Il 12 maggio scorso, Nadia Liperoti, 34enne di Crotone, era andata in ospedale per partorire il suo primo figlio, Gabriel. Il bambino nasce però morto, un dramma con molti punti interrogativi raccontati dalla stessa Nadia: “Ho iniziato ad avere delle perdite. Forse si trattava di liquido amniotico, ma i medici non se ne sono accorti, minimizzavano. Il 6 maggio 2016 ho informato i dottori di queste strane perdite, a volte molto abbondanti. Essendo la mia prima gravidanza, non sapevo se fosse una cosa normale. Loro mi hanno detto di sì, che non c’era da preoccuparsi. Ma lo stesso pomeriggio, ho notato delle…
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perdite di sangue. Allarmata, ho chiamato subito il mio ginecologo, che peraltro lavora anche all’ospedale di Crotone. Il medico mi ha detto di stare tranquilla. Il giorno seguente è successa la stessa cosa. Sempre più preoccupata, il 10 maggio sono stata visitata da un altro ginecologo. Sono andata da lui perché il mio era di riposo. Questo medico mi ha consigliato un ricovero, sostenendo però che non fosse urgente. Ho deciso di andare in ospedale, dove è iniziato il mio calvario”.
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Continuano a rassicurarla, fino al giorno del parto: “Ho deciso di rivolgermi ad altri medici all’interno della stessa clinica e questi sono letteralmente caduti dalle nuvole. Non sapevano niente della mia situazione. Sulla cartella clinica non c’era scritto nulla. Tuttavia, anche per loro non era ancora arrivato il momento di partorire. Ciononostante, tre medici hanno cambiato idea, decidendo di indurre il parto. Due ore più tardi i dolori sono aumentati, salvo poi diminuire di colpo. Mentre ero in stanza, perfino le altre mamme mi dicevano che le perdite che avevo avuto durante l’ultimo periodo di gravidanza non erano normali. Alle 20.45 i medici hanno sentito il cuoricino del mio bimbo. Ed è stato in quel momento che si sono accorti che qualcosa non andava. La cosa incredibile è che hanno ipotizzato che fossero i macchinari! Vi rendete conto? All’improvviso mi hanno comunicato che sarei stata sottoposta a un parto cesareo d’urgenza e mi hanno portata in sala operatoria”.
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Poi il dramma: “Durante l’intervento chiedevo in continuazione notizie del mio bambino, poiché non lo avevo sentito piangere durante il parto. Mi veniva risposto che era tutto a posto, che il piccolo era stato portato subito via perché non respirava bene. E invece era già morto. Sapete una cosa? Ancora adesso non so se mio figlio sia nato morto o se il suo cuoricino abbia smesso di battere successivamente. Forse poteva essere salvato se fosse stato rianimato subito. E invece si è perso tempo prezioso per trasferirlo in un altro reparto”.