“Mio padre stava morendo, ma al 118 rispondeva solo un disco: ‘Rimanga in attesa’”

Questa testimonianza, di un caso terribile, è stata scritta in prima persona da Valentina Ruggiu, una giornalista di Repubblica che ha voluto condividere la sua vicenda personale “perché nessun altro padre, marito o figlio, nessun altro amico o cugino, possa morire con una voce che ti dica “Rimanga in attesa”. La giornalista ha infatti perso il padre, dopo aver vissuto questa disavventura. Ecco il suo racconto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”Il racconto della giornalista”]

“RIMANGA in attesa”. Una cordiale voce di donna me lo ripete in italiano, inglese e spagnolo. Il telefono è tra orecchio e spalla, mentre con tutta la forza cerco di sollevare mio padre che è mezzo steso a terra, una gamba piegata sotto l’addome, l’altra tesa indietro. Respira, si lamenta e dal viso scendono a terra gocce di sangue. “Rimanga in attesa”. Dentro di me sono convinta di poterlo rialzare, ma il solo sforzo per impedirgli di scivolare ancora è enorme, soprattutto per me che sono uno scricciolo e lui un omone. Gli dico che gli voglio bene, che andrà tutto bene e che arriverà presto qualcuno ad aiutarci… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”“Urlo contro la voce registrata””]

“Rimanga in attesa”. Sono passati più di due minuti ed è la seconda chiamata al 118. Attacco e riprovo a chiamare: “Rimanga in attesa “. La terza chiamata la faccio dal mio cellulare e parte alle 3:19. Nel frattempo arrivano mio fratello e la compagna. “Rimanga in attesa “. Lo sollevano, lo poggiano sul letto e vedo mio padre che si sta spegnendo. La chiamata è ancora aperta, sotto le grida di mia madre sento la voce registrata: “Rimanga in attesa”. Non so cosa fare, vorrei solo un’ambulanza, qualcuno che ci aiuti. Urlo contro la voce registrata… PER PROSEGUIRE LA LETTURA, CLICCA QUI SULL’ARTICOLO ORIGINARIO 

Padre Pio Eccezionale documento: Gli ultimi istanti della sua vita, le sue ultime parole

Nel corso della quindicesima edizione di “Una voce per Padre Pio” il dottor Giovanni Scarale, medico anestesista a San Giovanni Rotondo, ha ricordato una testimonianza molto importante sul Santo, per la precisione i…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE [nextpage title=”Ultimi istanti di vita”]

…suoi ultimi istanti di vita. Si tratta della notte tra il 22 e il 23 settembre del 1968, quando Padre Pio lasciò questa vita per raggiungere la Casa del Padre. Il dottore aveva 33 anni all’epoca e ha assistito proprio…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE [nextpage title=”Scomparsa delle stigmate”]

…in quei momenti e ci fu un grande mistero. In particolare, destò stupore la scomparsa completa e totale delle stigmate, i segni della passione di Cristo che il futuro Santo ha portato sul…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE [nextpage title=”Racconto straordinario”]

…proprio corpo per ben cinquanta anni e che testimoniavano la presenza del Signore in lui. Questo racconto è a dir poco straordinario.

Yara, c’è un supertestimone: “Un urlo, poi ho visto chi la rapiva”

Il caso legato all’omicidio di Yara Gambirasio continua a far parlare di sé. Stavolta è la testimonianza di un’ex guardia giurata a offrire una nuova luce al rapimento della piccola ragazzina di Brembate, per il cui assassinio la Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo Massimo Bossetti… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=””]

“Avrò il rimorso per il resto della mia vita”, rivela questo nuovo testimone al settimanale Oggi. Il suo nome è Mario Torraco: “C’è stato un urlo che mi ha fatto voltare. Era una voce femminile. Mi sembra abbia urlato “aiuto””. E subito dopo ho udito una voce maschile: “Stai zitta””… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”Il dubbio mi divora”]

L’uomo racconta di aver pensato a un banale litigio tra fidanzati: “Il dubbio mi divora. Sarà un rimorso che mi tormenterà per il resto della mia vita. Quell’uomo, alto e atletico, che ho visto sollevare, stringendola a sé, una ragazza vestita con un giubbetto scuro, poteva essere l’aggressore di Yara”… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE[nextpage title=”La sua testimonianza”]

Dopo la notizia della scomparsa di Yara, l’ex guardia aveva raccontato subito tutto alle forze dell’ordine: la sua testimonianza però non fu ritenuta attendibile e probabilmente riferita a un’altra sera.

