Ansia e angoscia per Sebastian...

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Tutti i giorni stavamo, io durante la settimana e Christopher nel week end, 2 o 3 ore al giorno a contatto pelle a pelle con il nostro bambino. Avevano ragione, è una cosa miracolosa, ma credo più per me che per il bambino. Sentirlo così vicino mi faceva sentire utile, sembrava che ogni cosa fosse tornata al suo posto, in quei momenti mi sentivo una mamma.

Sebastian cresceva lentamente, ogni giorno era un passo verso l’uscita, sembrava andasse tutto bene ma poi arrivò la prima infezione, poi non cresceva di peso, poi la seconda infezione, poi un’intervento per la chiusura del dotto di Botallo (una cardiopatia congenita). Quante parole nuove che imparammo, ci si aprì un mondo.

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E poi, dopo 77 giorni, un pomeriggio arrivai in reparto e non trovai l’incubatrice, al suo posto c’era un magnifico lettino… e non fu tutto. Sebastian respira da solo! Quante cose in un solo giorno!

Tutto andava per il meglio.. ma quando cominciai a credere che ci stavamo avvicinando alla porta arrivò la mazzata finale. Durante la visita con la neuropsichiatra, questa ci chiese di poter prelevare un campione di sangue da poter spedire a Milano per fare una mappatura genetica del dna del bambino. Ci disse che era solo una sicurezza in più, ma tra le righe capimmo che sospettava che Sebastian potesse avere una qualche sindrome, perlopiù sospettava la sindrome di Down.

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