Nesli si è lasciato andare a una pesante confessione in un’intervista rilasciata per Vanity Fair, dove ha prettamente parlato dell’ex “fratello” di Fabri Fibra. Oggi, il giovane rapper rivela di essere riuscito a odiare il tanto amato collega, poiché nel corso degli anni si è rivelato una persona ingrata e senza scrupoli. Ecco cos’è successo:
[nextpage title=”Nesli e Fibra: l’inizio della fine”]
“Avevo 16 anni, ero un teppistello, e un giorno in scooter con dei miei amici mi sono ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il posto era la campagna di provincia, intorno a Senigallia. Il momento era avere una Calibro 22 in mano e non saperla maneggiare. Esplode un colpo. Prende in pieno un mio amico. La pallottola diventa una biglia, il suo corpo un ipper: da sotto l’ascella va al torace, passa in una costola, buca un polmone e il rene, s’inla nella vescica. Quel ragazzo rischia di morire, sta un mese e mezzo in ospedale, si salva. Finisco sotto processo, nessuna conseguenza, era stato un incidente. Mia mamma mi dice: ‘Stattene un po’ buono, vai in garage con tuo fratello”.
[nextpage title=”La clamorosa confessione di Nesli”]
Nesli prosegue dicendo: “All’epoca lui faceva freestyle con un dj. Stare lì a guardare mi annoiava. Allora prendo in mano il microfono, e comincio anche io. Prendiamo treni, suoniamo nei locali. Poi Fabri decide di partire per l’Inghilterra: la musica era un hobby, meglio imparare l’inglese. Così tiro su uno studio, mi faccio insegnare come si fa. Ci chiama la Universal. Siamo in due. Poi qualcosa inizia a non andare. Per loro ero un accessorio, l’eterno secondo. Eppure, se non fosse stato per me, Fabri Fibra starebbe ancora a montare i tappi alle penne in Inghilterra. Sono stato io a creare gli album Ego e Home. Io a inventarmi il suono di Mr. Simpatia. I suoi primi successi. Quando lui torna da Londra per registrare, iniziamo a guardarci diversi, la bolla scoppia, e capiamo che stiamo combattendo una guerra su due fronti: lui su quelle basi musicali sparava a zero con un gusto morboso e una cattiveria gratuita, io ambivo al positivo, al lato buono che c’è, a costruire una carriera sana da professionisti, non sulla pelle dei cadaveri. Un parente che fa la tua stessa cosa con la stessa etichetta, se funziona, è un problema”.
[nextpage title=”La disperazione della madre”]
Nesli parla anche della madre, ormai rassegnata: “Ormai si è abituata e ha rinunciato al sogno di una riconciliazione, di un Natale tutti insieme. Vive anche lei nell’assenza di Fabri. Mio padre ha quasi 90 anni. Ho avuto questa visione: noi, al suo funerale. Succederà lì. Sarà quel giorno a chiudere i conti. Li pagheremo tutti. Capiremo che non è vero che c’è sempre tempo”. CONTINUA A LEGGERE