Ricercatrice italiana, rifiutata anche come bidella. Ecco che lavoro fa adesso…

Il tema della cosiddetta “fuga dei cervelli” è sempre uno dei problemi principali che affligge il nostro Paese. Ai microfoni di Quotidiano.net, Sabina Berretta ha raccontato la sua esperienza. Oggi è una ricercatrice di Harvard, ma da neolaureata ha dovuto anche lei cercare fortuna all’estero: “Durante l’università alla facoltà di Medicina a Catania ho fatto ricerca per cinque anni senza stipendio, praticamente da volontaria. Nel ‘89 mi sono laureata e neanche a quel punto c’era posto per me in accademia. Dopo quell’esperienza da precaria ero molto delusa, ma amavo l’Italia e volevo restare”… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=”La decisione”]

Per restare nella sua Sicilia, era disposta anche a svolgere un ruolo meno qualificato come quello di bidella: “Il bidello della facoltà andava in pensione e si liberava il posto. Così io e altri miei colleghi abbiamo deciso di fare domanda. Nemmeno lì mi hanno assunta. Allora ho deciso: partecipare al bando per una borsa di studio alla Scuola di medicina del Mit. Sono stata presa e lì ho passato sei anni, prima di Harvard”… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”Oggi ha un ruolo importantissimo”]

Scelta azzeccata, oggi Sabina è docente di Neuroscienze al dipartimento di psichiatria e dirige l’Harvard Brain Tissue Resource Center, una banca dei cervelli tra le più grandi al mondo: “Ne arrivano circa 150: noi li possiamo accettare solo dagli Stati Uniti. In tutto ne abbiamo 3mila. Le innovazioni tecnologiche stanno raggiungendo livelli altissimi, ma ora manca la sostanza su cui fare ricerca. Abbiamo bisogno che più persone donino il proprio cervello, solo così potremo sviluppare medicine migliori per malattie come Alzheimer o Parkinson”.

Policlinico di Catania: docente ricatta sessualmente studentesse universitarie

Ci troviamo al Policlinico di Catania, dove un insegnante di 58 anni è stato sospeso dalla sua professione medica su disposizione del GIP poiché accusato di ricatti sessuali nei confronti di alcune studentesse universitarie. Sarebbero sette le ragazze costrette a subire violenza sessuale da parte dell’uomo, violenza iniziate nel 2010 e durate fino al 2014, quando l’uomo in questione è diventato coordinatore del corso “Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare”.

Le studentesse hanno deciso di denunciare l’accaduto. Secondo quanto dichiarato dalle giovanissime, il docente avrebbe sfruttato la sua posizione per obbligare le ragazze a regalargli delle particolari attenzioni sessuali. In caso contrario, ci sarebbero state delle ripercussioni negative nei confronti della loro carriera universitaria. La misura cautelare interdittiva è stata fatta dai carabinieri della procura di Catania; quest’ultima avrebbe fatto richiesta per gli arresti domiciliari.