6 motivi per abbandonare l’euro e tornare alla lira

L’eventualità di un ritorno dell’Italia alla vecchia amata Lira spaventa economisti, finanzieri e industriali, divide il mondo della politica ma affascina non poco una fetta tutt’altro che minoritaria dell’opinione pubblica: non c’è sondaggio che possa smentire la forte simpatia riscossa da diversi anni a questa parte dalla “pazza idea” di un addio immediato all’Euro, visto come una sorta di arma di dominio sui Paesi meno ricchi dell’Unione. Insomma, è opinione diffusa che i beneficidell’integrazione comunitaria siano andati tutti altrove e in particolare verso la superpotenza tedesca… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 2 DELL’INDICE

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[nextpage title=”Quali effetti?”]
Ma quali effetti ci sarebbero sul sistema economico italiano? Sicuramente l’adozione di una moneta più “debole” di quella precedente e svalutata nell’ordine almeno del 20-30% favorirebbe la domanda interna, innescando una spirale positiva a livello di consumi, produzione e competitività dell’intero Paese fiaccato da un decennio nero di crisi strutturale (e ancora in pieno corso)… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 3 DELL’INDICE

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[nextpage title=”Esportazioni”]
Le esportazioni, proprio in virtù del cambio di valuta, tornerebbero in tempi piuttosto brevi a salire considerato che prima dell’ingresso effettivo in Europa le piccole e medie aziende sulle quali si fonda il cuore dell’economia nazionale vantavano un volume di affari con l’estero invidiabile, al contrario di quanto verificatosi in seguito all’adozione della moneta unica continentale… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 4 DELL’INDICE
[nextpage title=”Occupazione”]
Sul fronte occupazionale, i risvolti molto probabilmente non sarebbero affatto negativi: la ripresa industriale determinata dal nuovo scenario creerebbe migliaia di posti di lavoro complice l’automatico stop alla delocalizzazione delle imprese (fenomeno inarrestabile sotto l’attuale regime politico-monetario)… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 5 DELL’INDICE
[nextpage title=”Inflazione”]
Chi l’ha detto che la possibile, anzi probabile impennata verso l’alto del tasso di inflazione, sia un dramma per i normali cittadini? Tale indice si lega indirettamente alla vitalità del sistema-Paese, nel senso che più si lavora e si spende e più i prezzi tendono ad aumentare in proporzione: e sarebbe una benedizione la crescita dell’occupazione e dei consumi dopo anni di spirale recessiva! PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 6 DELL’INDICE
[nextpage title=”Redditi”]

Altra questione fondamentale, il livello dei redditi e degli investimenti: se l’UE impone coi suoi trattati (da Maastricht in poi) una continua riduzione della spesa pubblica e il contenimento dei salari, tornando alla sovranità piena e cioè al controllo nazionale della leva economica, politica e monetaria si potrebbe recuperare parte della ricchezza persa per strada in 20 anni di sacrifici imposti dall’alto a colpi di “lacrime e sangue”… PER CONTINUARE A LEGGERE, CLICCA SUL PUNTO 7 DELL’INDICE
[nextpage title=”Dopo la Brexit”]
La “Brexit” sta dimostrando, a fronte di previsioni nefaste sugli scenari da incubo che secondo gli europeisti più convinti avrebbero atteso il popolo inglese all’indomani dell’addio all’Europa, che una strada alternativa a quella attuale è percorribile per gli Stati membri dell’UE: in caso contrario, il rischio che l’Italia faccia la fine della Grecia (insieme all’altro anello debole dell’Unione, il Portogallo) sembra tutt’altro che da escludere…

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