Massimo, padre di famiglia pugnalato cinque volte mentre si guadagna da vivere. Poi accade l’assurdo

Onesto lavoratore e padre di famiglia, Massimo Neiviller, la sera del 7 dicembre scorso è stato vittima di una rapina. Un uomo tedesco, Andreas Krebs, il rapinatore, lo ha aggredito e colpito con tre coltellate che hanno purtroppo raggiunto il pancreas, il fegato e il cuore. L’uomo ha agito a volto scoperto, dato che conosceva la vittima, ha approfittato della sua fiducia per poi accoltellarlo e rapinarlo. I’aggressore aveva infatti lavorato per Massimo. Che, nonostante operato d’urgenza, dopo cinque giorni di agonia è morto. Arrestato il suo assassino è stato accusato di omicidio aggravato dalla rapina. Purtroppo, solo dopo un mese di detenzione è stato mandato agli arresto domiciliari. Fatto che ha….

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indignato la famiglia di Massimo, la quale ha denunciato la vicenda a gran voce soprattutto sul web. Creando una pagina Facebook in suo nome “Difendiamo Massimo” con il seguente messaggio “Amici di Facebook vi chiedo aiuto, vi chiedo di far girare questa notizia. Adesso vi spiego di cosa sto parlando e perché ho tutta questa rabbia. Massimo era un ragazzo di 46 anni ucciso per pochi spicci, nella notte dell’immacolata, un giorno di festa per tutti, ma non per la famiglia di massimo. È stato accoltellato alle spalle sul posto di lavoro. Massimo aveva una pompa di benzina. Perché ho creato questo gruppo? Perché vi sto raccontando queste cose? Perché ancora una volta lo stato italiano ci fa capire che non siamo tutelati da nessuna legge, che le leggi le fanno come vogliono loro. L’assassino di Massimo dopo neanche un mese dal suo arresto, ora si trova agli arresti domiciliari. Dov’è la giustizia?”. Parte anche un appello a Roberto Saviano, nella speranza che il famoso scrittore possa dare voce a questa vicenda: “Oggi ti scrivo per rendere pubblica una tragica vicenda successa a mio cugino Massimo Neiviller residente a Santa Maria Capuavetere. Il 7 dicembre subisce una….

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rapina armata mentre lavora. In ambulanza dichiara e riconosce il suo aggressore che poi viene arrestato. Il 12 dicembre il suo cuore smette di battere al Monaldi di Napoli. Il 12 gennaio l’aggressore omicida viene mandato agli arresti domiciliari. Mio carissimo fratello, mio cugino è stato pugnalato ben 5 volte! Non solo dall’assassino, ma anche dalla cattiva sanità, dal sistema giudiziario e dai mass media che non hanno dedicato neanche un minuto a un fatto di cronaca così grave. Perché?”. Invitiamo a dare solidarietà a questa iniziativa, non solo per l’ingiustizia subita da Massimo, ma per la nostra stessa tutela. “Difendiamo Massimo” (come le molte altre iniziative in merito) non deve essere solo un grido di famigliari e parenti rivolto a una giustizia che non c’è stata in un singolo caso. Ma una voce unisona di un paese, stanco di assistere inerme ogni giorno e ad ogni occasione alla propria incompetenza, anche in ambito giudiziario. Una lotta intrapresa da chiunque vorrebbe vedere sentenze reali e commisurate ai reati commessi. Perché, un domani, potreste essere voi a chiedere di avere una giustizia che di fatto non vi sarà concessa.

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