Pensavano fosse solo un vecchio divano di seconda mano. Ma una sera hanno visto un rigonfiamento in uno dei cuscini…

Quando hanno acquistato un semplice divano usato, nel 2014, Lara, Reese e Cally non si sarebbero mai aspettati una sorpresa del genere. Questi tre studenti americani avevano pagato il divano appena 20 dollari. Una sera, uno di loro ha avvertito uno strano rigonfiamento sotto uno dei cuscini. .. PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”Il tesoro”]

Quando hanno scoperto a cosa fosse dovuto, sono rimasti increduli: dentro c’era una busta con 700 dollari. Ma nulla a confronto con quello che hanno trovato continuando a cercare: un totale di 40 mila euro! I tre ragazzi hanno deciso però di non tenerli: “Eravamo d’accordo sul restituire i soldi. Erano i loro. Non i nostri”… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”La ricompensa”]

Sono così risaliti alla proprietaria originaria, una signora che aveva nascosto quei soldi insieme al marito. La figlia però aveva deciso di comprarle un letto nuovo, senza sapere che si sarebbe liberata di un vero e proprio tesoro. La donna ha quindi ricompensato questi tre onesti studenti con 1000 euro a testa.

Odiava Sua Madre, Perché Aveva Un Solo Occhio, Dopo Anni La Scioccante Verità!!

Su internet ne girano tante di queste storie, alcune sono reali, altre no. Non sappiamo dirvi con esattezza se questa lo sia, ma di certo, a prescindere dalla veridicità, deve aiutare tutti noi a riflettere. Leggete…

“Un giorno, durante la scuola elementare, lei è entrata in classe per salutarmi. Ero così imbarazzato. 

Come ha potuto farmi questo? Le ho gettato uno sguardo odioso e lei corse fuori. Il giorno dopo a scuola uno dei miei compagni di classe mi disse: “EEEE, tua madre ha solo un occhio!” 

Volevo seppellirmi. Volevo che mia mamma sparisse dalla faccia della Terra. 

Quello stesso giorno sono rientrato a casa e le ho detto urlando: “Sei contenta? Ora sono lo zimbello della scuola! Perché non muori!” 

Mia madre non ha risposto… Non mi sono fermato neanche un attimo per pensare a quello che avevo detto, perché ero pieno di rabbia. Non ero consapevole dei suoi sentimenti. 

Volevo andare…

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via da quella casa e non avere più nulla a che fare con lei. Così ho studiato sodo e ho avuto la possibilità di andare all’estero a studiare. 

Mi sono sposato, ho comprato una casa tutta mia e ho avuto dei figli. Ero così felice della mia vita. 

Poi un giorno mia madre è venuta a trovarmi. Lei non mi vedeva da anni e non aveva mai incontrato i suoi nipoti. 

Quando si fermò davanti alla porta, i miei figli risero di lei. Io le dissi urlando come si era permessa di venire senza nessun invito. Infine le dissi: “Come osi venire a casa mia e spaventare i miei figli! Fuori di qui! ORA!!!” 

Dopo questo, mia madre rispose tranquillamente: “Oh, mi dispiace. Sicuramente ho sbagliato indirizzo.” E scomparve dalla vista. 

Un giorno, mi arrivò…

CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE [nextpage title=”Terza parte”]

una lettera con l’invito per una rimpatriata con i vecchi compagni di scuola. Così mentii a mia moglie dicendole che partivo per un viaggio d’affari. Dopo la rimpatriata, andai alla vecchia casa dove sono cresciuto…solo per curiosità. 

I miei vicini mi dissero che mia mamma era morta. Non versai una sola lacrima. Mi consegnarono una lettera che mia mamma scrisse per me…che diceva: 

CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE [nextpage title=”Quarta parte”]

“Mio carissimo figlio, 

Ti penso tutto il tempo. Mi dispiace per essere venuta a casa tua e di aver spaventato i bambini. 

Ero così felice quando ho saputo che stavi arrivando per la rimpatriata. Purtroppo non sarò neanche in grado di alzarmi dal letto per vederti. Mi dispiace per essere stata un costante motivo d’imbarazzo durante la tua infanzia. 

Vedi… quando eri molto piccolo, hai avuto un grave incidente, dove hai perso un occhio. Come mamma, non potevo sopportare questo..così decisi di donarti il mio. Ero così orgogliosa di mio figlio che ora avrebbe guardato il mondo al mio posto..proprio con quell’occhio. 

Con tutto il mio amore….Tua Mamma”

Nessuno è venuto fuori quando ha suonato il clacson, così il tassista ha bussato alla porta: Quello che è successo dopo ha cambiato la sua vita per sempre…

Questa storia ci aiuta a capire quanto nella vita contino davvero cose che spesso tendiamo a trascurare. Il protagonista è un tassista di New York, la cui vita è cambiata per sempre dopo questo avvenimento. L’uomo ha voluto condividere la sua avventura con il mondo intero. E questa è la sua storia, come la leggiamo sul portale Perdavvero.com… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=””]

“Ero stato chiamato per andare a prendere qualcuno. Come al solito, ho suonato il clacson, ma nessuno è venuto fuori. Ho suonato di nuovo, nessun risultato. Mi sono spazientito, era la mia ultima corsa per quel giorno e stavo proprio per lasciar perdere e andare via. Ho deciso di aspettare. Sono sceso dal taxi e, quando ho suonato il campanello, ho sentito una voce flebile dire: ‘Solo un momento, per favore’. Ci è voluto un po’ prima che la porta si aprisse e ne uscisse una minuta e anziana signora. Doveva avere almeno 90 anni e aveva una piccola valigia in mano. Dal momento che la porta era ancora aperta, potevo vedere dentro la sua casa. Sembrava che nessuno ci avesse vissuto per un lungo periodo. C’erano lenzuola sui mobili, le pareti erano spoglie, nessun orologio, quadro o foto. L’unica cosa che sono riuscito a vedere è stata una scatola piena di foto e ricordi, messa in un angolo. ‘Per favore, ragazzo, potresti portarmi la valigia fino alla macchina?”, mi ha chiesto la donna. L’ho presa e messa nel bagagliaio. Sono poi tornato da lei, l’ho presa sotto braccio e l’ho accompagnata lentamente verso l’auto. Mi ha ringraziato per l’aiuto. ‘Non lo dica nemmeno’, le ho risposto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=””]

