Michele, non trova più lavoro e si toglie la vita. La sua lettera di addio lascia senza fiato….

Michele, un giovane ragazzo friulano, uno dei tanti che soffriva per la mancanza di lavoro e di riconoscimenti, in questa società arida di opportunità nella quale molti giovani si ritrovano soli e abbandonati a se stessi. Nessuna via d’uscita, nessuna possibilità di identificare veramente un obiettivo, un futuro, un qualsiasi cosa che ti tenga legato a una vita che sembra non voler più concedere nulla. E il futuro diventa buio, diventa una sfida quotidiana che non ti vede mai vincente, e alla fine non riesci neanche più a permetterti un sorriso. Ecco cosa racconta la lettera di questo trentaduenne di Udine , costretto a vivere il profondo disagio di un paese che a causa della sua inefficienza annega nei problemi portandosi dietro…. CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE[nextpage title=”Brava persona”]

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innumerevoli e innocenti vite. “Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte. Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere… CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE PER CONTINUARE A LEGGERE[nextpage title=”Sensibilità”]

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messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione. Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito”. Una vita persa, una responsabilità che non si prenderà nessuno e che presto cadrà nel dimenticatoio insieme alle molte altre persone che hanno deciso di arrendersi di fronte a una situazione estremamente avversa. Una vergogna che dovrebbe essere scritta nella faccia di chi è preposto alla soluzione di questi problemi e che invece non toccherà nessuno. Una vita persa che poteva essere salvata.

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