La sua disabilità è un impiccio: la decisione del preside lascia senza parole

Cristian è un ragazzino tetraplegico di 13 anni e non potrà andare in gita perché la carrozzina che usa è troppo ingombrante. Questa storia di discriminazione arriva dalla Romagna e il preside della…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE [nextpage title=”La reazione della madre”]

…scuola media ha preso una decisione drastica, finendo però nel mirino della critica. La madre di Cristian ha spiegato che suo figlio non può esprimere emozioni, ma questo non vuol dire che non le provi. La…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE [nextpage title=”Mancanza di tatto”]

…donna ha poi aggiunto che la scuola non ha neanche avvertito la famiglia della decisione di escluderlo. La mancanza di riguardo ha ferito ancora di più: il museo scelto per la gita non ha nemmeno barriere…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE [nextpage title=”Un bambino curioso”]

…architettoniche e i visitatori in carrozzina non mancano. Cristian, poi, è un ragazzino curioso e avrebbe apprezzato di sicuro questo momento: come spiegato dalla madre, esce spesso e sta con gli amici perché adora vedere il mondo.

Quando i compagni di classe dicono alla ragazza vittima di bullismo di buttarsi nel dirupo, la 13enne non ce la fa più

Tayla ha appena 13 anni, ma ha già un dramma alle spalle. Infatti, ha provato a togliersi la vita. I compagni di classe ella Dysart State School nel Queensland (Australia) l’avevano presa di mira. Non solo: le hanno rubato denaro e l’hanno insultata pesantemente (“Buttati dal dirupo, affoga, tagliati le vene, tanto a noi non importa”). Clicca sul punto 2 dell’indice per leggere il resto della storia[nextpage title=”Ecco il terribile racconto della ragazza”]
La ragazza aveva dato il suo numero di telefono ad alcuni compagni, che ne hanno approfittato per perseguitarla con messaggi di ogni sorta, invitandola persino al suicidio Tayla era così provata che non voleva neanche più andare a scuola. La madre ha raccontato tutto alla direzione della scuola che, come soluzione, ha pensato di di mettere la ragazza in una stanza isolata durante l’intervallo… “Non mi piaceva stare da sola, volevo andare fuori e giocare, volevo solo che mi lasciassero in pace… Mi sentivo in prigione”. Secondo il preside Talya era “strana” ed era quello il motivo di tanto accanimento. I genitori si sono rivolti a un gruppo di supporto e l’hanno portata in terapia, ma a nulla è valso questo tentativo. “Non so più cosa fare, dove trovare aiuto, la mia vita è un inferno. Per favore, firmate questa petizione, chiedendo alla Dysart State School di prendere posizione contro i bulli. Chiamiamo lo Stato perché faccia in modo che la scuola non ignori questo problema”, scriveva nel web con una petizione. La petizione di Tayla ha trovato consenso online e più di 10.000 persone hanno fatto richiesta alle autorità competenti. Centinaia di ragazzi hanno raccontato le loro terribili esperienze. Ma i ragazzi della scuola sono stati ancor più spietati, a tal punto di spingere la giovane verso il suicidio. “Volevo lasciare questo mondo e non tornare mai più”, ha raccontato. “La scuola non ha fatto nulla per proteggere mia figlia. Dovevamo andare via, non volevo mia figlia morta. E sentivo che era una cosa che sarebbe potuta succedere se fossimo rimasti. Sarebbe morta”. Essere andata via ha funzionato e la ragazza, finalmente, è tornata a sorridere. CONTINUA A LEGGERE