Il terremoto della scorsa notte che ha coinvolto diversi comuni in Umbria, Lazio e Marche ha riacceso il dibattito sui rischi che corre il nostro paese da questo punto di vista. Gli ultimi anni dell’Italia, in particolare, sono stati caratterizzati da terremoti di entità sempre diversa. CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE PER PROSEGUIRE NELLA LETTURA [nextpage title=”Le regioni italiane più colpite”]
Tra le regioni maggiormente colpite figurano l’Abruzzo (il sisma più recente, quello del 2009 all’Aquila), ma anche l’Emilia Romagna e la Sicilia, le quali sono regioni a forte rischio. CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE PER PROSEGUIRE NELLA LETTURA [nextpage title=”Un fenomeno che non si arresta”]
Entrando più nel dettaglio, queste zone del nostro paese sono caratterizzate da danni e scosse e quanto accaduto nelle ultime ore conferma che non il fenomeno non si è ancora arrestato. L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e il Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia (CRESME) hanno pubblicato dati poco incoraggianti. CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE PER PROSEGUIRE NELLA LETTURA[nextpage title=”I dati dell’ANCE e del CRISME”]
Secondo i due enti, infatti, quasi la metà della superficie italiana è potenzialmente soggetta a eventi sismici (il 44% per la precisione), il che vuol dire che 22 milioni di cittadini risiedono in aree a elebvato rischio. CLICCA SUL PUNTO 5 DELL’INDICE PER PROSEGUIRE NELLA LETTURA [nextpage title=”Fascia appenninica e Sud Italia”]
Una delle zone in cui il pericolo è maggiore è quella della fascia appenninica e dell’Italia meridionale: al primo posto figura la Campania, seguita da altre due regioni del Sud come la Sicilia e la Calabria.