‘Tratto tutti i miei clienti come tratterei mia madre’. Lei mi ha sorriso e ha detto: ‘Oh, che carino!’. È entrata nel taxi e mi ha chiesto di passare per il centro. ‘Ma non è la via più corta, allunghiamo di parecchio’, l’ho avvertita. ‘A me va bene. Non vado di fretta’, mi ha risposto. ‘Sto andando in ospizio’, ha continuato. Sono rimasto un po’ sorpreso quando ho sentito quelle parole. ‘Un ospizio è un posto dove la gente va a morire’, mi sono detto. ‘Non lascio nessun familiare’, ha proseguito lei con dolcezza. A quel punto ho spento il tassametro. ‘Quale strada devo prendere?’, le ho chiesto. Abbiamo trascorso le due ore successive insieme, ho guidato per la città e lei mi ha mostrato l’albergo dove aveva lavorato come centralinista. Siamo passati per così tanti posti, mi ha fatto vedere la casa in cui lei e il suo ultimo marito avevano vissuto, quando erano ancora giovani, e la scuola di danza dove aveva studiato da ragazzina. In alcune strade mi ha chiesto di guidare molto lentamente ed era attaccata al finestrino come avrebbe fatto un bambino curioso. Siamo arrivati all’ospizio che era ormai sera, era più piccolo di quello che mi ero immaginato. Quando siamo arrivati all’ingresso, due infermiere ci sono venute incontro. Hanno messo la donna su una sedia a rotelle e preso la sua valigia: ‘Quanto ti devo per la corsa?’ mi ha chiesto aprendo la borsa. ‘Niente’, le ho risposto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE[nextpage title=”Il ringraziamento”]

‘Ma tu ti devi guadagnare da vivere’ mi ha detto. ‘Ci sono altri clienti’, le ho risposto con un sorriso. Senza neanche pensarci, le ha dato un abbraccio forte e lei mi ha tenuto stretto. ‘Hai reso un’anziana donna, alla fine della sua vita, felice. Grazie!’ e i suoi occhi si sono riempiti di lacrime. Le ho stretto la mano e l’ho salutata. Mi sono ritrovato a girovagare per la città, non mi andava di vedere o parlare con nessuno. Cosa sarebbe successo se non avessi preso quella corsa? Cosa sarebbe successo se avessi suonato solo una volta e fossi andato via? Quando penso a quella sera, credo davvero di aver fatto uno degli incontri più importanti della mia vita. Abbiamo delle giornate così impegnate che spesso ci dimentichiamo di quello che conta. È tutto veloce. Ma penso davvero che sono i momenti più tranquilli e i gesti più piccoli a contare veramente. Dovremmo prenderci del tempo per goderne. Dovremmo essere pazienti e aspettare prima di suonare di nuovo il clacson” (da Perdavvero.com)

Questi genitori hanno festeggiato la nascita del loro figlio malato terminale ogni giorno. Ho pianto quando ho visto cosa hanno fatto il 99esimo giorno.

La storia di questa coppia, formata da Matt e Ginny Mooney dell’Arkansas (Stati Uniti), è davvero molto commovente. I due, non vedevano l’ora di “incontrare” il loro primo figlio. Al sesto mese di gravidanza per Ginny, i medici danno ai futuri genitori una notizia tremenda: il bambino non sopravvivrà. A quanto pare il piccolo, infatti, soffre di una malattia terribile: la sindrome di Edwards, anche conosciuta con il nome di trisomia 18. CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”La malattia del bimbo”]

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È una malattia genetica che causa la morte di molti bambini mentre sono ancora nel grembo materno o nei primi giorni di vita. Il piccolo però riesce a venire al mondo. I suoi genitori lo chiamano Eliot Hartman Mooney. A quanto pare le sue condizioni di salute sono compromesse: i suoi polmoni non sono sviluppati a sufficienza e ha un buco nel cuore. Poiché la sua vita è un miracolo ed ogni giorno è un regalo averlo ancora tra le braccia, i suoi genitori ogni giorno, alle 16:59, i suoi genitori festeggiano una specie di compleanno. CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”La vita del piccolo Eliot”]

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Gli servono cure speciali praticamente per tutto il giorno: i suoi polmoni hanno bisogno di ossigeno e viene alimentato attraverso un tubo. Matt e Ginny si sentono fortunati per ogni momento col loro bimbo. I progressi sono lenti ma ci sono. Il bimbo, dopo tre mesi, non dipende più da ossigeno e tubi. I genitori lo portano in ospedale per mostrare a medici e infermieri i suoi progressi eccezionali. Sono tutti senza parole, in pochi avrebbero scommesso che sarebbe sopravvissuto al parto. CLICCA SUL PUNTO 4 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Il tragico destino”]

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Purtroppo, al 99esimo giorno di vita, Eliot perde la vita. I genitori hanno liberato in cielo 99 palloncini durante il suo funerale, uno per ogni giorno che il figlio ha trascorso con loro. “È stato bello guardarli volare via, velocemente, proprio come te”, dice il padre nel video dedicato al figlio. CLICCA SUL PUNTO 5 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Le parole del suo papà”]

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“Oggi noi festeggiamo. Anche se ci manchi più di quanto potessimo immaginare, ci separa da te solo il tempo che ci è rimasto su questa terra. Ci vediamo presto, figliolo. Mamma e papà”. Ecco un video che vi spiegherà la loro storia: CLICCA SUL PUNTO 6 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Il video”]

