indagati per truffa, falso e peculato. Senza contare che il danno erariale è stimato ben oltre i 600 mila euro. CLICCA SUL PUNTO 4 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Le segnalazioni degli altri pazienti”]

È saltato tutto fuori grazie alla segnalazione di alcuni pazienti davvero malati che si vedevano superare in sala operatoria da finti malati e anche dalle testimonianze di alcuni dipendenti del nosocomio. Una truffa che fa riflettere sulle cose negativa della società moderna.CONTINUA A LEGGERE

Purtroppo è morto, poco fa la conferma

Una tragedia immane. Una giovane vita spezzata ed una famiglia distrutta dal dolore. Guglielmo Grassellini non ce l’ha fatta. Il bimbo di sei anni è morto oggi dopo una lunga battaglia contro un tumore al cervello. La terribile malattia era stata diagnosticata nel 2014, ed aveva generato una commovente gara di solidarietà. Il papà del piccolo aveva diffuso un appello su Facebook, ed in molti si erano impegnati per raggiungere la cifra di 100.000 euro necessaria per l’intervento negli Usa. Clicca sul punto 2 dell’indice per leggere il commovente post del padre [nextpage title=”Ecco il post che ha commosso il web”]
Nonostante l’intervento e le curem Guglielmo non ce l’ha fatta. Scrive il padre del piccolo su Facebook: “Gughi se ne è andato oggi (martedì 26 luglio) alle 13.56, non ha sofferto. Grazie a tutti per la vicinanza e soprattutto grazie al dottor Stefano Grifoni perché non solo è un grande dottore ma un grande uomo e soprattutto amico che mai ci ha lasciati, cosi come il dr Shlomi Constantini. Sempre presente. Uno speciale grazie anche al professor Steven Gill che prima come medico poi come amico ha regalato a Gughi 28 mesi per godere la sua famiglia”. CONTINUA A LEGGERE

Tumore alle ovaie: sintomi, diagnosi e cura del carcinoma ovarico

Purtroppo il tumore alle ovaie è una malattia che ogni anno colpisce sempre più donne nel nostro paese e in generale nel mondo intero. Colpisce le donne soprattutto in menopausa, eppure non tutte sanno bene di cosa si tratta. In ogni caso è bene dire che è importantissimo puntare sulla prevenzione per quanto riguarda questo tipo di malattie devastanti.
Quando parliamo di carcinoma dell’ovaio ci riferiamo ad un tumore che si sviluppa dalle cellule delle ovaie, il più delle volte dalle cellule epiteliali. Ma ci sono almeno 3 tipi di tumore maligno:

1. tumori epiteliali, sono i più diffusi (90%).
2. tumori germinali, rappresentano una forma più rara di tumore alle ovaie (5%) e si sviluppano in età giovanile dalle cellule germinali
3. tumore stromali, rappresentano una forma ancor più rara di carcinoma ovarico (4%) e si sviluppano dallo stroma gonadico, cioè il tessuto che sostiene le ovaie.

Non ci sono particolari sintomi che ci inducono a pensare di avere questa malattia, quando i primi sintomi però appaiono lo stadio della malattia è già avanzato. In ogni caso i primi segnali sono addome gonfio, bisogno di urinare frequentemente e aerofagia. Sintomo molto diffusi che non necessariamente indicano la presenza della malattia. Spesso di può curare efficacemente con la chemioterapia. CONTINUA A LEGGERE

ova

Favorisce le Metastasi: “Ecco l’amico dei tumori”

Finalmente una buona notizia in campo medico. Una recente ricerca, infatti, ha scoperto come impedire le metastasi del tumore. Secondo i dati raccolti, la proteina Mical2, agendo da apripista, aiuta i tumori a diffondersi nel nostro corpo per questo, per evitare il peggio, è necessario bloccarla e cancellarla. Se si rivelasse davvero efficace potrebbero essere in tante le vite salvate dalla malattia.
A scoprirla sono stati i ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna che, su Oncontarget, hanno pubblicato lo studio intitolato “MICAL2 is a novel human cancer gene controlling mesenchymal to epithelial transition involved in cancer growth and invasion”. La coordinatrice dello studio Debora Angeloni, ha rivelato: “caratterizzando meglio il meccanismo di azione della proteina Mical2 e il fatto che venga ‘accesa’ nelle cellule tumorali, punteremo a progettare farmaci che possano bloccare la diffusione delle cellule tumorali”. Indispensabile per raggiungere questo scopo l’aiuto dell’ingegneria genetica che, eliminando la proteina, renderebbe le cellule tumorali più deboli e quindi meno capaci di diffondersi. Un passo in avanti decisamente notevole CONTINUA A LEGGERE
Fonte: fanpage

