Esce dallo stato vegetativo dopo tanti anni, quando inizia a parlare sconvolge tutti

Non tutti i bambini nascono in salute purtroppo, è spesso i genitori sono costretti a vivere un vero calvario per stare loro accanto e supportali con amore e affetto. Anche la vita di Martin Postorius è stata molto difficile. Quando aveva appena 12 anni gli venne diagnosticata una meningite criptococcica, un’infezione fungina delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Le condizioni del ragazzo”]

Giorno dopo giorno, le sue condizioni peggioravano, fino a quando entrò in coma, in stato vegetativo. Non poteva muoversi, non parlava più, in pratica non era più in grado di fare niente. I medici rivelarono ai genitori di Martin che se lo avessero portato a casa, con ogni probabilità lui sarebbe morto n pochi minuti. Eppure, i genitori di Martin sono stati al suo capezzale, per oltre 10 anni facendo tutto il necessario per mantenere in vita Martin. CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”La routine del padre per aiutarlo”]

Non ci furono miglioramenti purtroppo. Suo padre, ogni giorno si svegliava alle 5, lo vestiva e lo portava a fare fisioterapia. Gli faceva poi il bagno e gli dava a mangiare. Di notte, il suo papà metteva la sveglia ogni due ore per andarlo a girare nel letto per evitare che gli si formassero piaghe da decubito. CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Le parole della mamma “]

Tutti questi sacrifici per 12 anni: la mamma Joan, è letteralmente impazzita, un giorno ha persino detto al figlio in un attimo di disperazione totale “Spero che tu muoia”. Oggi la dona si è pentita di quelle parole, anche se le aveva dette sperando che con la sua morte, avrebbe attenuato le sofferenze del figlio stesso e di conseguenza, di tutta la famiglia. CLICCA SUL PUNTO 4 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Il risveglio”]

Dopo 12 anni Martin si è ripreso e ha raccontato la sua storia rivelando che non era in uno stato vegetativo, bensì in un corpo che non riusciva a controllare. Purtroppo, Martin non è mai riuscito a dimenticare le parole di sua mamma.CONTINUA A LEGGERE

Beve frullato e finisce in ospedale: arrestata ragazzina di 12 anni

Ci troviamo di fronte a un caso davvero assurdo, considerato che l’aspirante omicida è una ragazzina di soli 12 anni. La madre aveva deciso di sequestrale l’Iphone e per questo motivo ha scelto di avvelenarla con la candeggina. La ragazzina ha versato il liquido nel frullato che la madre stava bevendo, facendola finire immediatamente in ospedale. Il Daily Mail ha riportato la notizia, proveniente dalla città di Boulder, nel Colorodo. La donna non si era accorta di niente e aveva iniziato a sorseggiare la bevanda, ma ha subito accusato un malore che l’ha costretta ad essere trasportata con urgenza all’ospedale più vicino.

Inizialmente, i medici avevano classificato quanto accaduto come un incidente domestico; purtroppo la figlia 12enne ha tentato di avvelenare la mamma una seconda volta utilizzando la medesima strategia. La ragazzina avrebbe versato la candeggina nella caraffa d’acqua utilizzata dalla mamma ed è stata la polizia a scoprire il tutto. La donna ha subito sentito l’odore di candeggina e ha iniziato a sospettare della creatura che aveva messo al mondo, decidendo di metterla alle strette e di farla confessare.

La ragazzina ha così dichiarato la verità, giustificando il gesto come vendetta per la punizione che la madre aveva deciso di darle sequestrandole il cellulare. La 12enne è stata arrestata alla polizia, allertata dalla polizia da parte dell’ospedale, accusata di tentato omicidio.

Seviziò un ragazzo di 14 anni con un compressore: si becca 12 anni di carcere

Qualcuno di voi ricorderà la vicenda dello scorso 7 ottobre che vide protagonista un ragazzino di 14 anni, vittima di un uomo che in un autolavaggio nel quartiere di Pianura di Napoli, volle seviziarlo con un compressore.
L’uomo ha dovuto risarcira la vittima di ben 200mila euro. Risarcito anche il Comune di Napoli, parte civile nel processo. Il 24enne è stato tra l’altro condannato a trascorrere ben 12 anni della sua vita tra le mura di un carcere.
Forse è la pena più giusta per il reato che ha commesso. La vittima, infatti, a causa della sevizia dovette subire un intervento di chirurgia e una lunga degenza. Solo dopo 15 giorni i medici dell’Ospedale San Paolo di Napoli, in cui il minore venne ricoverato d’urgenza per perforazioni multiple, hanno dichiarato fuori pericolo il ragazzo. Poi il ritorno a casa con il peso della violenza subita.
Solo il tempo potrà fargli ritrovare la fiducia nell’uomo e nella sua natura.