Quando l’hanno trovata le forze dell’ordine, in preda al panico, con dei segni di morsi addosso e i vestiti strappati di dosso, hanno capito subito che fosse accaduto qualcosa di gravissimo. Una violenza inaudita, che si sarebbe potuta evitare. Già, perché Govand Mekail, 26enne iracheno rifugiato in Italia con asilo politico, era conosciuto alle forze dell’ordine per rapina impropria e maltrattamenti in famiglia. Nonostante questo, però, gli è stato concesso di fare ancora danni, visto quello che è accaduto a Trieste. Il ragazzo ha finto di sentirsi male, attirando così a sé le attenzione di una ragazza di 17 anni italiana, che ingenuamente avrebbe voluto solo dargli una mano. Lui, dopo…
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aver recitato la parte della persona in difficoltà, ha fatto in modo di portarla in una zona lontano da occhi indiscreti e l’ha aggredita, rubandole tutto, facendole bere a forza del whisky e violentandola ripetutamente. Una volta terminato, se n’è andato e la ragazza sotto choc è scappata. L’ha ritrovata la polizia, che poco dopo è riuscita anche a trovare l’aggressore. Che ora è tornato di nuovo in prigione. Chissà se stavolta ci rimarrà o sarà messo nelle condizioni di continuare a fare cose del genere… Intanto ecco il commentato dell’accaduto da part del presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani:
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“La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese. In casi come questi riesco a capire il senso di rigetto che si può provare verso individui che commettono crimini così sordidi. Sono convinta che l’obbligo dell’accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono prevedere l’espulsione dal nostro Paese, ovviamente dopo assolta la pena. Se c’è un problema di legislazione carente in merito bisogna rimediare”.