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Fonte: Perdavvero

La storia del Dott. Hamer: perseguitato ed imprigionato per aver scoperto l’origine del cancro

Non molti lo conoscono, anche se la sua figura è stata molto importante nel corso della storia della medicina. Lui è il Dott. Hamer, un medico perseguitato, radiato dall’albo dei medici ed infine imprigionato per aver scoperto l’origine del cancro. Ecco in breve cosa gli è successo in vita. CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Ecco la storia del Dottore”]

Ryke Geer Hamer nasce in Germania nel 1935. A 18anni, dopo la maturità, inizia gli studi in medicina e teologia all’Università di Tubinger. Si specializza in medicina interna e iniziò a d occuparsi di ginecologia, in particolare delle donne malate di cancro. Nel 1976, Hamer con la moglie ed i suoi figli, decise di trasferirsi in Italia per prestare cure gratuite ai malati di cancro poveri. Purtroppo la sua famiglia dovette affrontare una dolorosa perdita. CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”Ecco l’evento che cambiò la sua vita per sempre”]

Il 18 agosto 1978, alle 3 del mattino il principe Vittorio Emanuele di Savoia, improvvisamente impazzito, sparò nei pressi dell’isola Cavallo al figlio del dott. Hamer, Dirk, che stava dormendo in barca. La sua vita fu appesa ad un filo per tre mesi, poi si spense de finitamente lasciando la famiglia sconvolta. Ecco come cambiò la vita del medico dopo questo episodio. CLICCA SUL PUNTO 4 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”La malattia ai testicoli di Hamer”]

Hamer, dopo questo tragico evento, si ammalò di cancro ai testicoli. Il fatto che il tumore fosse apparso proprio quando suo figlio morì, lo fece rifletter molto. Indagando, capì che c’era una connessione. Secondo Hamer, è stato il suo cervello, il dolore per la grave perdita a farlo ammalare. Ecco allora cosa fece. CLICCA SUL PUNTO 5 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”L’indagine sulla malattia”]
Indagò a fondo sulla malattia, esaminando molti casi di persone affette dal suo stesso tipo di cancro. così giunse a scoprire che è proprio un forte dolore che può far scattare nel cervello una specie di caos tra le cellule. Così, nell’ottobre 1981, decise di condividere con il mondo la sua scoperta in una conferenza medica. Ma poco prima di rivelare tutto, al dottore fu imposto il silenzio. Se avesse parlato, avrebbe dovuto lasciare il suo posto in clinica. Ecco allora cosa pensò di fare. CLICCA SUL PUNTO 6 PER CONTINUARE A LEGGERE

[nextpage title=”I risultati della ricerca”]

Dopo che i risultati delle sue ricerche furono respinti da diverse università e poli di ricerca medica, il dottore fu ritenuto pazzo e provarono ad internarlo. Ma lui non si arrese. Così alla fine, nel 1998, presso l’istituto oncologico S Elisabetta a Bratislava e il diparti cimento oncologico di Trnava si è proceduto alla verifica delle cinque leggi biologiche della Nuova Medicina a livello universitario trovandole perfettamente confermato. Finalmente le sue teorie trovarono la conferma tanto cercata.CONTINUA A LEGGERE

Sono stata alle porte del Paradiso e dell’Inferno e sono Ritornata per Gridarlo al Mondo intero!

Oggi vi parleremo dell’esperienza davvero incredibile che una signora di nome Gloria Polo ha vissuto in prima persona e che le ha permesso, secondo quanto da lei stessa affermato, di fare un tour nell’inferno e nel paradiso, un po’ come nei versi della Divina Commedia.
Ecco la sua testimonianza: vi invitiamo a leggerla con attenzione perché è ricca di particolari interessanti che potrebbero stimolare il vostro interesse soprattutto se siete persone religiose che credono in Dio. Gloria era a Bogotà (Colombia), era a Lisbona e Fatima, l’ultima settimana di Febbraio 2007, per dare la sua testimonianza. Per l’estratto in lingua originale dovreste cliccare sul sito : www.gloriapolo.com di un intervista che lei ha dato a Radio Maria in Colombia.

