Secondo la Banca d’Italia continua a scendere la spesa media di gestione di un conto corrente in Italia, che a fine anno è andata sotto quota 80 euro; nonostante le differenti valutazioni di Altroconsumo, si conferma comunque un trend al ribasso, derivante anche dall’apporto sempre più consistente delle alternative online.

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Quasi sei euro in meno all’anno: è questa la riduzione sui costi annui del conto corrente in Italia, secondo l’ultimo report della Banca d’Italia (che in realtà prende in esame i risultati definitivi del 2015). Rispetto all’anno precedente, chiuso a 82,3 euro, infatti, la spesa definitiva nei dodici mesi successivi è calata di 5,8 euro, portandosi appunto a 76,5 euro.

Calano i costi dei conti. Gli analisti di Palazzo Koch hanno individuato come fattori di questo decremento la riduzione degli oneri fissi, a cominciare dai canoni di base, e il ribasso delle commissioni applicate sulle disposizioni effettuate dalla clientela. Inoltre, anche l’online sta svolgendo la sua parte, visto che si moltiplicano le offerte di player sul Web come Ing Direct, che ha realizzato Conto Arancio, considerato uno dei principali conto corrente in Italia grazie ai suoi vantaggi per gli utenti.

Diminuzione delle spese fisse. Ma l’indagine annuale sui costi dei conti correnti delle famiglie italiane realizzata dalla Banca d’Italia evidenzia anche un trend di ribasso delle spese: nel quinquennio tra il 2010 e il 2015 la media per la gestione del conto corrente è diminuita del 3,4 per cento annuo, con una variazione complessiva che ha raggiunto i 14,6 euro. Nel 2010, infatti, la media delle spese era pari a 91,1 euro; la contrazione della spesa è dipesa per la parte preponderante (86 per cento) dalla riduzione delle spese fisse, mentre la parte restante riguarda le minori commissioni applicate sulle disposizioni.

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L’analisi di Bankitalia. Non cambiano invece a fine 2015 gli oneri per la commissione di messa a disposizione dei fondi, che sono applicate sulle aperture di credito in conto corrente, che restano appunto stabili intorno all’1,6 per cento del credito accordato; leggera diminuzione, invece, per le commissioni unitarie di istruttoria veloce, applicate sugli scoperti di conto, che calano sia per i conti affidati (da 34,8 a 29,7 euro) sia per quelli non affidati (da 27,4 a 26,9 euro), e registrano entrambe una contrazione dell’ammontare e della durata degli sconfinamenti.

La razionalizzazione delle reti bancarie. Che l’online stia imponendo nuove sfide (e soprattutto, nuove strategie) al sistema tradizionale del credito lo confermano anche le notizie che arrivano sul fronte delle riorganizzazioni aziendali annunciate dai 10 maggiori gruppi creditizi italiani, BancoPosta compreso. Guardando i piani, infatti, entro i prossimi quattro anni ci saranno qualcosa come 3300 chiusure nella rete degli sportelli bancari, che dunque calerà di oltre un decimo della rete territoriale, con altre migliaia di punti che saranno coinvolti in procedimenti di razionalizzazione dell’offerta.

Addio sportelli. Nel dettaglio, il piano industriale di Unicredit anticipa che entro il 2019 si procederà alla chiusura di 800 filiali in Italia; Ubi ha invece annunciato la chiusura di 280 filiali del gruppo, e anche Veneto Banca e Popolare di Vicenza (prima della fusione) si stavano muovendo verso l’eliminazione di centinaia di sportelli. Non differente la situazione in casa Banco Bpm, la nuova banca che nasce dalla fusione di Banco Popolare e Bpm: secondo l’amministratore delegato Giuseppe Castagna, infatti, ci sarà una riduzione di 335 sedi fisiche entro il 2019.

I piani delle banche. E se Carigesi avvia verso la riduzione della rete da 606 a 500 sportelli entro il 2020, la rete di Bper scenderà di 130 filiali già entro l’anno e Bnl prevede la chiusura di 100 filiali.Anche il piano industriale 2014/17 di Intesa Sanpaolo prevedeva la riduzione della rete italiana da 4.100 a 3.300 sportelli, di cui 500 sono ancora in fase di chiusura entro questo 2017; e le stesse Poste, come accennato, non sono fuori da questa partita, con l’intenzione ufficializzata dall’ad Francesco Caio di chiudere 455 sportelli e di procedere con 609 “razionalizzazioni” per portare la rete a circa 13mila sportelli entro il 2019.

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