Si torna a parlare di Angela Celentano, la bambina scomparsa dal Monte Faito. Oggi la famiglia a lanciare un nuovo appello per ritrovare la figlia sparita nel 1996. Al programma “Chi l’ha visto” si rivolgono Maria e Catello Celentano, convinti che la loro bambina sia Celeste Ruiz, la ragazza messicana che nel 2010 affermò di essere Angela, dopo essersi messa in contatto con i suoi presunti genitori. Ma anche di lei nel 2011 si perderanno completamente le tracce. Con l’intento di avere qualche notizia su di lei le autorità messicane hanno promesso una ricompensa di tre milioni di pesos (150 mila euro) per chi fornirà informazioni utili a rintracciarla. Nel mentre i genitori di Angela ripetono: “Chiediamo alle autorità e ai media messicani di diffondere la fotografia di Celeste perché siamo convinti che quella ragazza sia nostra figlia” il loro avvocato, presente in studio, a far notare un questione importante: “Il fatto che nessuno abbia dato indicazioni utili agli investigatori e reclamato la ricompensa ci induce a pensare che l’immagine non sia stata sufficientemente pubblicizzata. Rinnovo il mio appello al ministro Orlando: quello scatto…
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è di cruciale importanza per le indagini e deve essere veicolato insistentemente dai media messicani”. La tesi sembra essere coerente con la testimonianza data, circa 21 anni fa, da una donna romana, che aveva portato gli inquirenti in Messico. Durante l’avvistamento la bambina viene chiamata con il nome di “Angelita”, come affermava la stessa donna: “Era lei, la piccola scomparsa di cui parlavano tutti. Quell’uomo la chiamava Angelita! Voleva che la seguisse e se la portò via. Quindi avevo ragione…”. Questo il racconto della testimone: “Doveva essere settembre, a Roma faceva ancora caldo. Il caso – spiega – era successo da poco, quell’estate o la precedente. Il viso della piccola sorridente era sempre in tv e sui giornali. Ero sull’autobus che ancora porta dalla Casilina alla…
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Tuscolana, il 558, e d’un tratto li vidi. Lui, un giovane straniero, trasandato, un po’ scuro di pelle, alto circa 1 metro e 75, era in piedi tenendosi al corrimano, mentre la bambina, abito traforato e sandaletti bianchi, capelli scuri sulle spalle, era seduta, imbronciata. Scesero sul viale che costeggia l’aeroporto di Centocelle, dove c’era il campo zingari. Osservai la scena per bene. La porta si stava aprendo e lei non voleva seguirlo. L’uomo insisteva strillandole ‘Angelita, vamos!’, fino a che la prese per una mano strattonandola e se la portò via”. Poi quel collegamento con la scomparsa della bambina sul monte Faito: “La somiglianza era forte e mi colpì la diversa estrazione, non…
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potevano essere padre e figlia”. Poi la telefonata alla polizia: “Due poliziotti del commissariato di Centocelle la mattina dopo vennero a trovarmi nell’istituto di formazione dove frequentavo un corso di informatica, in via Alessandro Della Seta, per mostrarmi la foto. L’immagine era scura, su un foglio bianco, tipo fax, ma la riconobbi. Ribadii più volte che l’uomo parlava spagnolo: avevo fatto il linguistico e gli accenti li riconoscevo bene”. Infine la donna si mette nuovamente a disposizione degli inquirenti: “La mia telefonata di allora immagino sia stata registrata e sono pronta a presentarmi di nuovo alla polizia per deporre, certo”.