<<Fratelli e sorelle, è meraviglioso per me condividere con voi in questo istante, l’ineffabile grazia che mi ha dato Nostro Signore, ormai più di dieci anni fa.
Mi trovavo all’Università Nazionale della Colombia a Bogotà (nel maggio 1995). Con mio nipote, dentista come me, noi preparavamo una lezione.
Quel venerdì pomeriggio, mio marito ci accompagnò perchè noi dovevamo prendere dei libri alla Facoltà. Pioveva molto e mio nipote ed io stessa, ci riparavamo sotto un piccolo ombrello. Mio marito, coperto da un impermeabile si avvicinò alla biblioteca del Campus. Mio nipote ed io lo seguivamo, ci siamo diretti verso degli alberi per sfuggire agli scrosci d’acqua.
In quell’attimo siamo stati tutt’e due colpiti da un fulmine. Mio nipote è morto sul colpo; era giovane e nonostante la sua giovane età, si era consacrato a Nostro Signore; aveva una grande devozione per Gesù Bambino.
Portava ogni giorno la Sua Santa Immagine in un cristallo di quarzo sul suo petto. Secondo l’autopsia il fulmine era passato per l’immagine; carbonizzò il suo cuore e uscì sotto i suoi piedi.
Esteriormente non presentava alcuna traccia di bruciature.
Per quanto mi riguarda, il mio corpo fu bruciato in modo orribile, sia all’interno che all’esterno. Questo corpo che voi ora avete davanti, risanato, lo è per la grazia della misericordia divina. Il fulmine mi aveva carbonizzato, io non avevo più i seni e praticamente tutta la mia carne e una parte delle mie costo erano scomparse. Il fulmine è uscito dal mio piede destro dopo aver bruciato quasi completamente il mio stomaco, il mio fegato, i miei reni e i miei polmoni.
Io praticavo la contraccezione e portavo una spirale intra uterina in rame. Il rame essendo un eccellente conduttore d’elettricità, carbonizzò le mie ovaie. Mi trovai perciò con un arresto cardiaco, senza vita, il mio corpo aveva dei soprassalti a causa dell’elettricità che aveva ancora.
Ma questo è solamente per quello che riguarda la parte fisica di me stessa perché, quando la mia carne fu bruciata, nello stesso istante mi ritrovai in un bellissimo tunnel di luce bianca, piena di gioia e di pace; nessuna parola può descrivere la grandezza di quel momento di ferità. L’apoteosi dell’istante era immensa.
Io mi sentivo felice e piena di gioia, perché non ero più soggetta alla legge di gravità. Alla fine del tunnel, io vidi come un sole da dove proveniva una luce straordinaria. Ve la descriverei come bianca per darvene una certa idea, ma in realtà
Nessun colore di questa terra è paragonabile a questo splendore. Io ne percepivo la sorgente di tutt’amore e pace.
Nel mentre che mi elevavo, realizzai che stavo morendo. In quell’istante ho pensato ai miei figli e mi sono detta: “Oh, mio Dio, i miei figli, che penseranno di me? La mamma molto attiva che ero stata, non ha mai avuto tempo da dedicare a loro!” Mi era possibile vedere la mia vita quale era stata realmente e questo mi rattristava.
Io lasciavo la casa ogni giorno per cambiare il mondo e non ero mai stata capace di occuparmi dei miei figli.
In quell’istante di vuoto che provavo a causa dei miei figli io vidi qualcosa di magnifico: il mio corpo non faceva più parte dello spazio e del tempo. In un istante mi era possibile abbracciare con lo sguardo tutto il mondo: quello dei vivi e quello dei morti.
Ho potuto sentire i miei nonni e i miei genitori defunti. Ho potuto stringere a me tutto il mondo, era un bellissimo momento!
Capii allora di aver sbagliato credendo alla reincarnazione di cui mi ero fatta avvocato.
Io avevo l’abitudine di “vedere” dappertutto mio nonno e mio bisnonno. Ma là essi mi abbracciavano ed ero in mezzo a loro. Nel medesimo istante noi eravamo vicini a tutte le persone che io avevo conosciuto nella mia vita.
Durante questi così belli fuori dal mio corpo, io avevo perduto la nozione del tempo. Il mio modo di vedere era cambiato: (sulla terra) io distinguevo tra chi era grasso, chi era di altra razza o disgraziato, perché avevo sempre dei pregiudizi.
Fuori del mio corpo io consideravo le persone interiormente (l’anima), . Com’è bello vedere la gente interiormente (l’anima)!
Io potevo conoscere i loro pensieri e i loro sentimenti. Io li abbracciavo tutti in un istante mentre continuavo a salire sempre più in alto e piena di gioia. Capii allora che potevo godere di una vista magnifica, di n lago di una bellezza straordinaria.
Ma in quel momento, sentii la voce di mio marito che piangeva e mi chiamava singhiozzando:”Gloria, ti prego, non andartene! Gloria svegliati! Non abbandonare i ragazzi, Gloria” L’ho guardato e non solo l’ho visto ma ho sentito il suo profondo dolore.
E il Signore mi ha permesso di tornare anche se non era mio desiderio. Io provavo una si grande gioia, tanta pace e felicità! Ed ecco che discendo ormai lentamente verso il mio corpo ove io giacevo senza vita. Esso era posto su una barella, al centro medico del Campus.
Io potevo vedere i medici che mi facevano l’elettrochoc e tentavano di rianimarmi dopo l’arresto cardiaco che avevo avuto. Noi siamo rimasti lì per due ore e mezzo. Prima, questi dottori non ci potevano toccare perché i nostri corpi erano ancora troppo conduttori di elettricità; dopo quando poterono, si sforzarono di richiamarci alla vita.
Io mi posai vicino alla testa e sentii come uno choc che mi entrò violentemente all’interno del mio corpo. Questo fu doloroso perché questo faceva scintille da tutte le parti. Io mi vidi incorporato a qualcosa di così stretto. Le mie carni morte e bruciate mi facevano male. Esse sprigionavano fumo e vapore.
Ma la ferita più orribile era quella della mia vanità: Io ero una donna di mondo, un dirigente, un’ intellettuale, una studiosa schiava del suo corpo, della bellezza e della moda. Io facevo della ginnastica quattro ore al giorno, per avere un corpo snello: massaggi terapie, diete di ogni genere, etc. Questa era la mia vita, una routine che mi incatenava al culto della bellezza del corpo. Io mi dicevo: “Ho dei bei seni, tanto vale mostrarli. Non c’è nessuna ragione di nasconderli.”
Lo stesso per le mie gambe, perché io credevo di avere delle belle gambe e un bel petto! Ma in un istante, avevo visto con orrore che avevo passato la mia vita a prendere cura del mio corpo. L’amore per il mio corpo era divenuto il centro della mia esistenza.
Ora, in questo momento, non avevo più corpo, niente petto, niente se non un orribile buco. Il mio seno sinistro in particolare era sparito. Ma il peggio, era che le mie gambe non erano che piaghe aperte senza carne, completamente bruciate e carbonizzate.
