Ormai vige una sorta di malessere generale di molte categorie di lavoratori, che non si sentono tutelate dai loro rappresentati ai ministeri. Onesti lavoratori, imprenditori che devono ogni giorno lottare con una legislazione lenta, che non interviene tempestivamente là dove deve intervenire, e che il più delle volte risulta essere più un ostacolo che un vero supporto. Così svolgere la propria professione, a cui si è dedicata una vita, può diventare avvilente e mantenere la propria famiglia oltremodo difficile. Esistenze messe a dura prova e in pericolo dall’incompetenza di persone che forse, dall’alto del loro olimpo, hanno dimenticato cosa voglia dire vivere, oggi, la vita di tutti i giorni. Come la cronaca racconta : Ecco l’estratto di una lettera di Elsa Frogioni, inviata al “Quotidiano Sanità” qualche giorno fa. “Gentile Ministro Beatrice Lorenzin, sono una infermiera di 57 anni che lavora nel blocco operatorio di un ospedale dell’ASUR Marche. Le scrivo per porre alla Sua attenzione l’increscioso caso che coinvolge nello specifico un collega infermiere dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona. Il mio personale interesse è palesato dalle medesime condizioni di lavoro che ci affliggono e forte preoccupazione dell’influenza negativa che queste esercitano sulla salute dei sanitari. In breve, il collega 60enne, prossimo alla pensione, con uno stato di servizio esemplare, assegnato presso il blocco operatorio dell’AOU di Ancona, il prossimo 16 febbraio si presenterà in commissione disciplinare. Dovrà rispondere e discolparsi per aver tutelato la sua salute e quella degli assistiti…. CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE[nextpage title=”Diritto di riposo”]
Il fatto contestato dall’azienda riguarda il diritto al riposo. Il collega dopo aver espletato un turno regolare di mattino di ore 6,30, era in pronta disponibilità nel turno notturno ed è stato richiamato in sala operatoria in urgenza, dalla mezzanotte sino alle ore 8 del giorno seguente, ha lavorato 14 ore su 24. Avrebbe dovuto, secondo disposizione turnistica, prendere nuovamente servizio per il turno pomeridiano, dalle ore 13,37 fino alle 20,10, ma, essendo comprensibilmente stanco, prima di lasciare il servizio, ha richiesto e segnalato per iscritto al coordinatore di avere la necessità di riposare e di non essere in grado di lavorare quel giorno nel turno pomeridiano. Al di là di ogni logica e rispetto di parametri di sicurezza, qualità assistenziale e non ultima, anche se mai stimata e tutelata, la salute del lavoratore, l’azienda ha deciso di considerare questa necessità di riposo come “inosservanza alle disposizioni di servizio, rilevante ai fini disciplinari.”. Noi operatori sanitari siamo basiti e indignati di questo atteggiamento e ci appelliamo al Ministro della Salute, alla donna e come utente dei Servizi Sanitari pubblici, di conoscere il suo parere in merito alla incresciosa situazione descritta, sperando nel suo sostegno. E’ nostro il dovere di garantire al cittadino l’esito delle prestazioni sanitarie, ma in quali condizioni?…. CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE[nextpage title=”Inail”]
I nostri carichi di lavoro sono accresciuti, i nostri diritti sottratti. Donne operatrici sanitarie che a causa del proprio lavoro (fonte INAIL), in questi anni stanno sviluppando malattie e infortuni sul lavoro e molteplici evidenze scientifiche lo attestano. Oggi gli operatori sanitari che lavorano nei Blocchi Operatori cumulano mediamente circa 180-200 ore/anno di straordinario lavorato in pronta disponibilità attiva. Significa che di frequente lavoriamo di notte e durante le festività, con programmazioni turnistiche che non ci consentono di riposare a sufficienza ne di avere una vita privata e familiare normale. Le nostre Dirigenze Sanitarie, sono orientate a interpretare leggi nazionali europee e contrattuali, secondo dettami convenienti a soddisfare esigenze economiche e formali adempimenti istituzionali. Quanto descritto è una minima parte della situazione del degrado del lavoro dei sanitari, che incidono ancor più gravemente sulla salute delle donne e nella gestione della nostra vita personale e familiare. In occasione del caso Nola, ci ha definiti “Eroi quotidiani che fanno il loro lavoro e la loro missione.”. Ora, nell’attuale circostanza, i sanitari fino a che punto devono spingere il proprio sacrificio e abnegazione alle disposizioni di servizio? La storia troppo spesso consegna agli eroi una tragica fine.”.