Delle verità sconcertanti quelle venute alla luce dalla storia del convento di Frigento: voti di obbedienza ai fondatori sanciti con il sangue, molestie, cibi scaduti nonostante i lauti proventi dei benefattori, vocazioni forzate e confessioni sacramentali utilizzate come mezzo di ricatto.
Alcune suore del convento di Frigento hanno subito le pene dell’Inferno. La verità è emersa dal dossier inviato alla Procura della Repubblica di Avellino che sulla vicenda dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata (a Frigento) ha aperto un fascicolo.
Dalle denunce emerge uno scenario fatto di presunti abusi, atti di libidine e prevaricazioni messe in atto dal fondatore Padre Stefano Maria Manelli. Decine le suore ed ex-religiose uscite fuori dall’Istituto per le vessazioni, i ricatti e le mortificazioni subite, a partire dal patto di fedeltà sugellato con il sangue di un polpastrello punto da un ago.
Dagli atti emerge anche lo stato di miseria in cui vivevano le suore, diventate cieche o malate a seguito di una cattiva alimentazione. Eppure era enorme il giro di soldi all’interno dell’Istituto. Mistero anche sulla destinazione della beneficenza per le missioni.

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