Di là, mi trasportano all’ospedale ove mi dirigono d’urgenza alla sala operatoria ove cominciano a raschiare e pulire le bruciature.
Quando ero sotto anestesia, ecco che esco di nuovo dal mio corpo e che vedo ciò che i chirurghi sono in procinto di farmi.
Io ero preoccupata per le mie gambe.
Di colpo passai un momento orribile: tutta la mia vita, io non ero stata che una cattolica di “regime”: Il mio rapporto con il Signore era la Santa Messa della domenica, per non più di 25 minuti, là dove l’omelìa del sacerdote era più breve, perchè non ne potevo sopportare di più. Tale era la mia relazione con il Signore. Tutte le correnti (di pensiero) del mondo m’avevano influenzato come una banderuola.
Un giorno, quand’ero gia Dentista professionista avevo sentito un prete affermare che l’inferno come i diavoli, non esistevano. Ora questa era la sola cosa che mi tratteneva per frequentare la Chiesa. Sentendo tale affermazione, io mi dissi che saremo andati tutti in paradiso, indipendentemente da quello che noi siamo e mi allontanai completamente dal Signore.
Le mie conversazioni divennero malsane perché non potevo più reprimere il peccato. Io cominciai a dire a tutti che il diavolo non esisteva e che quella era una invenzione dei preti, che c’era della manipolazione…
Quando uscivo con i miei colleghi dell’università, dicevo loro che Dio non esisteva e che noi eravamo un prodotto dell’evoluzione. Ma in quell’istante, là, nella sala operatoria, io ero veramente terrificata vedevo dei diavoli venire verso di me perché io ero la loro preda. Dai muri della sala operatoria io vidi spuntare molta gente.
All’inizio, sembravano normali, ma in seguito essi avevano dei visi pieni di odio, detestabili. In quel momento, per una certa perspicacia che mi fu data, capii che io appartavo a ciascuno di loro.
Io compresi che il peccato non era senza conseguenze e che la menzogna più infame del demonio, era quella di far credere che egli non esisteva.
Io li vedevo tutti venire a cercarmi, immaginate il mio spavento! Il mio spirito intellettuale e scientifico non mi era di nessun aiuto. Io volevo ritornare nel mio corpo , ma quello non mi lasciava entrare. Io corsi allora verso l’esterno della stanza, sperando di nascondermi da qualche parte tra i corridoi dell’ospedale ma di fatto finii di saltare nel vuoto.
Io cadevo in un tunnel ce mi aspirava verso il basso. All’inizio c’era della luce e questo assomigliava a un alveare d’api. C’era moltissima gente. Ma presto cominciai a discendere passando per dei tunnels completamente oscuri.
Non c’è alcun paragone tra l’oscurità di quel luogo e la più totale oscurità della terra quando non potrebbe comparire la luce delle stelle. Questa oscurità suscita sofferenza, orrore e vergogna. L’odore era pestilenziale.
Quando infine finii di discendere questi tunnels, io atterrai su una piattaforma. Io che avevo l’abitudine di dichiarare che avevo una volontà d’acciaio e che nulla era troppo per me… là, la mia volontà non serviva a niente, io non riuscivo affatto a risalire.
A un certo punto, io vidi aprirsi al suolo come un gigantesco baratro e vidi un immenso abisso senza fondo. La cosa più orribile di questo buco spalancato era che vi si percepiva l’assenza assoluta dell’amore di Dio e questo, senza la minima speranza.
Il precipizio mi aspirava ed io ero terrificata. Sapevo che se andavo là dentro, la mia anima ne moriva. Io ero trascinata verso questo orrore, qualcuno m’aveva preso per i piedi. Il mio corpo entrava ormai in questo buco e fu un momento di estrema sofferenza e di spavento.
Il mio ateismo mi abbandonò e cominciai a gridare verso le anime del Purgatorio per avere dell’aiuto.
Mentre urlavo, sentivo un dolore fortissimo perché mi fu dato di capire che migliaia e migliaia di esseri umani si trovavano là, soprattutto dei giovani.
E’ con terrore che sento stridore di denti, grida orribili, e dei gemiti che mi scuotevano nel più profondo del mio essere.
Mi sono stati necessari degli anni prima di rimettermi perché ogni volta che mi ricordavo di questi istanti, piangevo pensando alle loro terribili sofferenze. Compresi che è là che vanno le anime dei suicidi, che in un attimo di disperazione, si ritrovano in mezzo a questi orrori. Ma il tormento più indicibile, era l’assenza di Dio. Non si poteva percepire Dio.
In quei tormenti, mi sono messa a gridare:”Chi ha potuto commettere un errore simile?
Io sono quasi una santa: non ho mai rubato, non ho mai ucciso, ho dato da mangiare ai poveri, ho fatto cure dentarie gratuite a che ne necessitava; che ci faccio qui? Io andavo alla Messa la domenica… io ho mai mancato alla messa domenicale non più di cinque volte nella mia vita! Allora perché sono qui? Io sono cattolica, vi prego, sono cattolica, fatemi uscire di qui!”
Mentre gridavo che ero cattolica scorsi un debole bagliore. E io vi posso assicurare che in quel posto la più piccola luce era il più bello dei doni. Io vidi dei gradini al di sopra del precipizio e ho riconosciuto mio padre, deceduto cinque anni prima.
Molto vicina e quattro gradini più in alto, stava mia madre in preghiera, illuminata di più dalla luce.
Il vederli, mi riempì di gioia e dissi loro: ”Papà, Mamma, fatemi uscire! Vi supplico, fatemi uscire!
Quando si chinarono verso l’abisso. Voi dovreste vedere il loro immenso dispiacere.
Il quel posto, voi potete percepire i sentimenti degli altri e sentire le loro pene. Mio padre si mise a piangere tenendo la testa tra le sue mani:”Figlia mia, figlia mia!” diceva. Mamma pregava e capii che essi non mi potevano far uscire di là, la mia pena si accrebbe della loro perché essi condividevano la mia.
Così, io mi misi a gridare di nuovo: “Vi supplico, fatemi uscire di qui! Io sono cattolica! Chi ha potuto commettere un tale errore? Vi supplico, fatemi uscire di qui!
Questa volta, una voce si fece sentire, una voce così dolce che fece tremare la mia anima. Tutto allora fu inondato d’amore e di pace e tutte queste tetre creature che mi circondavano scapparono perché esse non possono stare di fronte all’Amore. Questa voce preziosa mi dice: ”Benissimo, poiché tu sei cattolica, dimmi quali sono i comandamenti di Dio.”
