Uno sfogo durissimo quello affidato a Facebook da parte di una mamma disperata. Annie Mae Braiden ha raccontato la storia della figlia Isabelle, contagiata di pertosse quando aveva solo un mese di vita. La piccola è stata contagiata da bambini più grandi non vaccinati. Un messaggio duro, accompagnato dalle foto della piccola. Negli scatti Isabelle appare intubata in un letto d’ospedale.[nextpage title=”Ecco le parole della madre”]
“Non volevo arrivare a tanto, ma penso che la gente abbia bisogno di vedere ciò che provocano agli altri bimbi non vaccinando i loro figli. Dovete capire che rischi si corrono a non vaccinare i propri figli. La mia è stata in terapia intensiva da quando aveva poco più di un mese di vita, attaccata ad un respiratore per 3 settimane e con ancora almeno due mesi di ricovero previsti. Non potete capire quanto è doloroso guardare la propria bambina, così piccola e fragile, soffrire a causa dei prelievi e non potersi muovere per i tubi che la tengono in vita. La stavamo perdendo e ricordo ancora la corsa dell’infermiera con lei in braccio per attaccarla all’ossigeno prima che morisse. Quello che subiscono i vostri figli è una vostra scelta. Ma non venitemi a dire che non vaccinare i vostri figli è una decisione presa per il loro bene. La mia storia ne è una prova. Io ho vaccinato la mia bambina e non è giusto che Isabelle lotti per vivere solo perché qualcuno di voi non lo ha fatto”. CONTINUA A LEGGERE
Tag: malattia
COLON: i segnali silenziosi del cancro
Non è una malattia molto conosciuta, ma ogni anno purtroppo i numero di persone che si ammalano di questa terribile malattia aumenta considerevolmente. Pare, infatti, che ogni anno sono circa 140.000 le persone negli Stati Uniti e 52.000 in Italia che contraggono il cancro al colon.
un ruolo molto importante ce l’ha la prevenzione: le persone decidono di sottoporsi a una VISITA AL COLON solo dopo episodi di sanguinamento ma occorrerebbe andare dal medico prima, magari a fare dei controlli periodici.
Ma quale sono i sintomi di questo terribile cancro:
1. SANGUINAMENTO INTERNO.
2. MANCANZA DI RESPIRO.
3. Il GONFIORE e i CRAMPI ADDOMINALI.
4. LA STITICHEZZA.
Per evitare brutte sorprese occorre prevenire: sottoponetevi a controlli annuali.CONTINUA A LEGGERE
Calcoli renali: le cause, i sintomi e i cibi da evitare
Molte persone hanno calcoli ai reni. Ma come si formano? Come si possono evitare? I calcoli renali sono delle piccole aggregazioni di sali minerali che si formano nel tratto urinario e provocano dolori ed infezioni che, se non curate. Le cause possono essere diverse! È molto comune soprattutto per chi è solito consumare pochi liquidi ma può essere anche un disturbo ereditario o un’infezione cronica alle vie urinarie o di ipertiroidismo. Spesso però, è solo il risultato di una dieta sregolata.
Per evitare che si formino dei calcoli renali, è importante tenere sotto controllo la propria alimentazione: ridurre l’uso del sale, dado, salumi, alimenti impanati, noccioline, caffè, barbabietole, fagioli, more, lamponi, fragole ribes, rabarbaro, uva, cioccolato, arance, birra, pepe e noci. È bene limitare, se non eliminare del tutto il consumo di alcol.CONTINUA A LEGGERE
Fonte: retenews24
La rara malattia di Luciana: “Sto diventando una ragazza-statua, ma non mollo”
È una malattia terribile quella che ha colpito questa povera ragazza di nome Luciana Wulkan. Lei è inglese e ha solo 18 anni, anche se la sua determinazione e la sua voglia di vivere la rendono un persone di certo più matura della sua età. Questa povera ragazza soffre, infatti, della rara patologia nota come Fop, fibrodisplasia ossificante progressiva, una malattia genetica devastante che finora ha colpito 800 persone nel modno. In pratica la malattia le sta progressivamente bloccando il corpo rendendolo simile a quello di una statua. Il suo corpo, in pratica di sta ossificando: frammenti di ossa si manifestano nei muscoli, nei tendini, nei legamenti e in altri tessuti connettivi. La fibrodisplasia ossificante progressiva è nota anche come Sindrome dell’uomo di pietra. I bambini con questa malattia, alla nascita sembrano normalissimi ma cominciano ad avvertire i primi sintomi quasi subito, a partire dal collo.
Questa malattia, ovviamente, porta progressivamente alla morte. Chi ce l’ha ha una speranza di vita piuttosto limitata, non supera i 30 anni. Luciana però non si è mai arresa e continua a combattere sperando in un miracolo della medicina.