Melanoma, intercettato segnale che anticipa trasformazione maligna

Finalmente una buona notizia in campo medico: un team di ricercatori israeliani di Tel Aviv, ha scoperto che con un mix di farmaci che già oggi sono presenti sul mercato farmacologico, s i può bloccare lo sviluppo del terribile tumore alla pelle, meglio noto come melanoma. Secondo i ricercatori con questi farmaci il tumore diverrebbe “non letale”.
A quanto pare, la ricerca è stata diretta da Carmit Levy della Sackler School of Medicine, grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’Università di Tel Aviv, , del Centro Medico Sheba, dell’Istituto Gustave Roussy e dell’Università di Gerusalemme. Levy ha spiegato che: “Per comprendere il melanoma abbiamo dovuto studiare approfonditamente la struttura e la funzione della pelle sana. Il melanoma è un tumore che ha origine nell’epidermide e, nella sua forma più aggressiva, invade il derma e gli strati sottostanti. Attraverso i vasi sanguigni e i linfonodi si diffonde a tutti gli altri organi, che vengono devastati dalle metastasi”.
Il ricercatore continua: “Doveva esserci qualcosa nel microambiente della pelle che permette alle cellule del melanoma di cambiare caratteristiche. Dovessi ragionare come fa un tumore mi domanderei il perché dover sprecare energia quando nel corpo ce n’è tanta a disposizione?”.
I ricercatori, dopo varie ricerche, hanno evidenziato che il tumore cresce e si diffonde al mutare del microambiente. Ecco le parole del responsabile: “Le normali cellule epidermiche non si spostano. Il melanoma invece prima si sposta verso gli strati superficiali della pelle e poi, solo in un secondo momento, invade gli strati inferiori. Potessimo riuscire a fermarlo quando si trova in superficie, prima della contaminazione dei vasi sanguigni, potremo fermare la progressione del tumore”.
Si ipotizza quindi che in futuro potrebbe essere una crema, quella che blocca la diffusione del tumore. Ecco la conclusione del dottore: “Siamo riusciti ad intercettare il segnale che precede la mutazione del melanoma. Ora dobbiamo soltanto comprendere come bloccare quel segnale. La cosa potrebbe sembrare complicata ma ci sono molti farmaci, già testati sull’uomo, che potrebbero interferire su quel segnale. In un futuro non troppo lontano potremo essere in grado di sviluppare una sorta di crema che funzionerà come una misura di prevenzione. Il melanoma è un tumore in genere lento. Se si riuscissero a sviluppare dei sistemi di analisi precoce potremo finalmente salvare migliaia di persone in tutto il mondo”.
Speriamo che il farmaco contro questo cancro sia presto disponibile.CONTINUA A LEGGERE
Fonte: Fanpage

Una tisana anti-tumorale che brucia i grassi ( e previene anche la cellulite)

Le tisane fanno molto bene al nostro organismo ma quella che vi proponiamo oggi è davvero utile per combattere il tumore e bruciare i grassi in eccesso. Tutto quello che vi serve per realizzarla è: zenzero, limone e miele. E’ un antitumorale naturale, sopratutto contro i carcinomi del colon-retto: lo zenzero infatti avrebbe una funzione protettiva contro i tumori del colon retto.
Ecco la ricetta che vi aiuterà a preparare al meglio la tisana salutare:

per prima cosa, dovrete tagliare lo zenzero a fettine sottili, poi tagliare anche la buccia di limone a fette evitando di prelevare anche la parte bianca. Fate bollire l’acqua con le fettine di zenzero e la buccia del limone e far bollire per 3-4 minuti con il coperchio. Infine, spegnete il fuoco e far riposare per 10 minuti senza togliere il coperchio. Usate un colino per filtrare la tisana e il gioco è fatto: se dolcificate con un tocco di miele il suo sapore sarà ancora più gradevole.CONTINUA A LEGGERE

Questa bimba pensava di avere un tumore ma… Era incinta

Non tutte le bambine purtroppo riescono a vivere un’infanzia spensierata, bella fatta di giochi e fantasia. Questa bimba che vedete in foto si chiama Lina Medina, che sin da piccola ha avuito problemi con la sua pancia. I suoi genitori pensarono subito si trattasse di un tumore all’ombelico. Ma in ospedale i medici rivelarono subito che la bimba in realtà era incinta.

Per tutti i membri della famiglia fu uno shock terribile. Era il 14 maggio del 1939 a soli 5 anni e sette mesi Lina Medina partorì un piccolo maschietto.

L’acceleratore di protoni che riconosce e cura i tumori si trova a Ruvo di Puglia

