Una delle beffe peggiori per il consumatore è quella di ritrovarsi una bolletta con importi da pagare più alti rispetto ai consumi reali. Spesso le aziende giustificano la differenza con le tasse e i nuovi prezzi, ma può anche capitare che dipenda tutto da un grave errore. PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE [nextpage title=”La vera residenza dell’utente”]
Un caso di questo tipo sta coinvolgendo l’Enel, come ricostruito dal sito Laleggepertutti.it.
In pratica, a essere sbagliata è la fascia tariffaria applicata, perché in alcuni casi l’azienda non “conosce” la vera residenza dell’utente. PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE [nextpage title=”Nuovi allacci”]
Nel contratto di fornitura è spiegato come per i nuovi allacci si abbiano cinque mesi per autocertificare la residenza e in caso di mancata comunicazione l’Enel dà altri 30 giorni di tempo. Se anche questo termine non viene rispettato si applica automaticamente la tariffa più alta, anche se si è residenti. PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE [nextpage title=”Uso domestico”]
Per capire se gli importi sono eccessivi bisogna verificare la presenza della voce “Uso domestico non residente con Tariffa D3 bioraria” nella bolletta. Se dovesse esserci questa voce e si è residenti si avrà la certezza che i costi sono più alti. PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 5 DELL’INDICE [nextpage title=”Errore da comunicare”]
Per rimediare è necessario comunicare all’Enel l’errore e richiedere la fascia tariffaria corretta (la D2). Inoltre, è possibile anche ottenere un rimborso, valido fino alle bollette di 10 anni prima.