Ecco cosa rivela alla stampa: “Voglio trovare un lavoro e vivere una vita normale” . e noi ci auguriamo che un giorni possa realizzare tutti i suoi sogni. CONTINUA A LEGGERE
Attenzione a questa malattia colpisce ogni parte del corpo
È una malattia ancora poco nota ma attualmente arreca agli individui numerosi fastidi e può addirittura portare problemi molto seri. Stiamo parlando della malattia nota come Tigna, si presenta sulla pelle con macchie rosate o rosse circolari, come quelle che vedete nell’immagine di copertina. Può colpire ogni parte del corpo inclusa testa e braccia.
Si può manifestare in modo volgare anche sul viso. Sui piedi si manifesta con tagli profondo e insenature giallastre. Questa malattia si contrae per via di funghi patogeni chiamati dermatofiti. Si manifesta soprattutto nei bambini.CONTINUA A LEGGERE
Psoriasi: tutti i rimedi naturali per la pelle
È una malattia molto più diffusa di quanto immaginiamo la psoriasi. Come forse molti già sanno è una malattia autoimmune. Si presenta con macchie di colore biancastro su tutto il corpo che portano bruciore e prurito.
Oggi fortunatamente esistono, dei rimedi naturali molto efficaci per limitarne sintomi e manifestazioni. Quello che oggi vi proponiamo è il Metodo Kousmine che previene e combatte malattie autoimmuni attraverso una dieta particolare. In fondo, il noi siamo quello che mangiamo vale sempre!
Sarebbe bene associare questa dieta anche la terapia solare: il sole riduce notevolmente i sintomi. Ovviamente, anche l’attività fisica è molto importante che anche un ottimo anti- stress, fattore scatenante della psoriasi. È possibile combattere questa malattia anche con la balneoterapia o cura idrotermale che prevede l’impiego di acque termali, preferibilmente acque sulfuree o acque bicarbonato-calcio magnesiche.
Prima di sperimentare in maniera autonoma qualsiasi tipo di terapia, è bene che chiediate sempre ad un medico specialista che possa indicarvi cosa è veramente buono per il vostro corpo. CONTINUA A LEGGERE
Autismo, i segnali: come riconoscere un bambino autistico
Tutti avrete sentito parlare di autismo. Ma di cosa si tratta veramente? L’Autismo è una sindrome che si diagnostica questa patologia attraverso interventi mirati, volti ad uno screening di tutti gli aspetti psicologici e fisici che questa sindrome comporta.
I genitori, quando viene diagnosticata la sindrome, sono messi al corrente del fatto che il loro piccolo non riuscirà con facilità ad avere delle interazioni, utilizzerà un linguaggio e un movimento corporeo non uguale agli altri, dunque vivrà nel suo mondo a cui non è permesso ad alcuno di accedere.
Attualmente esistono delle tecniche che permettono di gestire clinicamente il disturbo riducendo le sue conseguenze funzionali, ovvero:
le logiche Intensive Behavioural Intervention (IBI): lavoro intensivo tra i 20 e le 40 ore a settimana in cui si approfondiscono i punti di forza dell’individuo autistico
la Applied Behavior Analysis (ABA): ovvero si cerca da un lato di interpretare e modificare il comportamento del soggetto, dall’altro di stimolare le loro competenze.
il metodo Treatment and Education of Autistic and related Communication Handicapped Chilren (TEACCH): un modello che incorpora servizi per gli insegnati, i genitori e i bambini autistici.
Medici, psicologi, psicoterapeuti, insegnanti, famiglie: ecco l’équipe vincente che potrebbe fornire un intervento combinato proficuo per la salvezza di questi soggetti e la gioia dei loro cari: è necessario far assumere la consapevolezza di ogni periodo che la famiglia stia attraversando senza mai annebbiare il barlume di speranza che un giorno si potrà sorridere o ahimè piangere, ma tutti insieme.