Finalmente una svolta per la cura della malattia del secolo. Stiamo parlando di una macchina che serve a riconoscere e sconfiggere una volta per tutte i tumori. La “Itel” di Ruvo di Puglia, lo dice con orgoglio: “Non siamo solo i primi in Italia ma siamo i soli al mondo”. A fare cosa? A lavorare su un prototipo industriale di uno speciale acceleratore lineare di protoni che – in fasci – si dirigono sui tessuti colpiti da tumore da trattare in radioterapia. In altre parole: è come se l’acceleratore fosse una sorta di cannone che mira le cellule affette da patologie tumorali e le attacca senza però danneggiare le parti sane dei tessuti. Il suo impiego potrebbe aiutare a sconfiggere alcune neoplasie come quelle che affliggono i bambini o che colpiscono la testa o il nervo ottico o il collo.
L’acceleratore è una macchina intelligente capace di agevolare non la diagnosi ma la cura delle malattie oncologiche. Quando si entra nello stabilimento di Ruvo si ha la sensazione di entrare nel futuro: specchi e vetrate rendono tutto luminoso, anche i tanti dipendenti in camice bianco che circolano con taccuini e diagrammi per i corridoi dell’azienda. Il progetto legato all’acceleratore di protoni – su cui sono a lavoro da sei anni – si chiama Erha ovvero Enhanced Radiotherapy with Hadrons. A chiarire di cosa si tratta è Raffaele Prisco, responsabile Ricerca e sviluppo della società che si occupa anche della produzione di radiofarmaci e della risoluzione di problematiche legate alla progettazione e installazione delle apparecchiature di risonanza magnetica e diagnostica per immagini. “Il nostro prototipo industriale rivoluziona l’approccio finora usato per l’impiego della proton- terapia”, sottolinea Prisco. L’azienda fondata da Leonardo Diaferia agli inizi degli anni Ottanta, intende far compiere non al metodo ma al trattamento proton – terapico un salto di qualità: dalla diagnosi alla cura dei tumori. “Innanzitutto per accelerare i protoni non si utilizzano ciclotroni e sincrotroni estremamente costosi e difficilmente modificabili”, spiega Prisco e puntualizza: “Abbiamo optato per un acceleratore lineare modulare perché compatto e poco costoso, integralmente progettato e costruito in Italia”.
L’obiettivo è chiaro e unico nel suo genere: “Rendere disponibile una macchina che integra – in un’unica soluzione – tutte le fasi necessarie per un trattamento proton- terapico: dalla diagnostica alla terapia, passando attraverso la pianificazione del trattamento e il posizionamento del paziente. Quelle già esistenti, fanno solo da cura”, rivela Prisco che azzarda anche una data. “Entro il 2016 il prototipo dell’acceleratore che è il risultato di un progetto di ricerca di quasi 15 milioni di euro finanziato per sei dal ministero per l’Istruzione e la ricerca, sarà validato per poi passare alla sua utilizzazione clinica. La validazione però richiederà il trasferimento in un ospedale che dovrà avere strutture e soprattutto personale qualificato in grado di utilizzarlo”, dice il Responsabile aziendale del settore Ricerca.

Scoperta italiana: una nuova sostanza in grado di bloccare i tumori. L’hanno individuata le ricercatrici del CNR

Un gruppo di ricercatrici dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) ha individuato un nuovo possibile approccio terapeutico per la cura del cancro: partendo da studi già condotti in precedenza, ha lavorato sulla riattivazione della proteina p53, il cui ruolo, nella proliferazione delle cellule tumorali, è già noto alla scienza.
Questo soppressore tumorale, infatti, risulta inattivo in quasi tutti i tumori umani: poiché la sua principale funzione è quella di stroncare i tumori nascenti, nel momento in cui la neoplasia si è sviluppata, “si spegne”. Non a caso la proteina p53 viene anche indicata come “guardiano del genoma”, vista la sua importanza nel preservarne la stabilità attraverso la prevenzione delle mutazioni.
La strategia sembrerebbe ben tollerabile anche dai tessuti sani: questo apre alla possibilità dei nuovi studi che saranno comunque necessari per rendere tale peptide un vero farmaco. Farmaco che lavorerebbe diversamente rispetto alle terapie sviluppate fino ad oggi per riattivare p53 nei tumori che, oltre ad evidenziare una forte tossicità in una di queste terapie, non sono in grado di bloccare in maniera simultanea i due inibitori.

Tumore al Pancreas scoperto troppo tardi, arriva il test per la diagnosi precoce

Una speranza per combattere il Tumore al Pancreas, viene dalla Gran Bretagna che ha dimostrato che l’analisi delle urine può svelare la presenza del male agli stadi iniziali, innalzando notevolmente le possibilità di cura

Lo studio condotto presso la Queen Mary University di Londra, infatti, ha dimostrato che i ricercatori britannici sono convinti che si possa diagnosticare, in maniera precoce, attraverso un test delle urine.
I dati della ricerca, pubblicati sulla rivista scientifica Clinical cancer research, sono incoraggianti perché mostrano che attraverso un semplice esame delle urine si possano individuare alcuni valori specifici tipici di questa forma tumorale.
La ricerca ha mostrato che chi ha il cancro al pancreas ha valori nettamente più alti di alcune proteine, esattamente tre: REG1A, LYVE1 ed TFF1. I risultati si sono dimostrati affidabili nella quasi totalità dei casi, esattamente nel 90%.
Un test delle urine quindi potrebbe far scoprire subito le neoplasie al pancreas facendo salire le speranze di vita perché la patologia verrebbe diagnosticata quando è ancora facilmente operabile.
Il tumore al pancreas riguarda, soprattutto, persone con problemi di obesità e i fumatori accaniti; un’altra categoria a rischio è rappresentata da pazienti con più di 45 anni ammalati di diabete.
Fare un test delle urine non costa tanto e può salvarvi la vita.