Quattro arresti a Brindisi, tutti legati al “caporalato”. Davvero da incubo lo scenario emerso dalle ultime indagini che hanno portato in carcere 4 persone per “concorso in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravati”. Tutto nasce da una denuncia di un bracciante nei confronti di due coniugi, organizzatori del reclutamento illegale di mano d’opera.
Tra le varie condizioni abominevoli di…
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lavoro di 15 braccianti sotto servizio (12 italiane, 2 romene e una ecuadoriana) si evince una la normativa su orario di lavoro e risposi settimanali era calpestata, con straordinari e festività non pagati. Il bagno poteva essere usato solo con il permesso della coppia e poi l’obbligo di dover corrispondere ai caporali 8 euro al giorno, ancor prima di ricevere la paga, con la minaccia di non riceverla. Anziché percepire i dovuti 55 euro giornalieri (con 8 ore di lavoro), poi, gli veniva dati 38.
La denuncia ha portato alle indagini, da cui sono emerse anche delle conversazioni telefoniche di questo tipo:
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Bracciante: “Non so, ditemi voi. Devo scendere con l’agenzia o devo scendere con voi”,
Caporali: “Con l’agenzia lavori un mese, con noi lavori sei mesi, otto mesi. Quindi dipende da cosa vuoi fare! Se vuoi lavorare un mese…altrimenti ti conviene venire con noi! Secondo me ti conviene, perché con noi alla fine lavori, se sa comunque il lavoro, no? Con loro lavori un bum, sino a fine mese, fino a giugno”.
Bracciante: “Ok, allora vado all’agenzia e tolgo il contratto”.
Caporale: “Esatto, sì”.
Poi, altre molto più agghiaccianti, in cui emerge il ruolo della donna secondo queste persone:
“Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”
“Femmine, mule e capre, tutte con la stessa testa”.