“La peggiore malattia del mondo sta tornando, peggio di prima. Ecco quanti ne ha colpiti ora. E chi”

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità sull’Hiv non sono rassicuranti. Il 2015 sembrava aver segnato un leggero calo di casi rilevati, ma in seguito a quelli segnalati in ritardo le nuove diagnosi di infezione sono stabilmente tra le 3500 e le 4000. “riscontrate però in oltre il 30% dei casi in persone che avevano già sintomi” ha spiegato il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano Osp. Sacco e Vicepresidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, “Quindi quasi sempre in persone che si erano infettate molto tempo prima. Sono in incremento, invece, in tutta Europa le diagnosi tra giovani maschi che fanno sesso con maschi. Terminata, si spera senza riprese in futuro, la fase in cui il grosso delle infezioni veniva dallo scambio di siringa tra ….

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tossicodipendenti, l’infezione continua diffondersi mediante rapporti sessuali. Le cosiddette popolazioni chiave, che per fragilità e criticità nelle condizioni di vita sono più soggette ad infettarsi e a trasmettere l’infezione, rappresentano una possibile fonte per il permanere della trasmissione di HIV nel paese. Particolarmente meritevole d’attenzione la situazione riguardante i sex workers e dei loro clienti, difficili da raggiungere con programmi di prevenzione”. La cura definitiva, nonostante i grandi passi avanti fatti dalla scienza in questi anni, ancora non esiste. “Allo stato attuale, nonostante siano tanti i gruppi di ricerca al lavoro sul …
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vaccino, siamo ben lontani dalla rapida soluzione del problema”, ha sottolineato ancora il Prof. Galli “Non si prevede, quindi, un vaccino risolutivo nel breve termine. Questo significa che l’unico modo per prevenire le infezioni rimane l’attenzione nei comportamenti e l’uso del preservativo nei rapporti occasionali. Insufficiente, a tal proposito, l’apporto istituzionale e dei media. Al momento c’è la percezione, totalmente errata, secondo cui dall’AIDS si guarisce. Invece va ribadito che la cura ferma il virus ma non lo elimina e, con gli strumenti attuali, deve durare tutta la vita”. “Delle 85mila persone in cura con i farmaci antiretrovirali”, conclude il …
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Vicepresidente SIMIT “più di tre su quattro sono regolarmente occupate. Quasi la metà ha più di 50 anni. Esistono anche persone più fragili ed emarginate, ma tutti sono cittadini con una malattia cronica, che hanno diritto all’attenzione, e non meritano in alcun modo lo stigma, mai giustificabile né ora, né prima, di cui ancora sono vittime. Ricordo infine che una persona in terapia con il virus bloccato non è più contagiante. Un buon motivo perché emerga il sommerso, stimato in Italia attorno alle quindicimila persone. Fare il test, avere una diagnosi precoce, serve ai singoli e alla società”.

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