Esplicazione dell’immagine:
Segnali di Autismo
Disegno 1: Il soggetto affetto da autismo evita gli occhi dell’interlocutore (bambino o adulto che sia);
Disegno 2: Il soggetto affetto da autismo non possiede un linguaggio appropriato o usa poche parole che non sono conformi alla sua età;
Disegno 3: Il soggetto affetto da autismo ripete sillabe e parole;
Disegno 4: Il soggetto affetto da autismo sembra sordo, non obbedisce agli ordini semplici o non risponde al suo nome;
Disegno 5: Il soggetto affetto da autismo gioca da solo;
Disegno 6: Il soggetto affetto da autismo non usa appropriatamente i giochi (esempio fa roteare la palla su se stessa ma non ne fa un uso comune, come lanciarla, cosa che, invece, fanno istintivamente ed usualmente i bimbi);
Disegno 7: Il soggetto affetto da autismo non partecipa ai giochi dei coetanei;
Disegno 8: Il soggetto affetto da autismo fa un uso eccessivo di televisione e computer;
Disegno 9: Il soggetto affetto da autismo tiene un comportamento stereotipato (svolazza con la mano o ripete costantemente piccoli salti);
Disegno 10: Il soggetto affetto da autismo ha temi ricorrenti e ripetitivi (ad esempio sempre gli stessi cartoni animati, figurine o dinosauri);
Disegno 11: Il soggetto affetto da autismo allinea macchinine, animali o qualsiasi altro gioco;
Disegno 12: Il soggetto affetto da autismo si sofferma con eccessiva insistenza a guardare dispositivi rotanti (ad esempio lavatrice o ventilatore);
Disegno 13: Il soggetto affetto da autismo è ipersensibile o iposensibile al rumore;
Disegno 14: Il soggetto affetto da autismo manca del senso del pericolo;
Disegno 15: Il soggetto affetto da autismo nei capricci dimostra di tollerare male le frustrazioni .
Milia: cos’è e come curarla
I suoi sintomi spesso vengono confusi con altri tipi di malattie. Stiamo parlando della Milia, caratterizzata dall’apparizione di strani pallini bianchi ruvidi al tatto. Non sono pericolose ma sono un fastidioso problema cosmetico. Vediamo da cosa sono causate e quali sono i rimedi più efficaci per eliminarle.
Le milia possono comparire a tutte le età ma sono molto diffuse tra i neonati, infatti è anche chiamata “acne infantile”, e si presenta su viso, intorno agli occhi e sulle guance. Le milia sono spesso dovute a una mancata esfoliazione della pelle oppure all’uso di creme che contengono steroidi, o alla prolungata esposizione ai raggi del sole.
Ci sono diversi tipi di milia:
1. Milia neonatale: Si può verificare nel 40% dei neonati e di solito dura poche settimane. Le milia nei neonati possono comparire su viso, testa e dorso.
2. Milia giovanile: Di solito si verifica a causa di disordini genetici.
3. Milia primaria in adulti e bambini: È causata dalla cheratina che resta intrappolata sotto la pelle e può presentarsi sulle palpebre, sulla fronte, o nell’area genitale. Di solito scompare in poche settimane ma può durare anche diversi mesi.
4. Milia in placche: È associata a disordini di tipo genetico o a disordini autoimmuni della pelle e può comparire su palpebre, orecchie, guance e mascella. Le cisti sono più grandi e si presentano soprattutto in donne di mezza età ma anche in adulti e ragazzi.
5. Milia multipla eruttiva: Si verifica con prurito in alcune zone del viso, sulle braccia e sul dorso. Le cisti compaiono dopo un po’ di tempo e vanno via dopo poche settimane o pochi mesi.
6. Milia traumatica: Questo tipo di milia compare a causa di piccole ferite della pelle, provocate da bruciature o eruzioni cutanee. Appaiono irritate e arrossate ai bordi e bianche al centro.
7. Milia associata all’uso di farmaci: L’utilizzo di creme a base di steroidi può provocare la comparsa di milia sulle zone trattate. Comunque, effetti collaterali di questo tipo, con altre pomate a uso topico, sono rari.
Come curare le milia: Di solito le milia infantili non vanno trattate in alcun modo perché vanno via da sole in poche settimane. Per gli adulti e gli adolescenti ci sono rimedi naturali creati apposta perché la milia tende a durare più a lungo.
È importante tenere il viso pulito e lavare la pelle dei neonati una volta al giorno mentre, i ragazzi e gli adulti, almeno due volte al giorno con acqua tiepida utilizzando un detergente delicato che non contenga profumo, coloranti o sostanze chimiche. Asciugare poi il viso con un asciugamano morbido. Gli adulti e i ragazzi, poi, devono utilizzare un trattamento esfoliante che sia solo idratante, e contenga vitamina A, se le milie sono diffuse e accompagnate da pelle secca mentre, se sono poche, si può scegliere un trattamento mirato a base di acido salicilico da applicare sulla zona una volta al giorno. Può essere utile anche applicare il retinolo che ha proprietà esfolianti da applicare una volta ogni due giorni prima di andare a dormire. Da non applicare sulle palpebre perché potrebbe causare irritazioni. Inoltre, soprattutto in caso di milie secondarie, è bene proteggersi dal sole e esporsi il meno possibile utilizzando sempre un cappello e una protezione viso dalla texture leggera per non ostruire i pori. Da evitare anche il trucco eccessivo e le creme pesanti che non lasciano respirare la pelle.
