Prima di parlare, alcuni politici dovrebbero contare fino a 10 se non vogliono rischiare di avere delle critiche. È un coniglio che dovrebbe seguire in particolare Giuliano Poletti,, ministro responsabile del Welfare nel governo Gentiloni, che ha commentato a Fano il dato sconcertante ai centomila ragazzi italiani in fuga dal nostro bellissimo paese. Le sue parole sono diventate immediatamente virali. Ecco cosa ha detto senza peli sulla lingue: CLICCA SUL PUNTO 2 PER CONTINUARE A LEGGERE
[nextpage title=”Le parole del ministro tempestate da critiche “]
“Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Non contento delle belle parole, ha aggiunto: “Intanto bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui, sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi”. Ma quello che shocca di più è scuramente la conclusione di questo discorso.
“Detto questo, è bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. E’ un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”. CLICCA SUL PUNTO 3 PER CONTINUARE A LEGGERE
[nextpage title=”Poletti cerca di rimediare”]
Ovviamente, dopo tali conclusioni sono arrivate valanghe di critiche da ogni sponda politica. Per questo Poletti ha cercato di fare una piccola marcia indietro: “Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità di tornare nel nostro Paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.
Secondo voi è proprio questo quello che intendeva dire? Qualcuno potrebbe avere dei dubbi.
Fonte: direttanews