“Io, benzinaio onesto, vi racconto come vi truffano quando andate a fare benzina”

Si chiama Giuseppe Effendi ed è il gestore di un distributore Shell di Azzano san Paolo (Bergamo). Ha preso coraggio e ha raccontato la sua esperienza: “Sono un benzinaio onesto: il prezzo esposto al mio distributore è troppo alto e lo vorrei abbassare, ma me lo impediscono. So benissimo che sono fuori mercato. Purtroppo, però, non posso: sono questi quelli che mi hanno imposto, io non ho il potere di togliere nemmeno un centesimo. Perché tutto questo? Per colpa della mia voglia di lottare, di non arrendermi di fronte alla prepotenza di chi rifornisce me e i miei colleghi. Nel 2006 la Shell mi ha proposto di rinnovare l’accordo facendomi una proposta ridicola… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE[nextpage title=””]

2 centesimi di guadagno su ogni litro venduto, con le spese di gestione dell’impianto interamente a mio carico. Un’offerta che giudico letteralmente vessatoria in confronto al contratto attuale che prevede al sottoscritto un guadagno di quasi 5 centesimi per ogni litro di carburante venduto e alla compagnia petrolifera (che di fatto è proprietaria quanto me del distributore) una parte delle spese di gestione dell’impianto”. Nel 2006 Effendi ha quindi rifiutato di rinnovare il contratto: “Se l’avessi fatto ora sarei già fallito da molto tempo, come successo a diversi miei colleghi. Ma quel rifiuto non mi ha portato tanti benefici, anzi: da quel giorno la Shell ha iniziato a farmi la guerra rifiutandosi di fare manutenzione al mio distributore e imponendomi… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE[nextpage title=”Incatenato per protesta”]

un prezzo del carburante sempre più più alto e sempre più fuori mercato. E oggi, gennaio 2015, io sono costretto a vendere la benzina a 1,632 euro e il diesel a 1,562, quasi 30 centesimi in più della concorrenza. I miei clienti storici cercano di darmi una mano e a volte fanno il rifornimento da me per farmi un favore, ma ormai in questi ultimi 8 anni ho perso quasi il 70% del fatturato”. Negli ultimi mesi, Giuseppe si è anche incatenato per protesta: “Sono stato anche ricevuto e ho potuto parlare, ma in cambio mi sono sentito dire che cercheranno di fare qualcosa. Finora, però… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE[nextpage title=””]

ho ricevuto solo parole e zero fatti. Come dai sindacati, che non si sono mai veramente mossi per aiutarmi in maniera concreta, come avrebbero dovuto”. Il suo distributore è ora nella rete della Q8: “Ma non è cambiato niente di niente. I nuovi gestori danno la colpa ai vecchi e io rimango nella stessa situazione da anni. Ma non mollo e grazie all’officina di mio papà riesco a tirare avanti. Ho intenzione di continuare la mia battaglia: questo distributore lo gestisce la mia famiglia dal 1993, non lascerò che la prepotenza delle multinazionali rovini tutto quello che abbiamo costruito in più di vent’anni”.