Ecco una mossa sbagliata da parte mia. Sapevo che aveva dieci comandamenti, punto e nient’altro. Che fare? Mamma mi parlava sempre del primo comandamento d’amore: non avevo che da ripetere ciò che lei mi diceva. Pensai di improvvisare e nascondere così la mia ignoranza degli altri (comandamenti). Io credevo di potermela cavare, come sulla terra dove trovavo sempre una buona scusa; e mi giustificai difendendomi per mascherare la mia ignoranza.
Dissi: “Amerai il Signore, tuo Dio al di sopra di tutto ed il prossimo come te stesso”. Sentii allora: “Benissimo, li hai tu amati?” I risposi. “Sì li ho amati, li ho amati, li ho amati!”
E mi fu risposto: “No. Tu non hai amato il Signore tuo Dio al di sopra di tutto e ancora meno il tuo prossimo come te stessa. Tu ti sei creata un dio che tu adattavi alla tua vita e tu te ne servivi solamente nel caso di urgente bisogno.
Tu ti prosternavi davanti a lui quando eri povera, quando la tua famiglia era umile e quando desideravi andare all’università. In quei momenti, tu pregavi sovente e ti inginocchiavi per delle ore per supplicare il tuo dio di farti uscire dalla miseria; perché ti accordasse il diploma che ti permetteva di diventare qualcuno. Ogni volta che tu avevi bisogno di soldi tu recitavi il rosario. Ecco la tua relazione con il Signore”.
Sì, devo riconoscere che prendevo il rosario e aspettavo del denaro in cambio, tale era la mia relazione con il Signore.
Mi fu dato da vedere subito il diploma preso e la notorietà ottenuta, non ebbi mai il minimo sentimento d’amore per il Signore. Essere riconoscente, no, mai!
Quando aprivo gli occhi al mattino, io non avevo mai un grazie per il giorno nuovo che il Signore mi dava da vivere, non Lo ringraziavo mai per la mia salute, per la vita dei miei figli, per tutto ciò che mi aveva donato.
Era l’ingratitudine più totale. Io non avevo compassione per i bisognosi. In pratica, tu collocavi il Signore così in basso che avevi più confidenza con i responsi di Mercurio e di Venere.
Tu eri accecata dall’Astrologia, proclamando che le stelle dirigevano la tua vita!
Tu vagabondavi verso tutte le dottrine del mondo, Tu credevi che saresti morta per rinascere ancora! E tu hai dimenticato la misericordia. Tu ti sei dimenticata che sei stata riscattata dal Sangue di Dio. Ora mi mette alla prova con i dieci comandamenti. Ora mi dimostra che pretendevo di amare Dio ma che in realtà, era satana che io amavo.
Così, un giorno, una donna era entrata nel mio studio dentistico per offrirmi i suoi servizi di magìa ed io le avevo detto: “Non ci credo, ma lasciate questo portafortuna qui nel caso che funzioni”. Io avevo messo in un angolo, un ferro da cavallo ed un cactus, tenuti per allontanare le energie cattive.
Come tutto questo era vergognoso! Questo fu un esame della mia vita a partire dai dieci comandamenti. Mi fu mostrato quel che era stato il mio comportamento faccia a faccia col mio prossimo. Mi fu fatto vedere come io pretendessi di amare Dio mentre avevo l’abitudine di criticare tutti, di puntare il dito su ciascuno, io la santissima Gloria! Mi si mostrò come ero invidiosa ed ingrata! Io non avevo mai provato riconoscenza verso i miei genitori che mi avevano dato il loro amore ed avevano fatto tanti sacrifici per educarmi e mandarmi all’Università. Dall’ottenimento del diploma, essi divennero anche miei inferiori; aveva anche vergogna di mia madre a causa della sua povertà, della sua semplicità e della sua umiltà.
Per quanto concerne il mio comportamento come moglie,mi fu mostrato che mi lamentavo sempre, dalla mattina alla sera. Se mio marito mi diceva: “Buongiorno”, io replicavo: “Perché questo giorno sia buono quando fuori piove”. Mi lamentavo anche continuamente dei miei figli: Mi fu mostrato che non avevo mai amato né avuto compassione per i miei fratelli e sorelle della terra.
E il Signore mi dice: “Tu non hai mai avuto considerazione per i malati nella loro solitudine, tu non hai mai tenuto loro compagnia. Tu non hai mai avuto compassione degli orfani, di tutti questi bambini infelici”. Io avevo un cuore di pietra dentro un guscio di noce. Su questa prova dei dieci comandamenti, io non avevo una mezza risposta corretta.
Era terribile, devastante! Io ero completamente sconvolta. E mi dicevo: “Almeno on mi potrà rimproverare di avere ucciso qualcuno! Per esempio, compravo delle provviste per i bisognosi; questo non era per amore, piuttosto per apparire generosa, e per il piacere che avevo di manipolare quelli che erano nel bisogno. Dicevo loro: “Prendete queste provviste e andate al mio posto alla riunione dei genitori e dei professori perché io non ho il tempo di parteciparvi”.
Inoltre, amavo essere circondata da persone che mi incensavano. Mi ero fatta una certa immagine di me stessa.
Il tuo dio era il denaro, mi ha ancora detto. Tu sei stata condannata a causa del denaro. E’ per questa ragione che sei sprofondata nell’abisso e che tu ti sei allontanata dal Signore.
Noi eravamo stati effettivamente ricchi, ma alla fine eravamo diventati insolvibili, senza un soldo e peni di debiti. Per tutta risposta, gridai: “ Che denaro? Sulla terra, noi abbiamo lasciato un sacco di debiti!”
Quando venni ad un secondo comandamento, io vidi con tristezza che nella mia infanzia, avevo presto capito che la menzogna era un eccellente mezzo per evitare le severe punizioni di mamma.
Io cominciai mano nella mano con il padre della menzogna (satana) e divenni bugiarda. I miei peccati aumentavano come le mie menzogne. Io avevo osservato come mamma rispettava il Signore ed il Suo Nome Santissimo. I vi trovai un’arma per me e mi misi a bestemmiare il Suo Nome. Dicevo: Mamma, io giuro su Dio che…”. E così evitavo le punizioni. Immaginate le mie menzogne , implicando il Nome Santissimo del Signore…
E notate, fratelli e sorelle che le parole non sono mai vane perché quando mia madre non mi credeva, avevo preso l’abitudine di dirle: “ Mamma, se io mento, che un fulmine mi colpisca qui e subito”. Se le parole sono volate via con il tempo, si riscontra che il fulmine mi ha bella e ben colpito; mi ha carbonizzato ed è grazie alla misericordia divina che io ora sono qui.
Mi fu mostrato come, io che mi dichiaravo cattolica, non rispettassi nessuna delle mie promesse e come utilizzavo futilmente il nome di Dio.
Io fui sorpresa di vedere che alla presenza del Signore, tutte queste orribili creature che mi circondavano, si prosternavano in adorazione. Io vidi la Vergine Maria ai piedi del Signore che pregava ed intercedeva per me.>>
Sono parole forti, un racconto che colpisce il cuore e l’anima.CONTINUA A LEGGERE
Fonte: Laluce di Maria

