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“Figlio mio,
se stai leggendo questa lettera, vuol dire che sono già morto. Mi dispiace non averti detto la verità, ma non volevo vederti piangere. È stata una mia decisione. Penso che chi ha a che fare con la morte si possa permettere di essere un po’ egoista. Ci sono così tante cose che vorrei farti vedere e tante cose che adesso non capiresti. Ecco perché ho scritto queste lettere.
Per favore, aprile nel periodo indicato sulle buste, va bene? È il nostro accordo. Prenditi cura di mamma. Sei tu adesso l’uomo di casa.
Con amore,
il tuo papà.
P.S. Non ci sono lettere per la mamma, lei ha avuto la macchina”.
“Quando avrai una grossa lite con la mamma”
“Parlale e chiedile perdono. Non so chi abbia iniziato e chi abbia ragione, ma conosco tua madre. Parlale e chiedile scusa. Questa è l’unica cosa che puoi fare.
È tua madre e ti ama più di ogni altra cosa al mondo. Lo sai che ti ha fatto venire al mondo senza alcuna anestesia perché qualcuno le aveva detto che sarebbe stato meglio per te? Ti serve qualche altra prova del suo amore?
Chiedile scusa e ti perdonerà.
Ti amo.
Il tuo papà”.
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