Giradito: cos’è e come curarlo
Ne avete mai sentito parlare? D’inverno è molto comune. In pratica, si verifica, se il vostro dito si gonfia, infiammandosi nella zona vicino all’unghia, potrebbe trattarsi di giradito (o patereccio), una fastidiosa infezione che può colpire un dito della mano o l’alluce del piede.
Lo sviluppo del giradito è favorito da piccole ferite o schegge che penetrano nei tessuti molli delle dita. Chi ha l’abitudine di mangiarsi le unghie e le pellicine (onicofagia) è più predisposto a questo tipo di infezione dato che le piccole ferite sono terreno fertile per i batteri.
I sintomi del petereccio cambiano a seconda che la zona maggiormente interessata sia l’unghia o il polpastrello. Nel primo caso, la zona attorno all’unghia sarà infiammata e gonfia e potrebbe capitare che l’unghia si stacchi un po’. Se l’infezione riguarda il polpastrello questo risulterà gonfio e si avvertirà una pulsazione interna che provocherà dolore anche senza toccare la zona colpita.
La terapia da adottare per la cura del patereccio si basa sulla causa che ha scatenato l’infezione. Se è di natura batterica allora si utilizzeranno antibiotici in pomata da utilizzare almeno due volte al giorno o secondo consiglio medico. Se invece l’infezione è scatenata da un fungo applicheremo una pomata antimicotica.
Nei casi più gravi, quando l’infezione è più profonda è necessario incidere l’ascesso per far fuoriuscire il pus: sarà il medico ad eseguire questo piccolo intervento applicando dopo una garza sterile e senza punti di sutura. Il ricorso a rimedi naturali può essere un valido aiuto per alleviare bruciore e gonfiore e per disinfettare la zona interessata.
Acqua e sale: è il primo e il più semplice rimedio che aiuta a ridurre il gonfiore e a disinfettare (grazie alla presenza del sale). Basta immergere la parte interessata in acqua tiepida e sale per circa 10 minuti almeno tre volte al giorno.
Aglio e cipolla: bisogna creare un composto con cipolla e aglio frullati nell’acqua e applicarlo sulla zona interessata un paio di volte al giorno.
Olio di tea tree: le sue proprietà antibatteriche e antimicotiche possono essere un valido aiuto per la cura del patereccio. Diluire tre o quattro gocce di olio di tea tree in olio di oliva e spalmarlo sul dito interessato e avvolgere con una garza. Ripetere un paio di volte al giorno.
Malva: è ottima per lenire bruciore e gonfiore. Effettuare impacchi di malva fredda o immergere il dito direttamente nell’infuso per circa 15 minuti.
Trombosi venosa: come riconoscere i sintomi della malattia
La trombosi venosa è una malattia che provoca la formazione di coaguli di sangue nelle vene del corpo che trasportano il sangue verso il cuore e i polmoni. Il suo sintomo più evidente è un dolore forte e bruciante simile ad un crampo in corrispondenza dell’arto colpito dal problema.
La trombosi venosa è una malattia molto comune che colpisce le vene del corpo che trasportano il sangue verso il cuore e i polmoni. Causa la formazione di un trombo, cioè un coagulo sanguigno che provoca l’occlusione del vaso, ostacolando la circolazione. Il sintomo più evidente della malattia è un dolore forte e bruciante simile ad un crampo in corrispondenza dell’arto colpito dal problema.
A volte è accompagnato anche da gonfiore, arrossamento ed aumento della temperatura in quella zona. La trombosi venosa può presentarsi in seguito ad interventi chirurgici ortopedici ed addominali, a traumi che hanno comportato l’immobilizzazione dell’arto o a una lunga degenza, ma spesso è provocata anche dalla gravidanza, dalla presenza di un tumore o dall’utilizzo degli estroprogestinici, sostanze contenute in alcuni anticoncezionali. Naturalmente, i più esposti solo coloro che hanno una predisposizione genetica alla malattia ma anche quelli che seguono uno stile di vita poco sano.
Se si teme di essere di fronte ad una trombosi venosa, bisogna rivolgersi ad un medico che solitamente interverrà con una terapia anticoagulante, somministrata sottocute o endovena, seguita da un trattamento a lungo termine a base di farmaci antagonisti della vitamina K che riescono ad inibire la sintesi di alcune proteine responsabili della coagulazione del sangue. In alternativa, può essere somministrato un farmaco dagli effetti molto più rapidi che, sfruttado l’azione di una molecola capace di bloccare il fattore di coagulazione, riesce a ridurre al minimo gli effetti della trombosi venosa.