Questa storia è di una realtà pazzesca: assolutamente da LEGGERE!

Purtroppo al giorno d’oggi la fregatura è sempre dietro l’angolo, bisogna tenere gli occhi aperti in ogni circostanza. Ed è un discorso che vale per tutti i cittadini qualunque carica ricoprano o qualunque lavoro svolgano.
Ecco una storia che vi farà riflettere circa questo aspetto del nostro paese:
“Un sindaco chiede un preventivo per pitturare la facciata del municipio e gli arrivano tre offerte.

Quella di un Bergamasco di 3.000 euro, quella di un milanese di 6.000 e quella di un napoletano 9.000 euro. Davanti a tali differenze convoca una riunione con i tre concorrenti affinché giustifichino i loro preventivi.

Il bergamasco gli dice che vuole usare una vernice acrilica per esterni che costa 1.000 euro e che vuole dare due mani, poi tra impalcature e pennelli si spendono altri 1.000 euro ed il resto è il suo guadagno.

Il milanese giustifica il suo preventivo dicendo che lui è il miglior pittore in circolazione, che usa una vernice poliuretanica e che vuole dare tre mani. La pittura viene quindi 3.000 euro, tra impalcature e pennelli si spendono altri 2.000 euro e gli altri 1.000 sono il suo guadagno.

Il napoletano, che viene ascoltato solo per curiosità poichè il suo preventivo non è paragonabile agli altri, dice:

“Sindaco, il mio è sicuramente il preventivo migliore: 3.000 euro sono per te, 3.000 sono per me e 3.000 sono per il tedesco che pittura la facciata…”
C’è sempre una ragione che spiega tutto!CONTINUA A LEGGERE
Fonte: Attivotv

Delle Amiche Fanno Insieme Una Vacanza, Quando Arrivano In Albergo Scoprono Che….

La storia che vi faremo leggere vi farà riflettere su cosa sarebbe meglio fare quando incontriamo una persone che sembra quella giusta e soprattutto ci invita a non desiderare mai troppo, si finisce col perdere tutto e col ritrovarsi davanti a verità davvero sconcertanti.
Ecco il testo:
“Delle amiche decidono di regalarsi una vacanza. Prenotano l’aereo, si mettono uno zaino in spalle e si godono l’inizio del loro viaggio avventuroso.
Arrivate a Lisbona, in Portogallo, la prima cosa che fanno è cercare un albergo dove passare la notte. Camminando, camminando arrivano davanti ad uno strano hotel con un’insegna che riportava: Per sole donne!
Le ragazze erano molto incuriosite da questo albergo. Non capivano come mai fosse solo per donne. Entrano e chiedono le informazioni al receptionist che gli spiega alcune regole dell’hotel. “Care ragazze questo albergo è molto grande ha ben 5 piani, voi man mano che salite, potete scegliere a che piano fermarmi. In ogni piano trovate dei cartelli che vi indicano cosa si trova in quel piano. L’unica regola è che dopo aver lasciato il piano non potete tornare indietro.”
Le ragazze si consultano tra di loro e decidono di passare la notte lì. Così iniziano a salire, passano il primo piano dove trovano un cartello con scritto: ” Tutti gli uomini, in questo piano, sono amanti mediocri ma hanno un animo sensibile e gentile.” Dopo aver letto il cartello, scoppiano a ridere e senza aver alcun dubbio decidono di salire al secondo piano. Qui il cartello riportava “Qui gli uomini sono degli amanti esperti ma non sanno trattare bene le donne.” Ovviamente senza esitare, salgono al piano superiore e leggono il cartello ” Qui gli uomini sono amanti passionali, rispettosi e molto attenti alle esigenze delle donne.”

Si guardano, pensano che potrebbe andare bene, ma poi realizzano che ci sono altri due piani da visitare e decidono di salire al quarto piano. Qui il cartello dice ” Qui gli uomini sono tutti affascinati, intriganti, belli, ricchi, sensibili e premurosi, sono dei perfetti amanti” Le ragazze sono tentate di fermarsi, ma pensano ancora che potrebbe esserci di meglio, cosi decidono di salire al quinto piano. Quando leggono il cartello restano stupite: “Qui non ci sono uomini. Il quinto piano è stato costruito solo per dimostrare che è impossibile accontentare una donna!”
È chiaro che la storia è stata scritta e ideata a partire da un luogo comune sulle donne che in fondo in fondo è anche vero ma riguarda anche gli uomini! Non credete?CONTINUA A LEGGERE
Fonte:Linkdapazzi

Quest’uomo porta tra le braccia la moglie tradita sulla soglia di casa. Poi nota che qualcosa…

