La professoressa aveva inflitto una nota sul registro a un suo alunno di 13 anni: “Oggi Adriano si è comportato male in classe… Anche se richiamato più volte ha continuato a fare dei piccoli rutti, disturbando la lezione”. Una decisione apparentemente sensata, dovuta, ma che non ha tenuto conto della situazione dello studente in questione. Adriano è infatti un ragazzino affetto da un grave ritardo cognitivo: quando aveva appena un mese di vita, una bronchiolite gli ha provocato una lesione cerebrale che ancora oggi gli impedisce di parlare e scrivere… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”La risposta della madre”]
Evidentemente, la stessa insegnante non aveva abbastanza chiara la situazione del suo alunno. In ogni caso, la mamma ha risposto così alla professoressa: “Ho sgridato Adriano per il suo comportamento. La nota positiva è che i rutti erano piccoli perché a casa li fa grandi”. La madre di Adriano ha poi aggiunto: “Non sa neanche cosa sia una nota. Adriano reagisce così quando non è interessato a ciò che gli sta intorno. È il suo modo per comunicare che qualcosa non va… Appena ho letto la nota mi sono messa a ridere, poi però ho riflettuto… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=””]
È un episodio emblematico di quello che spesso succede a scuola con ragazzi come Adriano. Nelle aule servono persone specializzate, capaci di andare incontro ai bisogni specifici degli studenti con disabilità più o meno gravi… Più si va avanti e più è difficile gestire questi ragazzi quando diventano adolescenti. E intanto si perde tempo prezioso. Se non vengono seguiti fin da piccoli poi peseranno ancora di più sul sistema sociale”.
