Ha rischiato davvero grosso un abitante di Jesi. Infatti’, l’uomo è stato attaccato da un ratto affetto da rabbia che lo ha morso in diversi punti. Giunto all’ospedale, ha appreso che la struttura non aveva l’antidoto e che occorreva farlo arrivare dall’Emilia Romagna. Clicca sul punto 2 dell’indice per scoprire come è terminata questa incredibile storia [nextpage title=”Ecco cosa è accaduto”]
Fortunatamente, tutto si è risolto per il meglio, soprattutto grazie alla tempestività di azione del Centro di Riferimento Antidoti che ha sede a Ferrara. Una volta arrivato a Jesi l’antidoto, al paziente sono state somministrate due fiale di immunoglobulina umana anti rabbia. Tale ’niezione deve assolutamente essere effettuata entro 4-6 ore dal morso del topo. E’ stata una vera e propria corsa contro il tempo, fortunatamente risolta a vantaggio di questo uomo. CONTINUA A LEGGERE
Tag: ratto
“Ero su una barella, ho sentito qualcosa muoversi tra le gambe, sotto le lenzuola…”
Un morso di un ratto stava quasi per rivelarsi letale per Lorenzo Mari, 79enne che è venuto a contatto con il roditore mentre stava in ospedale, precisamente a Chieri, nel torinese. Subito dopo è entrato in crisi respiratoria ed è stato ricoverato nell’Area Critica, nella quale dovrà rimanere per almeno 10 giorni. “Appena intubato – ha raccontato a La Stampa -, sento qualcosa che si muove tra…
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le gambe. Lo sposto con la mano, senza guardare. Passa qualche secondo e di nuovo sento qualcosa. Allora tolgo il respiratore, sollevo il lenzuolo e lo vedo: un ratto grande come un gatto. Non ho fatto neanche in tempo ad avere paura talmente è stata la sorpresa. Ho chiamato l’infermiera, poveraccia quando lo ha visto stava per svenire. Ho detto all’infermiera di prendere una scatola e una lastra per le radiografie. Lo abbiamo intrappolato, ma lui, prima di finire nella scatola, forse impaurito, mi ha graffiato e morso leggermente. Poi l’infermiera è riuscita a buttarlo in strada. Era davvero grande: pensi che…
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era grosso quanto la scatola e la coda usciva”. E ancora: “Ho avuto una vita dura, tanti anni in fonderia alle Grandi Ferriere. Anche li c’erano tanti topi, ma chi pensava di trovarli anche in ospedale… Il lenzuolo della barella toccava per terra, il topo si deve essere arrampicato da lì. Qualcuno ha detto che era nell’ospedale. Credo che si sia intrufolato dalla porta di ingresso, non posso credere ad un topo che gira indisturbato tra le sale. Poi mi hanno detto che ci sono le trappole con le esche avvelenate della derattizzazione”.