Le coppie di oggi, spesso risolvono i problemi con una parolina magica che sta diventando sempre più comune: il divorzio. Prima di arrivare ad una tale decisione bisognerebbe rifletter però sul legame col partner e se si possa in qualche modo recuperare e soprattutto porsi una domanda: cos’è che non va più? Ecco una storia che vi farà riflettere.
“Un giorno, tornai a casa, portando la cena a mia moglie, le presi la mano e le dissi: “Voglio il divorzio”. Lei non sembrò per niente turbata e mi chiese, calma, il perché. La mia risposta fu evasiva e quello la fece arrabbiare. Gettò il piatto della cena e urlò: “Non sei un vero uomo!”. Non ci parlammo più per tutta la notte. Sapevo che cercava un motivo per il fallimento del nostro matrimonio, ma io non potevo dirle altro: mia aveva perso per colpa di Jane. Non l’amavo più e mi dispiaceva per lei!
Le mostrai, sentendomi in colpa, le carte per il divorzio, lasciandole casa, macchina e il 30% della mia azienda. Sembrava così irritata e strappò i documenti. La donna con cui avevo passato 10 anni della mia vita, era diventata un’estranea. Mi dispiaceva che lei avesse investito tempo, sforzi e risorse nel nostro matrimonio, ma non potevo rimangiarmi quello che avevo detto o quello che sentivo. Alla fine scoppiò in lacrime, la reazione che mi aspettavo dall’inizio e all’improvviso il divorzio sembrò più reale.
Quando tornai a casa dal lavoro il giorno dopo, la trovai seduta al tavolo intenta a scrivere. Non c’era niente da mangiare, andai dritto a letto e mi addormentai.
Il giorno dopo mi comunicò i suoi termini per il divorzio: non voleva nulla da me, ma mi chiese di trascorrere il mese successivo vicino a lei, come se niente fosse successo. Il motivo: nostro figlio aveva degli esami importanti proprio in quel periodo e non voleva caricarlo del peso della nostra separazione.
Mi chiese anche di pensare al giorno del nostro matrimonio, quando l’avevo portata sulla soglia della nostra casa tra le mie braccia e fino alla camera da letto. Da quel giorno e per un mese avrei dovuto portarla in braccio fuori dalla nostra camera. Pensai che fosse una richiesta folle, ma mi dissi d’accordo per rendere accettabili i nostri ultimi giorni insieme.
Il primo giorno eravamo tutti e due piuttosto goffi, ma nostro figlio applaudì, canticchiando: “Papà porta mamma in braccio!”. E le sue parole liberarono del dolore in me. La portai dalla camera da letto, fino alla sala da pranzo e fino alla porta d’ingresso. Lei chiuse gli occhi e disse a bassa voce: “Non dire nulla a nostro figlio del divorzio”. Annuì e la feci scendere.
Il secondo giorno, andò meglio. Lei si poggiò sul mio petto e io sentii il profumo della sua maglietta. Mi accorsi che era tanto che non guardavo mia moglie, il suo viso con le rughe, i capelli che piano piano diventavano bianchi. Il nostro matrimonio aveva lasciato dei segni. E per un momento mi chiesi cosa le avessi fatto.
Quando la presi in braccio il terzo giorno mi parve che fosse tornata un po’ di intimità tra noi: questa era la donna che mi aveva regalato 10 anni della sua vita. Il quarto e il quinto giorno questa vicinanza crebbe. E con l’avvicinarsi della fine del mese, portarla in braccio si rivelò ogni giorno più semplice, e mi accorsi all’improvviso che lei stava diventando più magra.
Un giorno il pensiero che lei avesse tanto dolore e amarezza nei miei confronti mi attraversò e, senza pensare, le accarezzai i capelli. In quel momento nostro figlio entrò e disse: “Papà, è tempo di prendere mamma”: era diventato un rituale del mattino per lui, mia moglie lo prese e lo avvicinò al petto. Mi girai dall’altra parte, avevo paura che qualcosa cambiasse. La presi tra le mie braccia e lei mi mise le mani intorno al collo, la strinsi forte, proprio come il giorno del nostro matrimonio.
L’ultimo giorno, quando provai a prenderla non ressi più. Sapevo quello che dovevo fare. Guidai fino all’appartamento di Jane, salii in fretta le scale e le dissi: “Mi dispiace, ma non voglio lasciare mia moglie”.
All’improvviso mi era tutto chiaro: avevo portato mia moglie all’altare, promettendole che ci sarei stato “finché morte non ci separi”. Tornando a casa, le presi dei fiori e quando il fioraio mi chiese cosa scrivere sul bigliettino, sorridendo gli dissi: “Ti prenderò tra le braccia ogni giorno, fino a che morte non ci separi”.
Con i fiori in mano e un sorriso enorme in viso, tornai a casa. Ma mia moglie era morta nel sonno mentre ero via. Scoprii in seguito che aveva combattuto il cancro negli ultimi mesi ma io ero così preoccupato per Jane che non mi ero accorto di nulla. Lei sapeva che sarebbe morta presto e non voleva che la storia del divorzio rovinasse il rapporto tra me e mio figlio. Ai suoi occhi, ero il papà più romantico del mondo. E così la portai per l’ultima volta sulla soglia di casa…”
Purtroppo non sempre ci rediamo conto dell’effettivo valore delle cose che abbiamo!CONTINUA A LEGGERE
Fonte: Attivotv.it

Tutti dovrebbero leggere questa storia e diffonderla per far riflettere tutta l’umanità!

Ci sono cose che si possono dire, comunicare, trasmette solo ricorrendo alla forza della parola. Proprio per questo oggi vi racconteremo una storia davvero particolare che vi farà riflettere sull’importanza dei legami familiari. Da leggere tutta d’un fiato:
“Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.” Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva” Mamma ti amo! “Sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.” Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.” Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire.”
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Fonte: attivotv