Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, è intervenuta con parole molto nette durante la presentazione del rapporto Aiom, dal titolo “Lo stato dell’oncologia in Italia”: “Per far diminuire i consumi di sigarette si usa qualsiasi arma”, ha dichiarato la titolare del dicastero responsabile della sanità italiana. La Lorenzin è stata molto chiara nel far capire l’utilità di nuove tasse sulle sigarette e prodotti simili: “La battaglia contro il tabacco è la prima battaglia di salute… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”“Tasse contro la morte””]
considerando che sono proprio i più giovani il bersaglio del mercato del tabacco. Le tasse sul tabacco sono tasse contro la morte, così come praticato in tutti i Paesi civili del mondo. Oggi ci sono 80 mila morti l’anno a causa del fumo di sigaretta ed il tumore al polmone è in crescita tra le donne proprio a causa del fumo. Dobbiamo fare in modo che le persone abbiano paura di fumare. Perciò non sono contraria alle tasse sul tabacco, che rappresentano uno dei metodi per dissuadere le persone dal fumare…. PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”“Rispettare divieti””]
Così si salverebbero tante vite e si eviterebbero costi enormi per malattie croniche”. Il ministro poi ha sottolineato l’importanza dei “controlli per il rispetto del divieto della vendita di sigarette ai minori”. Il ministro ha commentato anche le ingiuste differenze per l’accesso alle cure contro il tumore ai polmoni: “La disparità di accesso alle cure e alla diagnostica per i tumori tra le varie Regioni non può continuare… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE[nextpage title=”“Disparità tra Regioni ingiuste””]
non possiamo permettere queste differenziazioni poiché si tratta di una discriminazione nell’accesso alla vita; questi sono diritti e tali differenze devono suscitare indignazione. Le reti ed i registri oncologici, così come le breast unit per il tumore al seno, non sono realizzati allo stesso modo sul territorio. Ma fare o meno un registro non è un fatto economico, bensì di capacità di programmazione e, spesso, proprio le Regioni più disagiate e con un più alto tasso di tumori non hanno un registro di monitoraggio”.