La madre chiede all’insegnante di sua figlia di tirarle la spallina del reggiseno. Ecco perché!

Non si sa dove sia successa con precisione questa storia, ma il racconto che questa madre ha pubblicato su Facebook ha fatto ormai il giro del web. Ve lo riportiamo integralmente qui di seguito:

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“Sono infermiera in un pronto soccorso. Non siamo autorizzati a portare in reparto il cellulare, in genere lo lasciamo nel nostro armadietto. Arriva una chiamata per me al centralino da un numero privato.

Voce al telefono: “Sono il signor Smith dalla scuola superiore St. Mary. C’è stato un incidente che ha coinvolto sua figlia, abbiamo bisogno che lei venga qui”.

Io: “È malata o si è fatta male? Potete aspettare fino a quando il mio turno sarà finito, tra due ore?”.

Voce al telefono: “Sua figlia ha picchiato un altro studente. Stiamo provando a chiamarla da 45 minuti. È urgente”.

Quando sono arrivata a scuola, mi hanno ricevuto nell’ufficio del preside. Ho visto mia figlia, un insegnante (uomo), una consulente (donna), il preside, un ragazzo con il naso sanguinante e la faccia rossa e i suoi genitori.

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Preside: “Salve, che gentile ad essere FINALMENTE con noi!”.

Io: “Sì, il pronto soccorso era molto affollato. Ho passato l’ultima ora a mettere più di 40 punti a un bambino di sette anni che è stato colpito dalla madre con un mestolo di metallo e poi ho dovuto parlare con la polizia. Scusate per l’attesa”.

Il preside mi ha spiegato quello che era successo: il ragazzo aveva tirato il reggiseno a mia figlia e lei aveva reagito colpendolo due volte in viso. Ho subito avuto l’impressione che fossero tutti più arrabbiati con mia figlia che con il compagno.

Io: “Quindi volete sapere se voglio sporgere denuncia per molestie sessuali contro di lui e denunciare la scuola per averglielo fatto fare”.

Ho visto che si sono tutti agitati quando hanno sentito pronunciare molestie sessuali e hanno iniziato a parlare all’unisono.

Insegnante: “Non credo sia così serio”.

Consulente: “Non esageriamo”.

Preside: “Credo che non abbia capito come sono andate le cose”.

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La madre del ragazzo ha iniziato a piangere. Mi sono quindi rivolta a mia figlia per saper come fossero andate le cose.

Mia figlia: “Continuava a tirarmi il reggiseno. Gli ho chiesto di smetterla, ma non lo ha fatto. L’ho detto all’insegnante e lui mi ha siggerito di ignorarlo. Ma poi lo ha fatto di nuovo e mi ha slacciato il reggiseno. L’ho colpito e ha smesso”.

Mi sono rivolta all’insegnante.

Io: “Quindi è lei che glielo ha lasciato fare? Perché non lo ha fermato? Perché non viene qui e mi fa toccare la lampo dei suoi pantaloni?”.

Insegnante: “Cosa?!”.

Io: “Le sembra inappropriato? Perché non si avvicina alla consulente e le tocca il reggiseno o alla madre di questo ragazzo. O a me. O persino a mia figlia. Pensa che solo perché sono dei ragazzi vada bene?”.

Preside: “Con tutto il rispetto, ma sua figlia ha colpito un compagno”.

Io: “No. Mia figlia si è difesa da una molestia sessuale perpetrata da un altro studente. Guardateli: lui è una spanna più alto e due volte più grosso. Quante volte avrebbe ancora dovuto permettergli di toccarla? Se la persona che doveva aiutarla e proteggerla in classe non lo ha fatto, cosa doveva aspettare mia figlia? Che le distruggesse il reggiseno?”.

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La madre del ragazzo stava ancora piangendo mentre il padre aveva uno sguardo misto di fastidio e imbarazzo. L’insegnante neanche mi guardava in faccia. Mi sono quindi rivolta al preside.

Io: “Riporto a casa mia figlia, e spero che il ragazzo abbia imparato la lezione. Mi auguro che niente del genere succeda ancora, non solo a mia figlia, ma a qualsiasi altra ragazza della scuola. Preside, lei non avrebbe fatto fare niente del genere a un membro del suo staff, perché invece pensa sia appropriato che lo faccia un ragazzino di 15 anni? Riporterò il caso a chi di dovere. E se tu – *guardando il ragazzo*- ti azzarderai ANCORA a toccare mia figlia ti farò ARRESTARE per molestie sessuali. Capito?”.

Ero così arrabbiata, ho preso le cose di mia figlia e l’ho portata via. Ho riportato il caso al consiglio della scuola, conosco molti di loro dalla chiesa (perché è una scuola cattolica) e sono stata rassicurata sul fatto che se ne sarebbero occupati. Mia figlia è stata spostata di classe per quella materia, lontana da insegnante e compagno”.

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