“Aiutateci, abbiamo paura”: oltre 500 italiani bloccati all’aereoporto

Sono 500 gli italiani rimasti bloccati nell’aeroporto di Istanbul da venerdì scorso, ovviamente molto impauriti. Il resoconto della situazione lo fa Pina Biagini, avvocatessa Toscana, all’agenzia Agi. “Siamo a Istanbul da venerdì, bloccati all’aeroporto come profughi – spiega la donna -. Abbiamo tantissima paura perché voglio solo ricordare che la Turchia è il luogo di attentati e proprio in questo aeroporto, non molto tempo fa, dei terroristi hanno compiuto un massacro di pendolari come noi che aspettavano di poter partire”. A Istanbul sono diverse centinaia i voli cancellati a causa di quella che il sindaco Kadir Topbas ha definito come  “la più grande nevicata degli ultimi sette anni”. Molte persone sono rimaste prigioniere degli scali come ostaggi, come continua a spiegare la signora Biagini “Siamo disperati, qui c’è il caos e l’unica cosa che ti garantiscono è l’albergo per passare la notte”. Ma, per motivi di sicurezza, non ci….

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riconsegnano neanche i bagagli. Ieri siamo dovuti addirittura andare in giro per Istanbul a comprare mutande e calzini. Abbiamo cercato di contattare l’ambasciata, ma ci dicono che non ci sono voli e, quindi, siamo costretti a rimanere qui. Ci siamo informati e per domani non c’è alcun volo disponibile. Siamo in balia di nessuno, con i mitra della polizia addetta alla sicurezza in bella vista e con una paura che ti fa tremare. La nostra unica speranza è che da Roma qualcuno si passi la mano sulla coscienza e ci dia la possibilità di tornare a casa. Vogliamo solo questo”. Anche Lorenzo Calza, altro italiano nella stessa condizione, lancia il suo appello tramite Facebook nel tentativo di avere una soluzione rapida al problema: “Urgente: a tutti i giornalisti in ascolto. Sta scoppiando un casino immenso all’aeroporto di Istanbul. Migliaia di passeggeri accampati da giorni in condizioni disumane, tutto bloccato, decine di voli cancellati. Tanti italiani. C’è anche un mio amico, con bimbe piccole. La situazione è degenerata, sta cominciando a crescere la tensione, scene di violenza. Bisogna rivolgersi alla Farnesina”. Altra testimonianza è riportata via mail a Repubblica da Lorenzo Beni. “Vi scrivo da Gaziantep una cittadina turca sperduta al confine con la Siria, dove io e altri 10 connazionali siamo letteralmente sequestrati contro la…

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nostra volontà da venerdì scorso. Stavamo rientrando dalle Maldive, partiti da Malè venerdì pomeriggio e diretti a Istanbul per poi cambiare aereo e ripartire per Roma. Durante il volo di rientro, a causa del maltempo su Istanbul, ci hanno dirottato e fatto atterrare a Gaziantep. Dopo alcune ore passate all’aeroporto in attesa di notizie ci hanno trasportato, senza darci alcuna informazione, con dei pullman in vari hotel della città. Da quel momento fino ad adesso la situazione non è cambiata”. Il signor Beni scrive anche per lanciare un’accusa precisa: “Noi siamo arrivati a Gaziantep nella notte tra venerdì e sabato e già sabato pomeriggio sono stati fatti imbarcare su voli diretti a Istanbul i passeggeri delle business class di vari voli dirottati sulla città oltre a dei passeggeri che sono riusciti a comprare gli ultimi posti di business rimasti disponibili. Questo ha determinato che alcune persone siano riuscite a raggiungere la loro destinazione definitiva già nella giornata di sabato o domenica, mentre altre persone tra cui anziani invalidi e neonati venissero lasciati in albergo fino ad adesso”. Continuando, “Dalle notizie riferite dal personale dell’albergo, che è l’unico…

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riuscito a prendere contatto con la Turkish Airlines, emerge la volontà della compagnia aerea di decongestionare prima l’aeroporto di Istanbul e successivamente gli aeroporti di periferia.  Ma ciò non corrisponde al vero in quanto voli con alcuni ‘privilegiati’ sono partiti da Gaziantep sia nella giornata di sabato che di domenica. Inoltre basti vedere il sito dell’aeroporto Ataturk per constatare che voli internazionali stanno atterrando regolarmente o con del ritardo”. “Queste osservazioni non è stato possibile comunicarle direttamente alla compagnia area in quanto il numero del call center è perennemente occupato. Dato che la situazione sta diventando insostenibile abbiamo chiesto alla nostra ambasciata di intervenire e gestire direttamente questa emergenza affinché possa essere garantito anche a noi dopo 4 giorni la possibilità di tornare in Italia. A ciò si aggiunge la preoccupazione, nostra e dei nostri familiari, per il luogo in cui ci troviamo. siamo a 10 km dal confine siriano. Ieri un’autobomba a 40 km da qui a causato più di 60 morti”.

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