Fu rinchiusa dalla madre nel forno a 14 mesi: la sua testimonianza in tribunale

Quattordici anni fa Melissa Wright decise improvvisamente di chiudere la propria figlia che aveva appena quattordici mesi per alcuni minuti in un forno. I fatti risalgono al 2002 e a quella crudeltà fu costretta ad assistere anche la sorella maggiore di otto anni. Il…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE [nextpage title=”Le urla disperate”]

…padre delle bimbe si accorse di quanto stava accadendo e riuscì a tirare fuori la piccola dal forno appena in tempo dopo aver udito le sue urla disperate. La bimba, Ashley Smith, riportò delle ustioni di terzo grado sulla maggior parte del corpo. L’ipotesi di…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE [nextpage title=”Un gesto volontario”]

…un incidente non convinse nessuno e la stessa Melissa fu poi costretta ad ammettere di aver compiuto il gesto volontariamente. La condanna nei suoi confronti è stata di 25 anni di carcere con l’accusa di tentato omicidio. Melissa ha ora…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE [nextpage title=”Libertà su parola”]

…chiesto di essere liberata sulla parola e assicura di essere pentita. I giudici hanno bocciato il suo appello, soprattutto dopo che la piccola Ashley, oggi quindicenne, si è presentata in tribunale con le foto del proprio calvario. Ha subito…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 5 DELL’INDICE [nextpage title=”Perdono e odio”]

…ben quattordici interventi chirurgici e le cicatrici sono purtroppo vistose. Il perdono è arrivato da qualche anno, anche se la vittima ha ammesso di non amare la madre e di non fidarsi ovviamente di lei.

Vaccino Meningococco: la testimonianza di una mamma

È bene fare chiarezza su una malattia come la meningite: per il Ministero della Salute la meningite è di solito una malattia di origine infettiva che può avere tre diverse origini: virale, batterica o fungina. L’ultima eventualità riguarda un numero bassissimo di casi e si sviluppa in soggetti con gravi carenze del sistema immunitario, può avere conseguenze molto gravi.
La meningite di origine virale ha, nella maggior parte dei casi, un esito assolutamente benigno, è la più comune e si risolve dopo 7-10 giorni, si parla spesso in questi frangenti di herpesvirus ed enterovirus.
La meningite batterica è invece la forma più grave, benché più rara e si distinguono tre ceppi maggiormente diffusi: quello del Meningococco, Pneumococco e Haemophilus influenzae di tipo b (Hib). Quest’ultimo, proprio grazie alla vaccinazione proposta, conta ora una riduzione di casi massiccia, mentre, fino alla fine degli anni novanta era la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni.
Va da sé che si è valutato lo studio di strategie atte a ridurre i casi derivanti anche da infezione di meningococco e pneumococco.
In Italia sono attualmente disponibili tre tipi di vaccini anti-pneumococco offerti dalle regioni con modalità diverse e la frequenza di malattia nei più piccoli si è quasi dimezzata.
Proprio pochi giorni fa ciò che è accaduto ad una coppia di genitori li ha fatti persuasi di voler diffondere la storia della loro bimba Jazmyn di tre anni per aumentare la consapevolezza sull’importanza della vaccinazione contro il meningococco B, tanto che ne hanno fatto una pagina social dove raccogliere testimonianze e condividere il “viaggio” di Jazmyn nella sua malattia.
Sarah e Aaron Parkyn sono consapevoli di non essersi resi immediatamente conto di quanto potesse essere grave la malattia e il pericolo di non riconoscere subito i primi sintomi della loro piccola non vaccinata.
Solo grazie all’istinto materno di Sarah e alla sollecita attenzione di un medico, la piccola si è potuta salvare. Anche con una pronta diagnosi ed un efficace trattamento, il meningococco B può lasciare gravi disabilità fisiche e cerebrali, dunque la bambina è stata molto fortunata.
Il decorso della malattia è stato rapido: a fine agosto la bimba ha presentato sintomi parainfluenzali tra cui la febbre alta, i suoi genitori non si sono subito preoccupati anche perché loro stessi e le sorelle maggiori di Jazmyn erano reduci dall’influenza.
Il mattino successivo la mamma nota che la piccola sente dolore alle gambe e inizia a comparire ciò che si poteva facilmente scambiare per un rash cutaneo dovuto al calore stesso della febbre.
Sarah decide però di portarla dal medico che fortunatamente individua una piccola macchiolina, un puntino sul suo petto e nel corso della visita ne compare un altro! Caratteristica essenziale di questi puntini è il fatto che se schiacciati non si schiariscono. La bimba viene subito portata in ospedale per ulteriori esami e tutto ciò le ha davvero salvato la vita. Già nel primo pomeriggio le sue condizioni erano estremamente peggiorate ed era piena di macchie color porpora su tutte le braccia e le gambe.
I genitori si fanno portavoce di una campagna affinché si possa diffondere e ampliare l’offerta vaccinale per meningococco B. L’autunno e la primavera sono le stagioni in cui si diffonde maggiormente la malattia e i genitori devono vagliare molto bene rivolgendosi subito ad un medico, se ci sono eruzioni cutanee sul corpo dei bambini.
Secondo la mamma testimone della vicenda la vaccinazione si configura un ottimo mezzo preventivo da prendere in considerazione. La piccola Jazmyn è ancora in ospedale anche se la malattia è in remissione ma ancora non si conoscono con certezza le conseguenze effettive sul suo corpo.