La figlia di Totò Riina chiede il bonus bebè: secco “no” dal Comune e dall’Inps

La sua domanda, presentata al Comune di Corleone, ha scatenato la polemica in Italia. A presentarla, Lucia Riina. La quarta figlia cioè del boss mafioso Totò, già al centro del dibattito pubblico dopo la questione scarcerazione. Ecco cos’è accaduto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”Il no del Comune”]

La figlia di Riina ha fatto domanda per ottenere il bonus bebè, un’agevolazione destinata a chi vive in condizioni economiche difficili. Il Comune siciliano, attualmente amministrato da tre commissari, ha però risposto con un netto rifiuto. Questo il motivo… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”Anche l’Inps…”]

La domanda di Lucia Riina sarebbe incompleta e non sarebbe neanche l’unica ad aver inoltrato richiesta: anche il marito Vincenzo l’avrebbe domandata, ma oltre le scadenze. Anche l’Inps ha chiuso la porta, dal momento che la coppia non sarebbe così povera da avere diritto al bonus.

“Riina in carcere viene curato meglio degli italiani in ospedale…”

Non si spegne il dibattito sulla vicenda Toto Riina e sulla possibilità o meno che lasci il carcere per motivi di salute. Un intervento importantissimo da questo punto di vista è quello di Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia: la sua posizione è contrarissima alla scarcerazione. Leggete cosa ha detto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE

[nextpage title=””]”Il detenuto si trova in una condizione di cura e assistenza continue che, a dir poco, sono identiche – spiega la Bindi – a quelle che potrebbe godere in status libertatis o in regime di arresti domiciliari, e in cui gli è ampiamente assicurato il diritto, innanzitutto, ad una vita dignitosa e, dunque, a morire, quando ciò avverrà, altrettanto dignitosamente a meno che non si voglia postulare l’esistenza di un diritto a morire fuori dal carcere non riconosciuto dalle leggi”. La Bindi continua a spiegare la sua ferma posizione… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE

[nextpage title=””]”La camera dove si trova è di confortevoli dimensioni, assolutamente corrispondente a una qualsiasi stanza di degenza ospedaliera, dotata di bagno privato attrezzato per i disabili, e in ottime condizioni igieniche”.

Riina, parla il padre del bimbo sciolto nell’acido: parole fortissime

Negli ultimi giorni è stato uno dei temi più caldi e dibattuti in Italia. Stiamo parlando del pronunciamento della Corte di Cassazione sul caso Totò Riina: la Suprema Corte ha rimandato al tribunale di sorveglianza la decisione sul ricorso presentato dai legali del boss, che chiedevano un trattamento diverso dal carcere per l’86enne ormai malato e costretto a letto. Sono scoppiate polemiche a non finire: tra le più importanti c’è quella di Santino Di Matteo. Ora capirete perché… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”Chi è Santino Di Matteo”]

Santino è il padre di Giuseppe, il bambino sciolto nell’acido su ordine dello stesso Riina. Di Matteo è un ex mafioso attualmente collaboratore di giustizia e, intercettato dai microfoni di Fanpage, spende queste parole durissime: “Riina deve uscire dal carcere soltanto quando avrà smesso di vivere, quella è la sua sentenza”. Di Matteo è stato tra gli esecutori materiali della strage di Capaci – in cui venne ucciso Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli agenti della scorta. Il suo pentimento però porto alla vendetta di Riina. Santino prosegue nel suo sfogo… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=””]

“È una cosa vergognosa – esclama Di Matteo -, io ho perso un figlio, ha fatto uccidere duemila persone”, ribadisce l’uomo a cui venne ucciso e sciolto nell’acido il figlio nel 1996.

Mafia: Totò Riina assolto dal caso De Mauro

Quando si sente parlare di mafia, ci si collega immediatamente al boss Totò Riina, il quale è stato recentemente assolto in via definitiva dall’accusa di omicidio nei confronti di Mauro De Mauro. La vittima era un giornalista del quotidiano “L’Ora” e non sarebbe stato ucciso da Riina. La Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso della Procura di Palermo nei confronti del verdetto della Corte d’Assise.

Quest’ultima, il 27 gennaio 2014, aveva assolto il boss Totò Riina per non aver commesso l’omicidio. Di conseguenza, è stato scagionato. Mauro De Mauro era un giornalista pugliese, scomparso il 16 settembre 1970 a Palermo. Ad oggi, il suo corpo non è ancora stato trovato e le speranze di un risvolto positivo nei confronti del suo caso vanno scemando giorno dopo giorno.